imagesFABRIZIO PARENTI | Inizio questo secondo pezzo con un piccolo mea culpa: la volta scorsa ho dimenticato di scrivere di quella ch’è stata la madre di tutto ciò che vedremo dopo, la genesi del cambiamento nell’idea stessa di serie, quella che ha cambiato modo di scrivere, filmare e recitare, ovvero Twin Peaks. Ma l’ho dimenticata perché la suntuosa colonna sonora di Angelo Badalamenti non va nella direzione in cui andranno strada facendo le altre serie, ma resta nel campo delle costruzioni sonore di uno sfondo alla vicenda, senza mai entrare nelle dinamiche narrative e senza cercare gli accoppiamenti tra singolo pezzo e situazione. Badalamenti sta a Lynch come Herrmann sta a Hitchcock, le sue musiche sono di straordinaria atmosfera ma restano monolitiche, non vanno in direzione della trasversalità (e questo ragionamento varrà anche per Lost e la colonna sonora di Michael Giacchino).

quindi, dopo questa parentesi, riprendiamo il discorso da dove l’avevamo interrotto e andiamo nel 2007 quando debutta una protagonista del mondo seriale: Mad Men. Creata da Matthew Weiner, già tra gli autori de The Sopranos, di cui parleremo tra poco, diventa da subito un cult e conquista in poco tempo il pubblico e la critica per molti motivi tra i quali, e qui entra in gioco la musica, la raffinatissima ricostruzione storica. È forse la prima volta, se si tralascia lo strano caso di Life on Mars, che una serie viene contestualizzata storicamente; e sotto l’aspetto musicale la collocazione negli anni Sessanta permette all’ autore della colonna sonora, David Carbonara, di spaziare attraverso quel meraviglioso decennio musicale utilizzando tutto l’utilizzabile passando dal rock al folk, dal jazz alla lounge, scovando rarità e vere chicche. A queste si abbinano le musiche originali dello stesso Carbonara come quella dei title sequence che grazie anche alla grafica di Steve Fuller inizierà a creare il fenomeno della sequenza video clip, fenomeno di cui parleremo meglio a proposito di altre serie.

La colonna sonora è veramente notevole e si può finalmente parlare di musica intesa come materiale narrativo, di uso di tutti gli elementi possibili per costruire un prodotto ancora più sfaccettato e sottile, capace di coinvolgere il pubblico completamente in una sorta di ipnosi estetica.

Ma tornando un po’ indietro bisogna assolutamente parlare anche de l’altra serie che vede Weiner tra gli autori, The Sopranos. Qui anche viene fatto un grandissimo passo avanti sopratutto perché il supervisore alle musiche, l’autore David Chase, si affida quasi completamente per le scelte a Steve van Zandt, anche tra gli interpreti, chitarrista della E Street Band di Bruce Springsteen, quindi non un autore di musica per cinema e tv ma un vero rocker, uno che affonda nella materia con un approccio totalmente diverso dal passato. Si crea infatti un interessantissimo percorso che miscela diversissime ispirazioni e che interagisce perfettamente con la materia della serie.

C’è come nota dominante il blues ma tutto ha un grande sapore di contemporaneità, mai di nostalgia, e anche questo sarà un cambiamento irreversibile.
Ora concluderei qui, anche perché prima di parlare della prossima serie, bisogna chiudere gli occhi, concentrarsi e fare un lungo respiro, come si fa davanti ai grandi esercizi sportivi; infatti nel prossimo pezzo entreremo in una delle serie più sconvolgenti della storia delle serie, Breaking Bad.