TANIA BEDOGNI | È possibile coniugare un corpo odierno con ciò che è stato danzato e ciò che lo sarà?
Assistendo a due spettacoli in apertura della tredicesima edizione del Vie Festival, emergono alcune considerazioni.
La compagnia Xe diretta da Julie Ann Anzilotti riporta in scena Erodiade-Fame di vento ispirata al poema incompiuto Hérodiade di Stéphane Mallarmé. La creazione, che debuttò per la prima volta nel 1993 al Teatro Ponchielli di Cremona, rivive oggi con nuovi interpreti e scenografie originali grazie al progetto RIC.CI (Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni 80’/90’). Ideato e diretto da Marinella Guatterini dal 2011 con lo scopo di “rimettere in moto la memoria di un passato prezioso”, il percorso è giunto alla sua ottava tappa per riconsegnare al pubblico coreografie che hanno dato impulso allo sviluppo della danza contemporanea in Italia.
La protagonista, solitamente conosciuta come Salomè, nel testo simbolista porta il nome della madre adultera, quasi a preannunciarne gli stessi tratti ambivalenti. Fin dalla prima delle sei scene il male e il bene si contendono i suoi pensieri e le sue azioni. A nulla vale la vicinanza della Nutrice e dell’Angelo Custode, inermi rispetto al potere dello Spirito Maligno nel determinare l’invocazione della decollazione di Giovanni Battista. Solo dopo questo evento drammatico e l’ascensione al cielo del Santo, Erodiade attraverso una catarsi che la affrancherà dal male, potrà raggiungere l’equilibrio accanto al suo Angelo Custode.
Le musiche contemporanee di Paul Hindemith, Wilhelm Killmayer e Walter Fähndrich intervallate dalla voce narrante di Gabriella Bartolomei amplificano la coloritura emotiva del racconto e ne rafforzano la leggibilità.
Il linguaggio coreutico ha una grammatica dalle frasi brevi, senza sbavature. Contrae il dibattersi esistenziale della donna “affamata di vento” in una sintesi di linee che attingono al nitore neoclassico tanto quanto alla fluida dinamica contemporanea, fatta di slanci e di recuperi misurati. Il movimento è segno rapido di colore: abito rosso per lo Spirito Maligno ed Erodiade, tonache blu per lo Spirito del Bene e la Nutrice.
La scelta grafica di Alighiero Boetti rende il fondale elemento attivo: il cerchio rosso iniziale si dispiega diventando un ovale, un elegante richiamo all’iconografia classica che vede Salomè accogliere la testa di Giovanni Battista appoggiata su di un piatto d’oro.
Se questo è ciò che ancora oggi trasmette l’impeccabile disegno artistico di Anzilotti non è possibile scinderlo dalla sua necessità di una interpretazione tecnicamente all’altezza. La padronanza del gesto misurato e al contempo espressivo ha reso la figura della Nutrice, interpretata da Paola Bedoni, esemplare connubio tra rigore pedagogico e maturità narrativa di un corpo odierno per una danza dal passato. Gli altri interpreti hanno invece mostrato gradi tra loro differenti di padronanza di questo spunto necessario, offrendo un quadro d’insieme sfuocato rispetto al nitore del disegno originario che, di conseguenza, ne è emerso in parte penalizzato.
A tinte forti, come un caleidoscopico quadro di Jonas Burgert, è invece l’esperienza dal titolo Benvenuto Umano di CollettivO CineticO: corpi prodigiosi capaci di moto perpetuo annodano danza, arte circense e canto alla medicina tradizionale cinese e agli enigmatici affreschi di Palazzo Schifanoia.
Il pubblico, nella penombra della sala, è invitato da Francesca Pennini, qui danzatrice oltre che coreografa, ad immedesimarsi con ciò che lei sarà: cieca.
Per un’ora e venti minuti la si può guardare muoversi nel buio abitato da suoni, da oggetti e da corpi esponendosi ad acrobatiche esplorazioni. I quadri si avvicendano, gli elementi scenici appaiono, le musiche si alternano, gli innesti tecnologici sorprendono, e sono talmente tanti che diventa un’esperienza, appunto, della quale è difficile riconoscere una intenzione narrativa, una cornice coreografica dal tratto continuo anziché puntiforme.
