ELENA SCOLARI | Sui misteri dei sottotitoli. Maria Taglioni on the ground, sottotitolo dello spettacolo Sylphidarium di Collettivo Cinetico, ci ha incuriosito, e abbiamo scoperto che – benché Nata a Stoccolma e morta a Marsiglia – Taglioni Maria è considerata la prima ballerina italiana romantica.
Debutta a Vienna, trionfa a Parigi nel 1832 con il balletto La Sylphide, coreografato dal padre, nel quale comparivano, pare per la prima volta, tutù e danza sulle punte. I due archetipi universali della danza classica, i due simboli estetici che hanno identificato un mondo per i secoli a venire. Non solo: Taglioni ha anche inventato la pettinatura à bandeau, un’altra moda diventata stile delle ballerine classiche.
L’étoile vive a Venezia, dove ammiratori e spasimanti le donano palazzi interi. Ci penserà il padre a dilapidare tutto il patrimonio lagunare ed ella morirà in miseria, in Francia. Forse le sarà di consolazione cosmica sapere che le è stato dedicato un cratere di 31 km sul pianeta Venere.
Cosa ritroviamo di tutto ciò nello spettacolo di Collettivo Cinetico visto a Vie Festival a Bologna? La versione del balletto cui il gruppo di Ferrara guidato da Francesca Pennini si rifà (idealmente) è quella di Michel Fokine, Les Sylphides non ha una vera e propria trama: si tratta di un gruppo di silfidi che danza sotto la luna alla presenza di un poeta sognatore. Senza trama ci è parso anche Sylphidarium, che inizia con una lunga teoria di personaggi presentati a mo’ di sfilata di moda da una voce fuori campo che – per la verità – tenta di raccontarci una storia (di cui ci pare si potrebbe anche fare a meno). Costoro sono ognuno un esemplare di una specie particolare, hanno colori identificativi, comportamenti tipici. I loro usi e costumi, come si dice. E i costumi sono effettivamente fantasmagorici per creatività.
C’è molto tartan, molto verde, molti maschi in gonnella, molti nudi, anche. I danzatori si cambiano a vista, a una rella sono appesi tutti gli abiti e gli accessori. Dopo questa sorta di défilé documentaristico, lo spettacolo prosegue con bel ritmo, su musiche che oscillano tra Chopin e Francesco Antonioni, suonate dal vivo da musicisti in scena.
Un’ora e mezza di occupazione del palcoscenico, indubbiamente sapiente e allegorica ma forse un poco da potare. Quadri coreografici con caratteri differenti: c’è un poco di ironia, un poco di divertimento, molta fantasia, poco dramma e poco sentimento, invenzioni di rapporti tra corpi, tra figure. Bello il quadro in cui una danzatrice molto alta crea relazioni curiose con due uomini più piccoli di lei, è interessante vedere come “le dimensioni contino”, la statura determina una predominanza visiva ben sfruttata dalla coreografia per far traballare un po’ le abitudini. Manca il tremolio emotivo, però.
Nelle trasformazioni degli otto performers si arriva ad un finale che fa ricordare a tutti le prime lezioni di aerobica in tivù negli anni ’80: Jane Fonda con scaldamuscoli e tutine argentate. Così gli interpreti chiudono lo spettacolo con una serie di “numeri” un po’ ginnici ma non privi di una loro originalità.
Ci sembra che Sylphidarium non possa essere considerato rivoluzionario come l’originale nel suo tempo ma certo è un’abile dimostrazione di come si possano creare spettacoli di danza che interessino anche un pubblico non troppo avvezzo alla disciplina.
Chissà se ci sono ancora crateri a disposizione.
Sylphidarium
Maria Taglioni on the ground
concept, regia e coreografia Francesca Pennini
musiche originali Francesco Antonioni
azione e creazione Simone Arganini, Margherita Elliot, Carolina Fanti, Carmine Parise, Angelo Pedroni, Francesca Pennini, Stefano Sardi, Vilma Trevisan
violino Marlène Prodigo, percussioni Flavio Tanzi, disegno luci e tecnica Fabio Sajiz
co-produzione CollettivO CineticO | Théatre de Liège | Torinodanza Festival | Festival MITO | CANGO Cantieri Goldonetta Firenze
in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino