GIULIA MURONI | L’identità è un genere?

Questo è l’enigmatico interrogativo che accompagna la XXI edizione del Festival delle Colline torinesi.  Ma nel senso che l’identità risiede in un genere? O forse che esiste una corrispondenza univoca tra genere e identità? Che lo stesso assunto – opaco – di identità trovi un rispecchiamento nel mutevole e precario concetto di genere?

Per dare linfa alla questione ha senso scomodare Judith Butler, la quale postula una nozione di genere come luogo di crisi e precarietà permanente. La presa di coscienza della precarietà della vita coincide con l’assunzione che il potere di condurre un’esistenza sia determinato da fattori esterni al soggetto, ma soprattutto la precarietà denota la condizione umana nella misura in cui affonda le proprie radici nello statuto di soggetto debole, che si costituisce soltanto in relazione agli altri. Tale necessità di interdipendenza e relazione di fatto esclude la possibilità di una costruzione identitaria statica che a sua volta trovi un precipuo tradursi in un genere, così come in un sesso.

Se sui perni di precarietà, crisi e trasformabilità si trovano facilmente appigli per descrivere il travaglio del nostro tempo, d’altra parte un interrogativo di questa portata, in questi termini, corre il rischio di apparire ostico. Nelle brevi videointerviste (https://www.facebook.com/festivalcollinetorinesi/videos) in cui vien posto ex abrupto agli artisti accadono infatti reazioni interessanti, significative in più sensi: il sottrarsi di Silvia Calderoni a una modalità che non le pertiene, riconferma con il suo tratto impertinente la volontà di non compromettere un linguaggio. Sì che “MDLSX” acchiappa, tritura e sputa fuori questo coagulo di nozioni e tensioni, rivoltandolo e focalizzandolo attraverso una lente strabica che interseca la vicenda di Calderoni e quella dell’omonimo romanzo di Eugenides. Ma lo fa attraverso  un codice astratto, sofisticato nelle sue diramazioni mediali e segniche, in un rappresentare scenico sapiente, efficace, doloroso, mai intellettualistico e massimamente espressivo.

ph : Nada Zgank
ph : Nada Zgank

Il duo Deflorian / Tagliarini risponde alla questione evocando con ironia lo scollamento tra genere e identità di genere che nel loro duo si realizzerebbe in una inversione chiastica dei ruoli imposti dell’eteronormatività. Per questo fanno vibrare, dicono loro stessi, i meccanismi del duo Mondaini – Vianello, sparigliando le simmetrie. Dicono di accettare la confusione e in effetti nei loro spettacoli questa è una cifra che, facendosi qualità estetica, compone l’incedere compassato, dialettico e laterale rispetto alle vicende mostrate. “Reality”, in scena in questa edizione delle Colline, mostra la vicenda di Janina Turek, una donna polacca che, sul filo della psicosi, ha passato la vita a annotare eventi rilevanti e insignificanti, tenuti insieme da una pletora di liste all’apparenza asettiche. Questa ossessione maniacale diventa materia elastica che Deflorian e Tagliarini fanno scorrere su una scena nuda, immersi in una pratica teatrale estroflessa e esposta, che fa dell’attraversamento del vuoto e della non rappresentabilità il carattere peculiare.

Alla luce degli spettacoli visti risaliamo a monte degli interrogativi condivisi. Appare calzante proporre la connotazione performativa della nozione butleriana del concetto di genere: cioè quella composizione a partire da una serie di atti espressi, interpretati e incorporati dagli attori sociali, che formano una rappresentazione sociale e culturale dell’identità, ben lontana da qualsivoglia forma di innatismo naturale. La presa di coscienza di questo dato di performatività sociale permette di assumersi il rischio della precarietà del genere, sovvertendo il dato di crisi in valore di resistenza e appropriandosi della capacità dei corpi di prestarsi a infiniti tracciati, fuori dai percorsi già definiti dell’identità e del genere.

ph: Filipe Viegas
ph: Filipe Viegas

Motus propone un percorso esperienziale in cui viene esplicitamente mostrata la destrutturazione della performatività del genere femminile, aprendosi al gioioso divenire continuo, libero dalla maglia dell’identità normata. “Reality” non mette il fuoco su questo tema, ne scoperchia invece degli altri: la memoria collettiva, la paranoia della ripetizione, l’incubo del quotidiano, il rapporto tra collante narrativo e il suo deflagrarsi scenico. Tuttavia la dialettica da strana coppia che Daria Deflorian e Antonio Tagliarini azionano, percorre come una sottotraccia i loro lavori comuni (“Rewind”, “Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni”) e rappresenta una ridefinizione spigliata e libera, efficace e carica di grazia, di una sconquassata dinamica di genere, immersa in un teatro squadernato alla vista del pubblico.

MDLSX

di Daniela Nicolò e Silvia Calderoni
regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò

drammaturgia Daniela Nicolò e Silvia Calderoni
suoni Enrico Casagrande
in collaborazione con Paolo Panella e Damiano Bagli
luci e video Alessio Spirli

produzione Motus
in collaborazione con La Villette Parigi, Create to Connect (progetto europeo) Bunker/Mladi Levi Festival Lubiana, Santarcangelo Festival, L’Arboreto Mondaino, Marche Teatro
con il sostegno di Mibact, Regione Emilia Romagna

presentato in collaborazione con Fondazione Live Piemonte dal vivo

REALITY

di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
regia Daria Deflorian e Antonio Tagliarini

a partire dal reportage di Mariusz Szczygieł Reality, traduzione Marzena Borejczuk, Nottetempo 2011
ideazione e performance Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
disegno luci Gianni Staropoli
consulenza per la lingua polacca Stefano Deflorian, Marzena Borejczuk e Agnieszka Kurzeya
collaborazione al progetto Marzena Borejczuk
organizzazione Anna Damiani
produzione e accompagnamento internazionale Francesca Corona

produzione A.D., Festival Inequilibrio/Armunia, ZTL-Pro con il contributo della Provincia di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali
in collaborazione con Fondazione Romaeuropa e Teatro di Roma
residenze artistiche Festival Inequilibrio/Armunia, Ruota Libera/Centrale Preneste Teatro, Dom Kultury Podgórze
con il patrocinio dell’Istituto Polacco di Roma
con il sostegno di Nottetempo, Kataklisma/Nuovo Critico, Istituto Italiano di Cultura a Cracovia, Dom Kultury Podgórze
ringraziamenti Janusz Jarecki, Iwona Wernikowska, Melania Tutak, Magdalena Ujmae Jaro Gawlik
un ringraziamento speciale a Ewa Janeczek