FRANCESCA GIULIANI | Interno giorno. Rimini, Grand Hotel. Sono le cinque di un gelido pomeriggio invernale e un folto gruppo di persone – eterogeneo per sesso e età – si intrattiene nella hall. Il brusio di voci viene all’improvviso rotto da un’elegante e austera donna che armata di mitra zittisce il pubblico – partecipante a una convention farmacologica si scoprirà più tardi – e lo costringe a entrare in una stanza adiacente. Dai piani alti scendono le ampie gradinate due giovani e sexy ragazze che, ancheggiando al ritmo pop che fuoriesce dalla radio che si portano appresso, incitano a entrare. L’anticamera dove risiede la platea e parte della scena è un ambiente decorato da mobili sfarzosi e pavimento di marmo che emanano un lusso decadente eco di antichi tempi di gloria. La luce soffusa s’irradia dai lampadari di cristallo e dall’esterno si proietta attraverso le vetrate sui grandi specchi che arredano la stanza. L’odore di alcol nasconde il profumo dei gigli bianchi che sul piccolo tavolo all’angolo danno un lieve tocco di candore. Un divano bianco sul lato sinistro accoglierà silenzioso gli abbracci, le lotte e le altre danze a venire. Una vecchia radio Marshall emette tra una musica e l’altra il racconto dall’esterno di cosa sta accadendo attraverso le voci di Daniela Nicolò e Luca Scarlini. Le donne ascoltano poi si muovono freneticamente avanti e indietro, davanti e in mezzo agli spettatori seduti, aspettando di poter chiudere le porte. Sorseggiano whisky. La tensione è palpante. Nella stanza anteriore, su di un letto è disteso esanime il corpo di una donna in abito nero.
Questo è il cortocircuito vissuto dallo spettatore che si ritrova catapultato all’interno di una scena che sembra rifarsi a un immaginario che attraversa le pagine di DeLillo per approdare a qualche figura filmica di Tarantino. Siamo nel nuovo lavoro di Motus: il gruppo riminese ha scelto di rimettere in scena un suo vecchio cavallo di battaglia lo Splendid’s del 2002 ispirato a Jean Genet – visto all’interno della stagione contemporanea del Teatro Novelli. Ma ora è diverso, e fin dal titolo: Raffiche. Rafales > Machine (Cunt) Fire. In scena non ci sono uomini ma otto donne con nomi maschili. Il capo in triste declino Silvia Calderoni/Jean apre le fila seguita dalla guerrigliera maleducata Ilenia Caleo/Rafale, la ex prostituta sarcastica Sylvia De Fanti/Bravo, l’invasata traditrice Federica Fracassi/il Poliziotto, la pazza e terribile Ondina Quadri/Pierrot, la sexy e violenta Alexia Sarantopoulou/Riton, l’intellettuale e elegante Emanuela Villagrossi/Scott e la ballerina irriverente I-Chen Zuffellato/Bob: eccellenti ognuna nei panni della sua identità maschile a sfoderare quel tocco di sensualità mista a una violenta e sprezzante ironia.
Negata dal copyright internazionale la possibilità di riscrivere su corpi femminili i ruoli maschili del testo dell’autore francese i drammaturghi Magdalena Barile e Luca Scarlini rileggono lo Splendid’s attraverso la corporeità delle attrici rispettando le questioni care allo scrittore francese – l’amore per le stanze di albergo e il sesso violento, l’ironia e il travestitismo, le danze macabre e il crimine. Il plot omaggia da vicino Genet. Sette rivoltose “streghe transmoderne” accompagnate da una poliziotta – fan del gruppo che si fa chiamare “le Raffiche” – sono barricate all’interno della suite dell’hotel Splendid’s che ha ospitato una convention farmacologica. Attorniate dalla polizia, dopo aver ucciso la giornalista che hanno in ostaggio, vivono gli ultimi istanti di libertà tra ricordi e vecchie tensioni, rancori e amori falliti, gelosie e rimpianti. La scrittura del testo si articola in battute composte di slogan che sembrano ricalcare la partitura scenica ricca di azioni danzate che giocano il ritmo delle parole pronunciate. Ed è proprio il linguaggio – come sottolinea anche Laura Gemini nel suo blog – sia fisico sia vocale a denotare profondamente la dimensione nella quale la realtà di ognuna delle otto figure è rappresentata fino alla compenetrazione tra corpo e parola nello scattoso Pierrot completamente tatuato di scritte sintetizzanti i pensieri politici del gruppo di terroriste. Ai mitra puntati e alle frenetiche danze fanno da contraltare battute come «Sabotare noi stessi», «la bellezza è uno strumento di lotta», «la rivolta delle ballerine», «tu confondi l’estetica con la cosmetica». Poi l’ironico «le parole non appartengono a nessuno ora sono mie» di Rafale che rimanda alla questione del copyright o «esibiamo il nostro corpo per mettere in discussione il concetto di oscenità», «da puttana a lavoratrice biopolitica» che ricalcano tematiche gender care a Motus fino a «facciamogli vedere le nostre caviglie sottili» di Scott a chiudere con stile lo spettacolo. Ogni slogan caratterizza un tipo di lotta sostenuto nonostante tutto da ognuna di loro, una lotta fatta non solo attraverso la trascrittura di parole-manifesto ma attraverso la riscrittura del corpo per la sua riappropriazione.
RAFFICHE
RAFALES | MACHINE (CUNT) FIRE
dedicato a Splendid’s di Jean Genet
regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
con Silvia Calderoni (Jean), Ilenia Caleo (Rafale), Sylvia De Fanti (Bravo), Federica Fracassi (il Poliziotto), Ondina Quadri (Pierrot), Alexia Sarantopoulou (Riton), Emanuela Villagrossi (Scott), I-Chen Zuffellato (Bob)
la voce della radio Luca Scarlini e Daniela Nicolò
testi Magdalena Barile e Luca Scarliniproduzione Elisa Bartolucci
distribuzione estera Lisa Gilardino
tour manager Ilaria Mancia produzione Motus con Ert, Comune di Bologna, Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia
in collaborazione con Biennale Teatro 2016, L’arboreto – Teatro Dimora Mondaino, Santarcangelo Festival Internazionale del Teatro in Piazza, Teatro Petrella Longiano.
con il sostegno di MiBACT, Regione Emilia Romagna
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