Come due facce della stessa medaglia: da un lato la più immediata sensazione di avvincente stupore, dall’altro la successiva percezione di un discorso iniziato più volte e più volte rimasto in sospeso. Alcune immagini sono potenti nel loro essere evocative, come ad esempio quella iniziale.
Cinque corpi maschili che ri-producono sequenze di movimento femminile viste attraverso visori 3D per smartphone in un gioco che poi evolve in manipolazioni dal sapore agrodolce, dove la figura disarticolata della Pennini passa di mano in mano rimanendo sul sottile confine tra l’essere adorata e l’essere abusata. Mentre altre, come la lunga scena del “sumo al contrario”, nella sua ripetizione fino all’estinzione del combattimento, lasciano svanire la poetica del gesto per atterrarla a forza di colpi troppo prevedibili.
La danza del futuro pare essere totipotente e chiamare a sè corpi che abbiano attraversato esperienze estreme, dense di rischio e di prodezze, che solamente la padronanza tecnica può proteggere e di cui i performer di CollettivO CineticO ne danno prova.
Erodiade – Fame di vento (durata 1 ora)
ispirato a “Hérodiade” di Stéphane Mallarmé
coreografia Julie Ann Anzilotti
musiche Paul Hindemith, Wilhelm Killmayer, Walter Fähndrich
scene Alighiero Boetti
assistente alla scenografia Tiziana Draghi
costumi Loretta Mugnai
interpreti 1993 Manuela Taiana, Paola Del Cucina, Roberta Gelpi, Sabrina Vitangeli, Carlos Martin, Julie Ann Anzilotti
interpreti 2017 Paola Bedoni (Nutrice), Giulia Ciani (Angelo Custode), Sara Paternesi (Erodiade), Liber Dorizzi (Giovanni Battista), Sara Ladu (Spirito del Bene), Laura Massetti (Spirito Maligno)
scrittura vocale e voce Gabriella Bartolomei
consulenza musicale Michele Porzio
produzione Compagnia XE
in collaborazione con Amat – Associazione Marchigiana Attività Teatrali / Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee / Fondazione Ravenna Manifestazioni / Fondazione Teatro Comunale di Ferrara / TPP – Teatro Pubblico Pugliese / Torinodanza – Teatro Stabile di Torino Teatro Nazionale/Fondazione Toscana Spettacolo onlus/Fondazione Milano – Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi
debutto 1993 Teatro Ponchielli di Cremona, 22 aprile 1993, nell’ambito del “Progetto Neoclassico” di Marinella Guatterini
ricostruzione 2017 Teatro Storchi di Modena a “VIE Festival”, 14 ottobre 2017, nell’ambito del progetto RIC.CI – Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ‘80/’90 ideato e diretto da Marinella Guatterini con il supporto di Silvia Coggiola e Matteo Rinaldini/organizzazione e comunicazione e Alberto Calcinai/fotografo
Visto in prima assoluta 14 ottobre 2017 Teatro Storchi- Modena
Benvenuto Umano (Durata 1h 20′)
ideazione, regia e coreografia Francesca Pennini
dramaturg e operatore Shiatsu Angelo Pedroni
azione e creazione Simone Arganini, Andrea Brunetto, Carmine Parise, Angelo Pedroni, Francesca Pennini, Stefano Sardi
coproduzione CollettivO CineticO, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Festival Città delle 100 Scale
in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione, Progetto Corpi & Visioni – promosso da Comune di Correggio con il sostegno di MiBACT, Regione Emilia-Romagna, Centrale Fies – art work space
residenze Teatro Asioli (Progetto Corpi & Visioni), SZENE Salzburg, Teatro delle Briciole, L’Arboreto – Teatro Dimora
residenza stabile Teatro Comunale di Ferrara
Visto il 15 ottobre 2017 Teatro Fabbri – Vignola (MO)