LAURA BEVIONE | Si è aperta all’insegna della grande danza internazionale l’edizione 2017 del festival Torinodanza, l’ultima firmata da Gigi Cristoforetti. Il futuristico e apocalittico Roméo et Juliette del coreografo francese, di origini albanesi, Angelin Preljocaj, ha portato sul palcoscenico del teatro Regio ventiquattro splendidi danzatori, capaci di incantare il pubblico con disinvolta e raffinata professionalità. Sì, perché è stata proprio l’alta qualità della danza, unita ad alcune evocative soluzioni coreografiche – i teli rossi a suggerire la morte sopravvenuta con violenza, il disperato rotolarsi sul palco e sul corpo senza vita dell’amato Romeo da parte dell’emozionante Giulietta di Yurié Tsugawa – a determinare la forza di uno spettacolo registicamente e scenograficamente meno convincente.

Come accennato, Preljocaj immagina un’ambientazione oscura per la tragedia shakespeariana, collocando l’infelice amore fra i due giovani in una società contraddistinta dalla violenza – sentinelle nerovestite con tanto di cane lupo appaiono sulla parte alta delle mura scure sul fondo del palcoscenico – e dalle sperequazioni sociali – la famiglia di Giulietta appartiene alla temibile milizia deputata al mantenimento dell’ordine mentre Romeo e i suoi sono negletti straccioni. Una realtà che, almeno nelle intenzioni del coreografo, mescola scenari alla Blade Runner con distopie alla 1984, occhieggiando tanto ai regimi totalitari dell’Europa dell’est quanto ad apocalittiche visioni del futuro così da sottolineare ancora una volta l’atemporalità della sfortunata vicenda dei due amanti veronesi. Un’impostazione che, nondimeno, Preljocaj si limita ad accennare, senza svilupparla in profondità e preferendo concentrarsi sulla coreografia che, nondimeno, avrebbe certamente giovato di un disegno registico ardito e inventivo quanto la facciata – scenografia e costumi – lasciava intravedere. Resta, nondimeno, l’abilità nel guidare i danzatori che, come accennato, regalano frangenti di reale commozione.

Roméo et Juliette_JCC3719_© Jean-Claude Carbonne (1)

Pathos assente, invece, in Von, lo spettacolo ideato dal coreografo Daniele Albanese, anche in scena con Marta Ciappina e Giulio Petrucci. Il palcoscenico immerso quasi costantemente nell’oscurità, la danza vorrebbe indagare la «trasformazione dell’energia e la sua metamorfosi», in un tentativo di evidenziare parallelismi non scontati fra riflessione scientifica e pratica artistica. Obiettivo ambizioso che si esplicita in un testo frammentario – una successione di pensieri, a chiosare ovvero contraddire le azioni dei danzatori – pronunciato fuori scena e nell’interazione fra movimento e luci.

Il risultato, nondimeno, risente del concettualismo dell’impostazione registica e drammaturgica, che “raffredda” la coreografia, in particolare nel lungo duetto danzato da Ciappina e Petrucci. Assai più riuscito e realmente pregnante l’assolo finale dello stesso Albanese, che pone il raffinato gioco di chiaroscuri – ideato dal light designer Alessio Guerra – a servizio della propria eclettica eloquenza: il danzatore sa muovere con la medesima inventiva efficacia i muscoli del viso come quelli di tutto il corpo, esaltando così l’energia e le potenzialità espressive insite in una fisicità debitamente valorizzata.

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E di quanto sorprendenti possano essere le risorse del corpo umano testimonia con luminosa evidenza la compagnia britannica Candoco, composta da danzatori “abili” e disabili, protagonisti insieme di spettacoli firmati da coreografi di vaglia, come nel caso dei due pezzi proposti al teatro Carignano: Set and Reset/Reset, firmato dalla “mitica” Trisha Brown, e Face in, della coreografa israeliana Yasmeen Godder.

In entrambe le coreografie risulta sorprendente il lavoro di “integrazione” delle differenti abilità dei danzatori così da coniare un linguaggio fluido e coerente, privo di stridii e contraddizioni. Una fluidità, un’elegante leggerezza di corpi che paiono senza peso, particolarmente esplicita in Set and Reset/Reset, con i danzatori che abitano il palcoscenico quale evanescente stormo di uccelli: un’epifania misteriosa, che incanta lo spettatore, oramai incapace di cogliere la carnalità, anche ferita, di quei corpi.

ROMÉO ET JULIETTE, coreografia di Angelin Preljocaj

Scene di Enki Bilal. Costumi di Enki Bilal e Angelin Preljocaj

Suono di Goran Vejvoda. Luci di Jacques Cahtelet.

Con Jean-Charles Jousni, Yurié Tsugawa, Marius Delcourt, Fran Sanchez, Antoine  Dubois, e altri 18 danzatori del Ballet Preljocaj

Prod. Ballet Preljocaj

 

VON, idea e realizzazione di Daniele Albanese

Disegno luci di Alessio Guerrra

Con Daniele Albanese, Marta Ciappina, Giulio Petrucci

Prod.: Compagnia Stalker_Daniele Albanese, in coproduzione con 6 enti nazionali e internazionali

 

SET AND RESET/RESET, coreografia di Trisha Brown; FACE IN, coreografia di Yasmeen Godder

Con Megan Armishaw, Joel Brown, Olivia Edginton, Tanja Erhart, Adam Gain, Laura Palay, Toke Broni-Strandby, Mickaella Dantas, Nicolas Vendange.

Prod. Candoco Dance Company