LAURA BEVIONE | Non è un’adolescente, né tanto meno una vergine innocente: Effie, l’Ifigenia del titolo, è una “dannata” della periferia gallese. Ama sbronzarsi e, se c’è l’occasione, drogarsi; si prostituisce per non morire di fame; ha una sorta di “compagno”, tale Sacha, che gira con un anomalo carlino e si mantiene svolgendo attività ben poco lecite; vive con un’altra ragazza, Leanne, che sopravvive a vodka…

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Una donna priva di morale, insomma, maleducata e refrattaria alle regole del vivere comune. E tuttavia… Una sola notte – e lo dice lei stessa, rievocando in scena la propria storia – cambia per sempre la sua esistenza randagia. Una notte trascorsa con un soldato che la guerra in Afghanistan ha lasciato storpio e insicuro della propria virilità – ma, in primo luogo, dello stesso significato della sua sopravvivenza – e che riesce a cancellare la radicata solitudine di Effie, anche se non nel modo in cui lei vorrebbe. Sì, perché quella notte fatidica non segna l’inizio di una storia d’amore destinata a essere coronata da un matrimonio in pompa magna e da una famiglia felice, bensì coincide con la maturazione di Effie o, meglio, con la sua presa di coscienza del proprio vero “io”.

La donna sbandata riscopre una natura sensibile e capace di pietas e sa intuire – a livello istintuale, viscerale, prima ancora che razionale – quanto l’inattesa gravidanza – questo l’irrevocabile cambiamento portato dall’amore con il soldato – possa forse riscattarne l’esistenza bastarda. Una speranza che pare svanire con la morte della bambina che Effie porta in grembo ma anche questa sofferenza si tramuta per la protagonista in occasione di redenzione.

Lo stringente monologo del gallese Gary Owen, asciutto e incalzante, è efficacemente incarnato in scena da Roberta Caronia, appassionata e sanguigna e che, ben diretta da Valter Malosti, scansa abilmente melodramma e superficiale pathos così da tratteggiare una creatura pragmatica e in fondo pura. Sceglie di non abortire ripensando alla gattina torturata dai suoi compagni quando era bambina; rinuncia al rimborso per negligenza da parte dei medici che hanno causato la morte della sua bambina per non gravare sul disastrato welfare della propria città e dunque per evitare nuove inutili morti… Un pragmatismo “spontaneo”, non frutto di speculazione socio-filosofica, bensì derivato di concreto e umanissimo istinto di sopravvivenza.

 

IFIGENIA IN CARDIFF

di Gariìy Owen –Traduzione di Valentina De Simone

Regia di Valter Malosti

Con Roberta Caronia

Prod.: Teatro di Dioniso, Torino

Festival delle Colline Torinesi/Creazione Contemporanea