EDOARDO BORZI | Gualtieri (Reggio Emilia) – Un borgo immerso nel verde odoroso di pioppi e di eterno, un eremo accolto nel silenzio della Bassa Reggiana da ammirare non solo per aver accolto il genio del pittore Ligabue, ma per le storie celate nelle stanze del Teatro Sociale situate all’interno del maestoso complesso monumentale di Palazzo Bentivoglio, eretto a fine XVI secolo da Ippolito, figlio del condottiero Cornelio Bentivoglio, spedito a Gualtieri dagli Estensi per risolvere la piaga palustre delle zone del Po.output_gdI4eR.gif

Nel 1775, un piccolo teatro all’italiana in legno, il Teatro Principe, viene ricavato dagli spazi di una ala del Palazzo su progetto dell’architetto G.B. Fattori approvato dalla Comunità dacché servir doveva per impiegare la gioventù in onesti divertimenti e per istruirla e liberarla dall’ozio in certi tempi dell’anno e far nascere tra questa una profittevole emulazione. Gravemente danneggiato da un incendio, nel 1905, fu completamente demolito e ricostruito per iniziativa dell’Amministrazione socialista con l’ausilio della neo costituita Società Teatrale. I lavori portarono all’abbattimento parziale delle pareti portanti per costruire una struttura a ferro di cavallo più larga di quella precedente, il soffitto più antico lasciò il posto ad un terzo ordine di palchi. Pochi anni dopo, la Cavalleria Rusticana di Mascagni avvierà la grande stagione lirica che culminerà a metà degli anni Trenta, ma l’attività del Teatro prospererà per tanto tempo ancora con concerti, spettacoli di prosa e soprattutto attraverso il  cinema. Per molti decenni il Teatro rappresenterà il più importante riferimento culturale per le famiglie locali, oltre a essere un centro sociale di ritrovo per i lavoratori e braccianti di Gualtieri – storico feudo del PSI; un patrimonio inestimabile, che il lento e inesorabile processo di disinteresse verso la socialità creativa delle arti trasformò infine in un ritrovo con proiezioni a luci rosse.

Il crepuscolo dei ‘70 coinciderà di fatto con quello del Teatro, il cui ingresso verrà sbarrato definitivamente dal 1979 per altri 30 anni a causa di gravi problemi strutturali. Si attiveranno subito i lavori di messa in sicurezza, presto interrotti per assenza di fondi. Lo sradicamento del palco, attuato al fine di montare i ponteggi da lavoro, portò un risultato insperato ridisegnando gli assetti del futuro spazio scenico. Infatti l’ubicazione attuale della platea regala una prospettiva ribaltata, giacché dove in origine vi era la platea ora vi è il palcoscenico con i palchetti a fare da fondale fisso, viceversa l’arco a tutto sesto che in origine era posto sopra il palco ora sormonta le teste del pubblico.

Nell’autunno del 2005 un gruppo di ragazzi alla soglia dei vent’anni varca per la prima volta i cancelli che da quasi trent’anni chiudono le porte del Teatro Sociale: è una folgorazione.

Così quei ragazzi hanno fondato l’Associazione Teatro di Gualtieri perseguendo le strenui battaglie intraprese dai loro avi, res gestae di vittorie e soddisfazione ma purtroppo anche di lacrime e disperazione come quando nel triste maggio del 2012 l’Emilia fu dilaniata dal terremoto. Sebbene il sisma avesse costretto il Teatro Sociale ad abbandonare Palazzo Bentivoglio l’Associazione non si arrese, con l’appoggio della comunità locale, riaprì i battenti di “Cantiero Aperto”, un progetto di riqualificazione collettiva degli spazi teatrali cominciato l’anno prima. Grazie alla grande prova di amore e di abnegazione di decine di lavoratori volontari venuti da tutta la provincia, gli stessi che erano soliti abitare la platea nelle serate di arte, si otterrà la riapertura del Teatro. Da allora continua ogni inverno serrato il lavoro del “Cantiere Aperto” che, nonostante le grandi fatiche compiute, non è riuscito a riportare alla riapertura gli spazi suggestivi della soffitta e degli appartamenti situati nella parte nord, a causa della scarsità dei fondi disponibili. (per altre info vedi anche La riapertura del Teatro Sociale di Gualtieri e Il Teatro a 360°)

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Dal fuoco di questa Resistenza si è forgiata DirectionUnder30, concorso teatrale rivolto a compagnie sottoitrenta, presente nella programmazione teatrale del Politeama Festival – il gioco del mondo 2016 in una terza edizione tutta all’insegna del mutuo soccorso teatrale. Infatti, oltre alla già collaudata scelta di permettere – in totale autonomia, cosa non sempre scontata – alla giuria, popolare e critica, di determinare i vincitori fra i 6 finalisti, da quest’anno, la selezione preliminare degli spettacoli è stata affidata a una giuria selettiva sempre rigorosamente under30, che pur avendo dei limiti oggettivi di valutazione – causa showreel o presentazioni ad hoc – riesce a dare maggiore continuità al progetto legando il primo al secondo momento.
Ma la grande efficacia culturale di DirectionUnder30 risiede nella capacità di dare lustro ad una eccellenza di “periferia” catalizzando in soli tre giorni tutta la bellezza di correre in bici fra i sentieri partigiani lungo il Po, ripercorrendo la magnificenza di Palazzo Bentivoglio fin dentro le stanze interne, dimore pittoriche del Ligabue. Un’altra novità assoluta di DU30 è giunta con l’arrivo in città di artigiani del settore del calibro di Oscar De Summa, Arianna Scommegna e Simone Nebbia i quali sono intervenuti in lunghi dibattiti di notevole pregnanza intellettuale insieme alla comunità under30 (i racconti degli incontri di De Summa Scommegnae Nebbia).

