ELENA SCOLARI | I treni. I treni sono un mezzo che tutti conosciamo, che tutti usiamo, sono un luogo in moto universalmente familiare. E sono anche un luogo letterario, cinematografico, e grazie al Progetto T de Gli omini anche teatrale.
La compagnia di Pistoia ha lavorato sulla Ferrovia Porrettana, osservando i viaggiatori, ascoltandoli, vivendo le stazioni e realizzando così tre spettacoli:  Ci scusiamo per il disagio (premio Rete Critica 2015) presso i Rotabili Storici di Pistoia e poi spostandosi da Pistoia a Porretta con La corsa speciale, andato in scena tra binari, boschi e gallerie. Il terzo e ultimo capitolo è Il controllore, visto al Teatro delle Moline di Bologna per VieFestival

Il controllore è la figura centrale dello spettacolo declinata a caricatura secondo diversi caratteri: l’autoritario militaresco (Francesco Rotelli), il gentile compagnone (Luca Zacchini), la materna confidente (Francesca Sarteanesi). La scena è il vagone di un treno che va da Porretta a Bologna, ma i tipi che incontriamo sono persone che incarnano lo smarrimento, la superficialità, la mancanza di desideri, cioè i vuoti diffusi a tutte le latitudini di questi nostri tempi un po’ sbandati, sbiaditi, nei quali ci si aggira in cerca di ancore. O di corrimano.
Le luci di Alessandro Ricci contribuiscono a dare il giusto squallore a questo treno, a renderlo molto simile ai vecchi locali di periferia, serpenti accidentati, che cigolano come le articolazioni delle nostre esistenze.

Le situazioni si susseguono come quadri/sketches, entrate e uscite dei tre attori, di solito in scena due per volta, che rientrano sotto le sembianze dei personaggi successivi.
Si ride molto, spiando in questa carrozza. Si ride perché c’è l’assurdità di un “ingombro” sui binari, parrebbe un sacco, che nessuno può spostare, il treno è fermo finché “gli ufficiali preposti non procederanno alla rimozione”; si ride perché la donna che porta una torta in viaggio (che non si deve sciogliere) ha sostituito il fidanzato con un pitone; si ride perché il giovinastro che ascolta il walkman (con le audiocassette!) pare un casinaro ma butta là qualche pensiero mica da poco, di cui sulla ricerca della felicità; si ride perché nei nostri viaggi vorremmo tutti sentire gli annunci filosofici che questi strampalati controllori diffondono in vettura; si ride – di surrealtà – perché la donna che cerca di suicidarsi senza riuscirci ha un marito a casa che ogni volta chiede al telefono ai salvatori “Ce l’ha fatta, stavolta?”.
C’è anche un cieco, forse più prevedibilmente simbolico degli altri personaggi, che non vede ma aspetta fiducioso la sua Silvana, che senza di lui si perde.

Questi figurini sommano isterie, paure, psicosi, sono tutte persone sgangherate, e il lavoro de Gli omini ne mostra i difetti umanissimi con umorismo, tenerezza e morbido cinismo. Se fossimo a un convegno si direbbe “è uno spaccato sociale”. Sì, ma dipinto con colori che alla comicità tagliente mescolano uno sguardo antropologico, variopinto e aguzzo.

Tipi da binario, un minuto popolo ferroviario, fatto di personale e passeggeri bislacchi, è una vetrina delle immaturità e delle incapacità di tutti noi. Ognuno cerca il proprio posto nel mondo: chi nella trasmutazione come il cowboy de noantri che sta diventando donna ma rimane western oriented nell’abbigliamento, chi in una ridicola ricerca di potere da esercitare a colpi di obliteratrice, chi nell’eterna immaturità vestita di stolida ingenuità.

Il riso di questo spettacolo è sincero, se ne esce di buonumore, ma quello che rimane sotto il gas esilarante dello spirito, quando le bollicine sono evaporate, è un precipitato desolante, è una sintesi amara delle vite che si possono incrociare su un treno, che è una reale porzione di mondo, noi compresi.

Il controllore è un ottimo esempio di come autori ed attori capaci possano “usare” il teatro per riflettere sull’uomo, senza voler dare nessuna noiosa spiegazione ma offrendo una spinta sagace perché sia il pubblico a voler trovare la propria personale lettura. Fino alla prossima fermata.


ideazione Gli Omini
con Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Luca Zacchini
dramaturg Giulia Zacchini
luci Alessandro Ricci
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Associazione Teatrale Pistoiese Centro di Produzione Teatrale