RENZO FRANCABANDERA | Anzi ve lo dico, siamo ancora a tavola mentre scriviamo: nel dibattito fra pici e bringoli la sbarra della secessione comunale, eredità della cultura dei campanili, invade il terreno drammaturgico di Tovaglia a quadri, storica rappresentazione di teatro di piazza di Anghiari provincia d’Arezzo, interpretata da un gruppo di cittadini volontari davanti a 120 spettatori accomodati a tavola al prezzo di una cena della tradizione.
Il crostino d’antipasto è in abiti d’epoca, che ricordano limiti territoriali del tardo rinascimento, quando il baluardo del ponte rappresentò il fattore di vittoria per la compagine fedele a Firenze contro la lontana Milano. Rimpiange la vecchina affacciata alla finestra del primo piano il collegamento mancato in Frecciarossa Milano Anghiari mentre il cupo e corpulento Ermindo in arte Brindellone, abbassa la sbarra di Comune detoscanizzato. Sarà la consultazione popolare fra i centoventi commensali a sancire nella finzione scenica se Anghiari debba rimanere a battere vessillo toscano o se la distratta Regione, interpretata da una avvenente ma confusa e smemorata lady in abito brilluccicante, sarà abbandonata a favore di un’utopistica repubblica autonoma battente bandiera del Non So, nella logica testuale di Andrea Merendelli e Paolo Pennacchini, il primo dei quali firma anche la regia.
Sui bringoli si accende il dibattito: un territorio che vive l’impoverimento delle sue aziende della tradizione orafa e che si vede inglobato in una Area Vasta che comprende anche le province di Siena e Grosseto: “dalle Alpi al Mare, due terzi del territorio toscano” come mi ragguaglia con precisione la mia vicina di desco.
La società a tavola è metafora del voto di pancia, dell’idea di una comunità ragionata fra ironia e luoghi comuni, dove lo stornellare dei generosi attori, amatoriali ma capaci di tenere la piazza come a volte agli attori veri non riesce, fa da contrappunto al ragionamento sulle vicissitudini collettive.
Forse qualcosa che occorre ripristinare: forse sono l’origine delle fake news, ma sono anche il posto in cui discutere, il crocicchio, l’idea della Veglia Toscana a casa del vicino a parlare un po’ di tutto che ormai è ribaltato su Facebook alla velocità di un pollice da cliccare.
È invece questo stare assieme il sentimento che ci manca, la grande tavolata, il sedere a fianco di uno sconosciuto, che in metropolitana resta anonimo e che qui ha la libertà di dirti dove andare a comprare la carne buona o vivere un momento, magari artificioso ma non banale, di comunità.
Si mangia si, ma il testo riempie, rallegra, ci mette al confronto con il nostro oggi indecifrabile. Beviamo si, ma siamo parte di un rito che ci mette di fronte alle contraddizioni del sugo finto in cui viviamo, fingendo di non vedere.
Lo spettacolo, simile nella logica di costruzione a quello di Monticchiello, viene intervallato dalle portate, in un ritmo che sa ben miscelare territorio e macro-verità, zoomando dal Poggiolino anghiarese alle dinamiche del commercio internazionale che distruggono l’economia locale.
Il pregio di tutto è nel tutto: l’idea è ben precisa, sa suscitare l’ironia della comunità ma con l’ospitalità per chi non è di qui, che capisce, se la ride e se la gode, comprendendo a fondo i grovigli di un gruppo umano che d’inverno conta cinquemila anime fra le mura medievali, e d’estate sfama turisti (anche loro nel mirino, specie i pellegrini sulle orme del santo Francesco) teutonici e della perfida Albione in vena di ben mangiare al caldo che lì manca.
Stiamo bene: teatro di piazza, ben orchestrato e interepretato esaltando le abilità artigianali degli interepreti del territorio. Riscritture di canti, rappresentazioni simboliche della vicissitudine politica, ammiccamenti e accenni alla routine della zona, stilettate al vicino.
In fondo duemila e trecento anni fa Aristofane mescolava gli stessi ingredienti. Magari questo testo non verrà tramandato ai posteri, ma sa parlare ad un presente che fa il tutto esaurito da anni e per quindici giorni ad Agosto, con una lista d’attesa che non fa sconti neanche al sindaco, che ci siede di fianco e si becca la sua raffica di stilettate, ridendo con il vicino di tavola, che magari in consiglio comunale gli vota contro e stasera sorride. Pare l’ultimo sindaco sia stato eletto per nove voti di differenza, sovvertendo una tradizione di settant’anni. Ma qui è tutto mescolato. Diventa episodio, una virgola di un macroflusso che scorre, a cui da queste parti sono abituati. Il Tevere scorre, incurante delle storie degli umani, delle dispute fra bringoli e pici, e continuerà a farlo anche quando le disumane macchine prenderanno il potere.
Mai faranno la scarpetta nel sugo finto come me. Provando piacere col teatro come forma di espressione della società come me. Un po’ ubriachello di vino, in un finale al buio che si allunga in improbabili epifanie bucoliche che rievocano un tempo passato sulle note del Pinocchio di Comencini guardando la costellazione di Pegaso, mitico cavallo alato riportato sul gonfalone della amata e odiata Regione, mentre gli attori prendono gli applausi sulle note di Sciudaistei, pardon, Should I stay or should I go dei Clash. Manca giusto chi venga a sfracellarci la chitarra in testa per risvegliarci dall’orzo col rum.
Vi lasciamo ora al video reportage che testimonia alcuni momenti dell’evento.
Tovaglia a Quadri 2017
VIA DA NOI
di Andrea Merendelli e Paolo Pennacchini
con
Fabrizio, astropolitologo Fabrizio Mariotti
Sergino, chef rinascimentale Sergio Fiorini
Ermindo, detto Brindellone Ermindo Santi
Mario, anghiarese a San Giustino Umbro Mario Guiducci
Dottor Cospaia, filosofo da bar Andrea Valbonetti
Gnacco Snack, patatine al dettaglio Alessandro Severi
Rossano, detto Zanna d’Oro, artigiano orafo Rossano Ghignoni
Andrea, detto Il Solfa proprietario dello SBAR Andrea Finzi
Cecilia, proprietaria dell’Osteria Cecilia Bartolomei
Stefania, promoter ConFederSagre Stefania Bolletti
Marta, donna del Poggiolino Marta Severi
Maris, imprenditrice MarisMetalli, madre di Rossano Maris Zanchi
Elisa, cameriera toscana Elisa Cenni
Ada, donna del Poggiolino Ada Acquisti
Gabriele, portiere di calcio e operaio partime Gabriele Meoni
Pellegrino francescano Pierluigi Domini
Miss Toscana Daniela Duranti