MILENA COZZOLINO | Quando si parla di teatro di ricerca si intende una speciosa categoria di teatranti, che, spesso, eliminando la funzione d’intrattenimento del teatro, ha elimina anche il suo rapporto col pubblico. Chi ricerca fa un lavoro intellettuale, che il più delle volte non tutti capiscono. Perché in fondo non è necessario. È significativo invece che a rendere visibile la necessità di una ricerca teatrale che sia poesia della condivisione sia Toni Servillo, rappresentante di punta di una delle compagnie che ha fatto la storia del teatro di ricerca napoletano e non solo. Quei Teatri Uniti che avevano la loro base operativa sui Quartieri Spagnoli, e che tra difficoltà, spari e ristrettezze economiche, realizzarono un teatro che si opponeva con fermezza al teatro di intrattenimento, ma capace ieri come oggi di volare negli occhi e nel cuore del pubblico senza escluderlo dal gioco della rappresentazione.
A Napoli come a Parigi tutto questo è ancora possibile. È possibile il 14 febbraio 1940 e il 24 gennaio 2017, quando al Teatro Bellini di Napoli, va in scena Elvira di Brigitte Jacques, diretto e interpretato da Toni Servillo, sul palco insieme a Petra Valentini (nel ruolo di Claudia/Elvira), Francesco Marino (Octave/Don Giovanni) e Davide Cirri (Leòn/Sganarello), spettacolo prodotto dal Piccolo Teatro di Milano e Teatri Uniti.
Una giovane allieva di un’accademia di recitazione e il suo insegnante si confrontano in sette lezioni, da febbraio a settembre, che dovranno condurla al saggio di fine anno e poi ad interpretare Elvira del Don Giovanni di Molière. È un’allieva talentuosa, quella che vediamo in scena, messa in crisi da chi le sta dando, non gli strumenti per stare sul palco, ma la ragione profonda, tutto ciò che conta, il segreto del successo: la necessità di arrivare al pubblico. E necessità è diverso che dire capacità, per quello basta il talento, la costitutiva propensione, quel senso del teatro che è una specie di intelligenza, anzi che è intelligenza essa stessa. Vediamo la giovane intenta a ricercare il suo ingresso dalle quinte, il tono giusto, l’intenzione, il modo di muovere le mani, la sua uscita di scena.
Il palcoscenico si prolunga oltre il boccascena e a ridosso della prima fila di platea, prende forma il gioco metateatrale, che si eleva all’ennesima potenza se a recitarlo è quello che oggi viene considerato il più grande attore italiano. È un gioco non nuovo, se si pensa alle parole che Shakespeare mette in bocca ad Amleto nel suo discorso agli attori chiamati alla corte di Danimarca per smascherare re Claudio. È il teatro come gioco della verità, il teatro nella sua essenza più pura. Ma qui c’è di più, perché questo sentimento viene approfondito: il sentimento del teatro della verità diventa il vero protagonista del racconto scenico.
Quello che regala questo spettacolo è il teatro invisibile, l’impalpabile lavoro di ricerca che ogni grande ruolo pretende da chi lo interpreta, perché trovare una forma rappresentativa è trovare una ragione perché essa sia sulla scena, oggi e sempre. Petra Valentini trova il giusto equilibrio e l’intensità per regalarci il dramma plastico di chi ricerca la verità del suo ruolo, in teatro come nella vita. Fa riecheggiare nelle sue note dolenti lady Macbeth, Nora, la Signorina Giuly, tutti i grandi ruoli che mettono in crisi gli attori, perché convivono con una imperfezione costante, quello scarto tra la vita e la rappresentazione, che è un’altra specie di vita, e da cui va eliminato ogni accento di finzione perché possa raggiungere la realtà.
Elvira arriva alla realtà, perché è uno spettacolo sincero, che dimostra che la verità unica del teatro è la capacità di giungere al pubblico, di creare comunità, l’essere riuniti in un luogo insieme e il rispecchiarsi insieme nella rappresentazione. Una verità spesso dimenticata e snobbata da chi parla di teatro di ricerca, da chi sente di non doversi misurare con chi siede in platea, ma solo con qualche critico borioso che ne metta in luce passaggi astrusi e non necessari. La sala gremita e plaudente del Teatro Bellini testimonia questa verità.
Elvira
(Elvire Jouvet 40)
di Brigitte Jaques © Gallimard
da Molière e la commedia classica di Louis Jouvet
traduzione Giuseppe Montesano
regia Toni Servillo
costumi Ortensia De Francesco, luci Pasquale Mari
suono Daghi Rondanini, aiuto regia Costanza Boccardi
con Toni Servillo, Petra Valentini, Francesco Marino, Davide Cirri
coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatri Uniti