Sebbene qualche pietanza artistica possa essere risultata indigesta, forse troppo acerbe alcune proposte drammaturgiche, poco conta di fronte alla portata rivoluzionaria del mutuo soccorso teatrale di Direction Under 30 che, a partire da questa edizione è stato co-organizzato con Fondazione I Teatri di Reggio Emilia.                                                     Assieme ai tanti ragazzi dell’Associazione,  ci siamo addentrati nel dedalo teatrale in più di cinquanta, fra attori, giurati e appassionati, venuti da tutta Italia. Alcuni di noi sono stati ammaliati dalle fiabe tragiche di un Meridione travasato in fiale nel crogiolo magico da Gabriele Genovese che, assieme alla regista Elisabetta Carosio, decide di accostare al realismo della narrazione popolare stralci di poesia mondana, umana e animale, di vita ancorata ai retaggi di un’epoca ancestrale – con “Brevi giorni e lunghe notti. Storie di straccioni, di porci e di re”, la Compagnia Lumen ha vinto il Premio di 4000€ della Giuria Popolare; oppure altri trascinati in “Homologia” dal tormento della senilità nelle stanze dove danzano in giri di valzer le forme antropomorfiche del teatro di figura di DispensaBarzotti (regia Alessandra Ventrella con Rocco Manfredi e Riccardo Reina). Altri di noi, ancora, rimasti ingabbiati nelle trappole dell’Algoritmo di “It’s app to you” , spettacolo ideato come un videogioco teatrale in cui il protagonista dalla platea viene catapultato in scena nel pieno di una sessione virtuale. Originale e perfettibile ricostruzione scenica delle dinamiche che dal gioco conducono alla schiavitù ludopatica colpendo molte delle migliori menti della nostra generazione ultra-digitalizzata (non per ultimo il caso dell’ormai celeberrimo Pokemon Go) di cui la compagnia Bahamut (Paola Giannini, Andrea Delfino e Leonardo Manzan) ha restituito il volto più disperato – Premio della Critica, replica al Teatro Ariosto il 22 ottobre prossimo in occasione della Giornata Nazionale del Teatro ( qui le storie del festival raccontate dalla Giuria Critica).

La manifesta volontà di miglioramento da parte del comparto organizzativo lascia ben sperare per gli anni venturi. La direzione verso cui tendere andrebbe, dunque, orientata in funzione di un miglioramento della situazione socio-culturale in cui versano attualmente Gualtieri e i centri limitrofi della Bassa Reggiana.É, allora, interessante analizzare alcuni rilievi demografici per acclarare due processi di notevole importanza: infatti se per un verso il declino demografico interessante il Comune di Gualtieri negli ultimi anni pare segnare un trend destinato a perpetuarsi, registrando il progressivo invecchiamento della popolazione residente; dall’altro l’indice di residenti stranieri è di gran lunga sopra le medie regionali e nazionali. Gruppi di ragazzi popolano le strade dei comuni limitrofi. Siedono ridendo sull’aiuola della piazza o aspettano il passaggio del bus ascoltando musica ad alto volume quasi non volessero sentirti, voltandosi al passaggio, come se dovessero difendersi. Da qui e da altri luoghi si irradia il canonico – se non retorico- invito alle istituzioni locali e regionali affinché vengano aumentati gli sforzi di condivisione del patrimonio paesaggistico e culturale locale con i nuclei stranieri residenti promuovendo vari incontri multi-culturali durante la stagione teatrale che permettano un allargamento degli orizzonti performativi tenendo conto delle possibilità infinite di ibridazione fra arti e culture. Inoltre la creazione di percorsi per giovani attori/spettatori attraverso la condivisione dell’esperienza teatrale cittadina, potrebbe attutire l’impatto del generalizzato problema di socializzazione nelle scuole- e al di fuori di queste – tra gli studenti locali e quelli stranieri, percorrendo i canali che passano per quei luoghi più periferici dove la mancata inclusione sociale della comunità straniera alle nuove leve può causare una vera e propria ghettizzazione fisica e culturale. In tal senso, da quest’anno si è fatto un passo in avanti con la presentazione nel cartellone del Politeama Festival della prima edizione di Gulp! Un teatro da ragazzi che ha contribuito a favorire il graduale processo di integrazione delle famiglie presenti sul territorio.

Così si riporta tutto a casa. Tanti i nomi e i volti, le idee e i discorsi da custodire, consci che il Teatro Sociale (di Gualtieri) non sia solo una chimera lontana e astratta, né un relitto architettonico ma Teatro vivo, di passioni e di vanghe da lavoro, di idee e di sudore. In fondo lavorare fianco a fianco per un teatro popolare vuol dire decidere di oltrepassare il recinto delle proprietà individuali per riappropriarsi di quei terreni obliati da coltivare  con generoso rispetto e sincero amore per le arti.