IVANA SALVEMINI | Orfani di Happy Valley, stagioni 1 e 2, meravigliosa serie BBC, (e come ti sbagli?), su una poliziotta cinquantenne, interpretata da Sarah Lancashire, che nonostante sua figlia sia morta a poco più di vent’anni, nonostante sua figlia sia morta suicida a poco più di vent’anni, nonostante sua figlia sia stata stuprata a poco più di vent’anni, nonostante sua figlia sia rimasta incinta del suo stupratore a poco più di vent’anni, nonostante sua figlia abbia dato alla luce quel figlio a poco più di vent’anni, nonostante sua figlia poche settimane dopo il parto abbia deciso di uccidersi a poco più di vent’anni, ebbene, decide di allevare quel bambino, contro ogni istinto, o forse seguendo l’istinto animalesco per il quale un bambino è un bambino, indipendentemente da chi ne sia il padre e di come sia stato messo al mondo. E nonostante il bambino ogni giorno combini guai a scuola e sembri manifestare tutte le caratteristiche genetiche di un padre violento, e abbia di fatto diviso la sua famiglia e posto fine al suo matrimonio, stringe i denti e, cazzo, va avanti. Decide che quel bambino ha il diritto di crescere amato e compreso, nonostante tutto.
Ma poichè, come i veri drammaturghi sanno bene, la giustizia è cosa amara, lenta e difficile da raggiungere, il padre del bambino, lo stupratore della povera ragazza, non viene incriminato per lo stupro e viene imprigionato per una sciocchezza. Ovviamente esce di prigione. E qui comincia, o meglio continua, il calvario di questa donna giusta, fortissima, stanca, ma indomita.
Donna tosta e incazzata, si accolla le disgrazie di tutti, non ce la fa a scansare le rogne, sta sempre scomoda, perchè le persone buone stanno scomode, ti cedono la sedia, il letto, la vita, pur di aiutarti. Ha grande intuito e non sempre (diciamolo: quasi mai) le viene riconosciuto e deve faticare tantissimo per far valere le sue – sempre giuste – ragioni. Deve sopportare le più pesanti ingiurie, perchè la tragedia non è tale se non c’è la beffa, lo sberleffo del destino, il disprezzo del cattivo e la sua terribile risata sulle tue ingiuste disgrazie.
Ma i tosti vanno avanti. Sempre. Anche imprecando in mezzo alla strada: la frase “Che settimana di merda!” rimarrà scolpita per sempre nella mia memoria!
Ebbene, orfani di Happy Valley, ci siamo buttati su Misfits, siamo alla stagione 4 di 5, e diventa sempre più divertente, irriverente. Figlia dei Monty Python e dei Sex Pistols, ha personaggi costruiti benissimo, attori bravissimi, tra i quali si distacca da tutti Joseph Gilgun, del quale non posso dire molto per non rovinarvi la visione, ma che ha capacità espressive davvero notevoli. Una capacità di trasformazione talmente efficace da sembrare liquida. Basta saper aspettare.
Inutile dire che va vista in originale, anche per non perdere l’accento delle Midlands di Kelly, una dei cinque ragazzi condannati per piccole infrazioni a prestare servizio a favore del Community Service (i nostri lavori socialmente utili) e nonostante ci siano più omicidi in questo Community Center che in tutte le stagioni della Signora in Giallo messe insieme, tutto procede normalmente, con il piccolo, fin qui omesso, particolare che una tempesta regala loro superpoteri. Cosa fanno cinque disadattati con i superpoteri? Casino, ovviamente, fanno un gran casino, ma sempre a loro insaputa, in maniera pura. Shit happens, homicides too! La serie è imperdibile, ma la scena che finora (non ho finito tutte le stagioni) dà la misura dell’altissimo livello punk della stessa, è la reazione di Kelly, la fucking-rocket-scientist, davanti ad Adolf Hitler (piccolo SPOILER ALERT!): cosa fa Kelly per impedire che Hitler conquisti il nostro pianeta? Ma lo stende con un tuzzo[1], che domande? E ove mai arrivaste alla puntata finale della terza stagione, non siate così ingenui da riportare alla mente le commoventi parole di Ovidio nel raccontare della tragica separazione di Orfeo ed Euridice: “Ed Ella, morendo per la seconda volta, non si lamentò; e di che cosa avrebbe infatti dovuto lagnarsi se non d’essere troppo amata? Porse al marito l’estremo addio, che Orfeo a stento riuscì ad afferrare, e ripiombò di nuovo nel luogo donde s’era mossa”…pensate piuttosto ad una certa Lucille!
Il creatore di Misfits è Howard Overman, lo stesso di Dirk Gently, Agenzia di Investigazione Olistica, altra serie che raccomando, con Elijah Wood ed un fuori di testa detective olistico, appunto, interpretato da Samuel Barnett, serie tratta dai romanzi di Douglas Adams, l’autore della notissima Guida Galattica per Autostoppisti.
Non posso non dire, infine, che uno dei protagonisti di Misfits è Iwan Rheon, lo spietato Ramsay Bolton di Games of Thrones, quello dei cani, per intenderci!
La colonna sonora di Misfits, anche quella è di altissimo livello, tra i tantissimi, Nico and the Velvet Underground, Florence+the Machine, Jeff Beck, The Cure, Joy Division, Kasabian, e molti altri ancora (la verità è che bisogna guardare le puntate con il telefonino vicino e shazam pronto), mentre le musiche originali, sono del bravissimo Vince Pope, lo stesso che ha scritto le musiche originali di Black Mirror.
E parlando di disadattati, non posso non menzionare la serie di disadattati per antonomasia, vista più dieci anni fa non ricordo dove, probabilmente su Sky ed una per me tra le migliori serie di sempre: Shameless. Con un giovanissimo e già bravissimo James McAvoy affiancato dalla talentuosa Anne Marie Duff. Se Ken Loach si desse alla commedia amara, questo sarebbe il risultato. Ideato in realtà da Paul Abbott ed oggetto di un remake statunitense con William Macy che non ho visto, se Netflix la adottasse e la mettesse a disposizione di tutti noi, sarebbe davvero cosa buona e giusta! [2]
[1] un tuzzo è una testata ( nda per i non baresi)
[2] considerato anche il fatto che in Italia sono andate in onda solo 3 stagioni su 11.