MATTEO BRIGHENTI | È la prima volta che salgo su un treno da allora. La distanza da Andria e Corato si conta in centinaia di chilometri. Questo è un regionale che non c’è, lo conosce solo chi parte per La corsa speciale, la nuova indagine ‘etnografica’ de Gli Omini sul passato e presente della Transappenninica. Preziosa è la normalità più di ogni cosa. Eppure, la tragedia di un binario è la tragedia di tutta la ferrovia. Anche qui, anche ora. La realtà è un volantino, grigio su bianco, che passa in silenzio di mano in mano. “Ci scusiamo con il pubblico ma, a seguito del tragico incidente ferroviario avvenuto in Puglia, non è possibile effettuare a bordo treno alcuna forma di animazione. Pertanto l’azione sonora prevista dallo spettacolo nella tratta Pistoia/Castagno non potrà aver luogo”. Si dice Castagno, ci leggi la vita.
Il nostro percorso, dunque, sarà limitato, arriveremo, ci fermeremo e ripartiremo, ma non vedremo soltanto un bosco che non è di castagni, un prato, il binario unico e le storie che gli crescono intorno come muschi o rotolano via come sassi scalciati: assisteremo all’evocazione di un piccolo mondo odierno che cerca di gettare il cuore, umiliato e stanco, dentro la galleria laggiù in fondo, oltre l’arrivismo, la fragilità, il terrore di invecchiare, l’incubo di restare soli con se stessi.
La corsa speciale è la ‘seconda stazione’ del Progetto T (Teatro, Treno, Transappenninica), uno dei punti forti delle attività presentate dal Comune di Pistoia per la candidatura a Capitale Italiana della cultura, obiettivo centrato per il 2017, e si inserisce tra le iniziative per la valorizzazione e il rilancio della Porrettana, la storica e spettacolare linea ferroviaria che unisce Toscana ed Emilia-Romagna. Un impegno produttivo dell’Associazione Teatrale Pistoiese ingaggiato insieme alla propria compagnia residente dall’anno scorso con lo spettacolo Ci scusiamo per il disagio, pensato per il Deposito Rotabili Storici di Fondazione Fs Italiane e poi ripensato per il palcoscenico (una scommessa vinta, come dicemmo al debutto, confermata da una tournée da luglio a maggio prossimo in festival come VolterraTeatro, Terreni Creativi – fresco vincitore del Premio speciale della Giuria al Nico Garrone 2016 –, Le vie dei Festival, Vie Festival, e in teatri come il Bellini di Napoli e il Franco Parenti di Milano). Un’azione di ‘ingegneria gestionale’ che ha del sorprendente, anche solo per l’articolata rete di sinergie costruita in equilibrio su cultura, sviluppo e territorio, e formata da Trenitalia, Rete Ferroviaria Italiana, Regione Toscana, Comune, gli Enti del versante emiliano e numerose realtà dell’associazionismo locale.
Scesi alla fermata, veniamo accompagnati su una gradinata, stretta tra il binario a destra e il bosco a sinistra. Uscendo fuori si arriva a Castagno, frazione di Pistoia, ma noi restiamo, fermi, aldiquà, in un luogo che solitamente assiste, muto, a partenze e ritorni: inaugurata nel 1960, dai primi anni Novanta, con l’installazione di un sistema di controllo automatico, la stazione infatti è impresenziata, cioè priva di personale presente in servizio. È una pagina bianca questo rettangolo d’erba che si stende fino alla montagna che abbiamo di fronte, o meglio, è una pagina di diario sbiadita dall’abbandono e dal tempo, che Gli Omini decifrano e, in un certo senso, ricostruiscono, al lume di lampadine appese agli alberi come le feste di nozze di una volta, semplici e scanzonate, di chi aveva tutto l’amore del futuro davanti. In più il vento, stasera, sferza caldo e suona tra le foglie.
Un piccione, figura emblematica dell’ ‘abusivo’ in stazione, disagiato e disagiante, inizia La corsa speciale: sotto le sembianze quasi sacerdotali dell’uccellaccio (non uccellino), grande maschera, tunica, scialle, rametto in mano a mo’ di trespolo e voce effetto horror, si nascondono, a uno a uno, Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi e Luca Zacchini. In questo mondo capovolto e rimesso in sesto, per rendere visibile l’invisibile, come si fa con la neve nelle palle di vetro (dramaturg Giulia Zacchini), è lui il creatore, il burattinaio, l’anima stessa di questa linea e dei suoi passeggeri, che evoca dal buio per il suo e nostro diletto. Dice che ci siamo persi il meglio, ma comunque cercherà di trovare almeno delle miserie umane che ci facciano ridere. C’è un unico posto dove non possiamo andare ed è proprio dentro la galleria, quindi di là dalla montagna.
