10000000000009c4000008f83434f3f8RENZO FRANCABANDERA | Aggirarsi per Londra all’indomani del referendum sulla Brexit è stata quest’anno un’esperienza educativa. La città era, e probabilmente ancora è, un po’ frastornata. Ma, come per le elezioni USA, è sempre la periferia a decidere i destini, a sentirsi lontana dal centro. Sono le periferie a vivere i disagi, a non sentirsi parte del network che invece le città fra loro naturalmente creano. Basta vedere una mappa delle infrastrutture ferroviarie per comprendere quanto le città, i poli di ricchezza, tendano a creare fra loro legami. Come le città così i poli culturali hanno questa tensione al legame, a creare unione. E se c’è qualcosa che in questi decenni ha creato l’ossatura dell’Europa dal punto di vista culturale, questo è stato senza dubbio il livello più alto dell’istruzione, il network universitario e i progetti transfrontalieri. Uno dei più importanti, utilizzati in modo massiccio e sicuramente anche il più popolare, è il progetto Erasmus.
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Parliamo del progetto che ogni anni fa muovere dentro le Università d’Europa migliaia di studenti, garantendo la possibilità di un confronto trasfrontaliero, di un avvicinamento che arrivi veramente a creare un’identità sovranazionale, quello che era il sogno con cui ci ha lasciato 30 anni fa Altiero Spinelli, fra i fondatori del pensiero europeista.

E’ stata questa particolare coincidenza che ha visto la morte di uno dei padri d’Europa e la nascita di uno dei progetti di integrazione più importanti per la cultura europea a far pensare al Piccolo Teatro ad una serata evento, che si terrà Lunedì 28 novembre al Teatro Studio Melato. Dopo le straordinarie esperienze di collaborazione tra Università Statale e Piccolo Teatro sulla “legalità” e sul “lavoro teatrale di Luca Ronconi”, questa doppia intersezione della memoria diventa occasione per dare forma a un nuovo importante incontro tra le due istituzioni milanesi, in un percorso drammaturgico, ma anche didattico e teatrale con gli allievi della Scuola del Piccolo che reciteranno di fronte a centinaia di studenti, fra i quali saranno numerosi gli allievi del Corso di Storia del Teatro e dello Spettacolo dell’Università Statale di Milano, guidati da Stefano Massini, consulente artistico del Piccolo e docente del corso di Drammaturgia della Scuola di Teatro “Luca Ronconi” diretta da Carmelo Rifici. Sono loro che in questi mesi hanno lavorato all’elaborazione di un testo teatrale ispirato a sei parole chiave che ruotano intorno al concetto di Unione Europea, collegandosi al lavoro di Altiero Spinelli: estranei, unione, radici, oltre, pace, altro.
unnamed-1Ne è nato un percorso drammaturgico, ma anche didattico e teatrale, di cui saranno interpreti nella serata del 28 gli allievi della Scuola del Piccolo, cui si aggiungerà l’esperienza degli attori Leonardo De Colle e Pia Lanciotti. “Portiamo nel nome e nel nostro lavoro la parola Europa – ci ha dichiarato Sergio Escobar, da anni alla guida del Piccolo Teatro d’Europa – e non può suonare rinunciatario, dunque, chiederci se l’Europa non esista più o se l’Europa esista ancora. Lavoriamo per la seconda. L’identità non è un fotogramma, ma un racconto. Non è assurdo, dunque, pensare che, paradossalmente, il riaffermarsi di nazionalismi e di muri di egoismo nasca non già da prove di forza, ma da somme conflittuali di debolezze di quegli Stati che, nel pensiero dei fondatori dell’Unione Europea, avrebbero dovuto interpretare lo “sguardo largo” dell’Europa ma che ora sembrano aver perso qualsiasi sguardo”.

