VALENTINA SORTE | Se da una parte i Rimini Protokoll in Home visit Europe hanno puntato tutto sull’ambiente domestico, portando le loro sperimentazioni (e la replicabilità dei loro format) negli appartamenti perginesi, dall’altra parte il Circolo Bergman si è cimentato per la prima volta nell’archeologia industriale, proponendo ad un piccolo gruppo di spettatori un’esperienza immersiva, solitaria e intima ma allo stesso tempo partecipata e collettiva.
Dopo i primi esperimenti site specific con audioguide – da Werther, o dell’assoluto per Città Balena al Teatroi nel 2014 a Fondamenta per Teatro Ringhiera, nel 2015 – il giovane collettivo milanese ha concepito per Pergine Spettacolo Aperto un nuovo lavoro: Macinante.
Il titolo viene dal nome del canale che un tempo attraversava Pergine e che scandiva la vita sociale e produttiva della città. Come spiegano Paolo Giorgio, Sarah Chiarcos e Marcello Gori, “il percorso proposto dall’audioguida si snoda tra un fuori e un dentro”. Da una parte il volto attuale e contemporaneo della città: le strade che scorrono sotto i nostri piedi, gli edifici e le attività commerciali che incontriamo lungo l’itinerario guidato; dall’altra parte la memoria della comunità di Pergine racchiusa nel vecchio lanificio Dalsasso: un luogo dismesso ma in qualche modo protetto, simbolo dello sviluppo industriale della città.
Il passaggio tra fuori-e-dentro è affidato alle voce che lo spettatore sente in cuffia. La performance inizia con una “geo-localizzazione” piuttosto generica del luogo per poi diventare sempre più circoscritta e piena della storia economica, civile e politica della città. Il gruppo segue sull’asfalto il percorso sotterraneo del canale. Questa striscia d’acqua che un tempo muoveva le ruote di mulini e animava le macchine industriali diventa il filo conduttore di Macinante, il suo correlativo oggettivo. Il nucleo narrativo del progetto è infatti la fine del lavoro, così come lo si concepiva un tempo. Quei mestieri fatti di manualità e che sviluppavano attorno a sé amore, perizia e socialità.
Le Ex-Lanerie Dalsasso sono uno spazio quasi intatto. Entrando nelle sue stanze si sente ancora un forte odore di vita e lavoro: i fusi sono ancora pronti sulle macchine, e la lana nei cesti. I telai sembrano fermi e assopiti nella loro immobilità ma attraverso l’audioguida dai loro ingranaggi escono rumori e voci, si sentono di nuovo fatica e sudore. L’immersione nella storia di questo posto è totale: sotto la regia della voce e delle luci, di volta in volta i macchinari virtualmente si animano e si raccontano.
Grazie alle approfondite ricerche condotte dal Circolo Bergman sul territorio e grazie alle interviste concesse dalla stessa famiglia Dalsasso, Macinante si dimostra un lavoro molto accurato e sentito. Il gruppo è riuscito a dosare con equilibrio istruzioni da una parte e suggestioni dall’altra, anche se forse l’uso sempre più diffuso delle cuffie come strumento performativo avrebbe potuto consentire all’inizio del percorso una drammaturgia più snella e meno tecnica. Il risultato è stata una vera partecipazione da parte dello spettatore all’azione teatrale, evitando per fortuna di guidarlo eccessivamente nel pensiero e nell’immaginazione come a volte invece rischia di accadere in questo tipo di lavori.
Siamo quindi curiosi di vedere l’evoluzione di questo progetto nell’archeologia industriale del nostro paese, e di cui Macinante non è che la prima tappa. Già in Calcografia, presentato nella sua forma breve a IT Festival, il gruppo aveva abbozzato una prima riflessione sulle nostre modalità di agire e reagire all’epoca della fine del lavoro, ma questa produzione rappresentata un approfondimento e un’evoluzione dal punto di vista artistico, soprattutto nella drammaturgia.
Visto a Pergine Spettacolo Aperto
1-4 luglio 2016
PRODUZIONE SITE-SPECIFIC
concept Circolo Bergman
testi Paolo Giorgio Sarah Chiarcos e Marcello Gori
luce Sarah Chiarcos
musiche Marcello Gori
video Alberto Sansone
comunicazione visiva Dario Serio
organizzazione Anna De Martini
produzione Casa degli Alfieri e Circolo Bergman