Allora Gli Omini cominciano a restituirci caratteri che non sono confini della realtà, essere sé ed essere l’altro, il personaggio, non si stabilisce nella cesura, nella ferita di una ‘parte’ non propria, estranea, spazio da varcare che si dilata in spazio della lontananza, piuttosto essi sono soglie della realtà, gli incontri, le interviste sul campo vengono ospitate e, in un certo senso, custodite, dietro la porta di casa Omini: vite d’uscita e d’entrata, rischio del partire e rassicurazione del tornare, inquietudine dell’allontanarsi da sé e festa del ritrovarsi, magari anche nuovi, cambiati.
Risalendo le rotaie, avvicinate già tra maggio e giugno con due occasioni conviviali la domenica (i ‘desinari’ Eccetto Piteccio a Piteccio e Going to Molino Beach sulla spiaggia del Parco Fluviale di Molino del Pallone), la compagnia ha incontrato appassionati di treni, badanti scontente, vecchi astrologi, scrittori di poesie incomprensibili su Facebook, anime sole che trovano appagamento soltanto in Second Life, nel mondo elettronico, digitale, online. “Lei cosa fa?”, chiede il ‘poeta incompreso’ Zacchini al ‘solitario internettiano’ Rotelli. Lui: “A parte schifo?” e poi sogna di fare l’amore con un’altra omina, un avatar virtuale impersonato da Sarteanesi, in una scena struggente e agghiacciante in cui, sulle note di Sean Sean di Morricone dal film Giù la testa di Leone, la spinge su due altalene legate agli alberi, mentre sulla gratinata coppie di volontari si danno baci veri.
Sono sempre più taglienti, cattivi, l’ironia, il sarcasmo, servono sempre più a incidere su paranoie, malinconie, pensieri neri, sui moti dello spirito del tempo piuttosto che sui semplici motti di spirito, che fanno abbondare il riso sulla bocca delle illusioni. “Io ho bisogno delle certezze piene”. “Non ci sono”. “E allora niente”.
Intanto il nostro di tempo è scaduto. Lo dicono tre piccioni sotto le cui sembianze si celano ora tutti Gli Omini. Il Sole è dietro la montagna come i volti di Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi e Luca Zacchini sono dietro le maschere: ogni cosa, insistono, è tornata come prima, al silenzio e al buio di una stazione che l’anno scorso si scusava per finta del (suo) disagio e stasera annuncia per davvero uno sciopero qui impresenziato. Solo una luce resta accesa, quella in fondo alla galleria.
La corsa speciale si fa allora sprone a inseguire L’estasi dell’oro (altro tema di Morricone da un film di Leone, stavolta Il buono, il brutto, il cattivo) a mantenere ‘vivo’ il territorio, raccontandolo, e ‘presenti’ i suoi abitanti, ascoltandoli. Siccome solo un treno può attraversare una galleria, nel 2018 il Progetto T si propone di realizzare un vagone-teatro, un Carro di Tespi su rotaia, un convoglio adattato a spazio scenico, ispirato al Vagón del Saber, la biblioteca-scuola sui binari costruita in Equador dal gruppo di architetti Al Borde. La posta in gioco è alta all’inverosimile, sarà una sfida all’O.K. Porrettana. Senza esclusione di binari.
La corsa speciale
uno spettacolo de Gli Omini
con Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Luca Zacchini
dramaturg Giulia Zacchini
luci Emiliano Pona – audio Alberto Grazzini
maschere Eleonora Spezi – costumi Clotilde
una produzione Associazione Teatrale Pistoiese Centro di Produzione Teatrale
sostegno alla produzione Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Regione Toscana
in collaborazione con Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana
con il sostegno di Unicoop Firenze
Gli Omini, Premio Enriquez 2014 e Premio Rete Critica 2015, sono compagnia in residenza artistica presso l’Associazione Teatrale Pistoiese
Visto sabato 23 luglio 2016, Fermata Castagno, Pistoia.