FABRIZIO PARENTI | All’inizio c’erano i telefilm con le sigle. Le sigle dovevano preparare lo spettatore alla visione della puntata, erano gli squilli di tromba della carica e al tempo stesso elemento di richiamo affettivo se le si ascoltava alla radio. Alcune avevano molto a che fare con la materia stessa delle storie, altre erano più di atmosfera. Tra le prime sicuramente possiamo mettere quella di M*A*S*H
che è il pezzo usato nel film, Suicide is painless qui in versione strumentale, forse perché si riteneva che il testo non fosse adatto a un pubblico televisivo ( come curiosità va ricordato che la musica fu composta da Johnny Mandel mentre il testo fu scritto da Mike Altman, figlio di Robert, che all’epoca aveva quattordici anni). La canzone era già conosciutissima, quindi anche in versione strumentale richiamava subito l’originale che aveva molto a che fare con l’umorismo nero e caustico alla base dell’intera serie. Tra le seconde, andando qualche anno indietro, metterei quella di I dream of Jeannie
da noi conosciuto come Strega per amore, composta da Hugo Montenegro, interessantissimo musicista che oltre a comporre moltissime colonne sonore si dedicherà alla sperimentazione elettronica. Il pezzo è un delizioso esempio di lounge exotic tipico degli anni 60 ed è entrato nel immaginario collettivo tanto da essere stato in seguito campionato e ripreso più volte
Ci sono anche esempi curiosi di sigle trasformate da noi in senso migliorativo: Mork & Mindy in originale aveva una banale musichetta un po’ marcettistica, senza alcuna ambizione, mentre la versione italiana, cantata da Bruno D’Andrea rendeva molto bene l’umorismo demenziale della serie, anche se con qualche concessione allo stile da Corrierino dei piccoli ( mi chiamo Mork su un
uovo vengo da Ork, imparo un po’ ora il saluto ti do). Poi verranno gli anni 80, in cui non ho grandi esempi da proporre, mentre tutto inizia a cambiare con i 90, per esempio con Friends. Il tema iniziale è dei Rembrandts, band alternative americana e diventerà talmente famoso che starà a lungo in classifica
Ma in generale la serie aprirà un nuovo modo di concepire le colonne sonore: non composta
apposta, ma fatta di pezzi diversissimi usati perfettamente per descrivere situazioni e personaggi andando da K.D.Lang a Lou Reed, da Robbie Williams a Joni Mitchell. Forse per la prima volta una serie diventa anche una playlist, la si comincia ad ascoltare oltre che a guardare. Si usa tutta la musica che si vuole seguendo l’unico criterio possibile, quello di usare il pezzo migliore per raccontare quello che si vuole raccontare. Oltre ai nomi più famosi si useranno pezzi di band o artisti meno conosciute/i e sarà subito chiaro quanto sia importante starci dentro in termini di visibilità. E da qui avremo la rincorsa a curare sempre di più il soundtrack rendendolo l’attore in più, il pezzo di sceneggiatura mancante, il momento in cui lo spettatore si tuffa a picco nelle immagini, insomma una parte fondamentale del tutto.
Quindi siamo giunti ad oggi, a quelle che abbiamo appena visto e che stiamo vedendo. E considerato che l’argomento merita, rimandiamo al prossimo pezzo, che non può iniziare se non con Mad Men.
P.S. però sono costretto a fare un piccolo salto temporale perché non posso non lasciarvi con un omaggio a Leonard Cohen, di recente scomparso, ovvero gli opening credits di True Detective 2 season.