Sicuramente ora come non mai il problema della cittadinanza europea è quello di costruire una identità comune, coltivata nella valorizzazione delle differenze di storie, di genti, di idee, per conoscere, affrontare quelle che attraversano il mondo. Un tema che si avverte ancor di più nel nostro vissuto quotidiano perché mina le nostre sicurezze nelle sue colonne portanti con la diffidenza, la paura per i grandi fenomeni migratori, uniti alla grave crisi economica e al terrorismo internazionale: sono i timori, questi, che si sono diffusi nelle fasce più vulnerabili della popolazione, che si sono impoverite, sono state espulse dal mercato del lavoro e vivono sulla propria pelle un grande senso di precarietà, che certo non aiuta a creare un’Europa dei popoli.
E’ il tema ribadito anche da Silvia Costa presidente della Commissione Cultura della UE che ha  voluto commentare l’iniziativa rafforzando come questa identità debba valorizzare la cultura delle differenze e non cedere alla paura delle diversità, guardando anche alle radici. “Non possiamo costruire il nostro futuro se non conosciamo il passato e le radici del sogno europeo. L’Unione Europea è un progetto che ha coinvolto tre generazioni di giovani: i padri fondatori l’hanno concepita, i giovani del Dopoguerra che hanno vissuto i primi passi della Comunità e la riunificazione seguita alla caduta del Muro di Berlino, e i giovani d’oggi, i primi veri ‘nativi europei’. Ma dobbiamo ancora lavorare sul processo democratico, la cittadinanza, l’integrazione economica e politica e la solidarietà, unica via per affrontare le nuove sfide globali che stanno mettendo a dura prova l’Unione Europea e la sua unità”

unnamed-2I nomi che riecheggiano in questo lavoro così polifonico che risuonerà lunedì 28 sono quelli di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, Ursula Hirschmann e Ada Rossi, protagonisti autentici dell’europeismo, che hanno lavorato per il sogno di un’Europa unita durante i giorni più bui della storia del nostro continente. Le parole dei primi tre, in particolare alcuni dei loro testi più icastici, sono stati oggetto della rielaborazione drammaturgica dagli studenti del Corso di Storia del Teatro dell’Università e il loro testimone di parole è passato nelle mani di altri giovani che di quel testo devono fare teatro, portarlo in scena, con la regia di Emiliano Bronzino. Un passaggio forse anche filosofico a ben pensarci, sulla necessità che la parola dei padri sia capace di essere feconda e dare opportunità, lavoro. Una fonte di ispirazione che mai come in questo momento deve continuare a scorrere, ma che modestamente proponiamo sia portata anche in periferia.

Questa infatti è la ulteriore e forse la vera sfida per l’Europa, per scongiurare il rischio del populismo periferico: Brixton a Londra era e continuerà ad essere povera sia dentro che fuori la UE, la sua comunità afro caraibica dopo il voto su Brexit pareva assai poco appassionata al tema, mentre alla Tate diverse visitatrici ostentavano spille con la bandiera d’Europa. E fra i votanti pro UE sicuramente il livello di istruzione era in correlazione stretta con il Remain. La cultura non vuole muri, ma deve con determinazione feroce tornare prossima alla periferia, a portare queste parole lontana dal centro, per trovare l’efficacia militante dei padri fondatori.

Speriamo quindi che in un futuro prossimo questo allestimento così particolare abbia modo di essere proposto anche a scolaresche delle periferia della città, quelle abitate da fasce di popolazione che vivono il tema dell’integrazione anche solo nella comunità metropolitana prima ancora che europea, quelle comunità da cui nascono le gang di minorenni, il disagio, gli esclusi di seconda generazione, che in Francia sono il terreno fertile dei reclutatori di manovalanza terroristica. Un tempo davvero complesso il nostro: paradossalmente era più agevole la lettura di un pianeta a blocchi contrapposti e ad economie separate, come quello diviso fra mondo capitalista e mondo comunista, che un unico calderone dove la forbice ricchi poveri si è allargata e in cui l’Europa non è più il centro nevralgico di tutto. Ma l’Europa per molti, moltissimi, è ancora una porta per il futuro: tutto sta, quindi, a far percepire ad ogni cittadino di essere proprietario di un mazzo di chiavi, e che va custodito come il mazzo di chiavi della propria casa.

 

Le chiavi d’Europa
Serata Spinelli/Erasmus
testi da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni
e testi elaborati dagli studenti del Corso di Storia del Teatro e dello Spettacolo dell’Università degli Studi di Milano: Anna Bellelli, Jacopo Cerati, Alice Della Cerra, Edoardo Ghirardato, Alice Maria Grati, Matteo Mauri, Elisabetta Molteni, Francesco Ottonello, Chiara Piemontese, Arianna Soffiati, Sebastiano Sottile, Francesco Toscani, Vanja Vasiljević

con Leonardo De Colle e Pia Lanciotti e con le allieve e gli allievi del Corso ‘Luchino Visconti’ della Scuola di Teatro ‘Luca Ronconi’

messa in scena a cura di Emiliano Bronzino
con il Patrocinio del Parlamento Europeo