LAURA BEVIONE | La Tempesta, dramma-testamento di William Shakespeare, è eletta dal Teatro del Lemming quale catalizzatore di riflessioni non ordinarie sull’opera complessiva del drammaturgo inglese così come sul senso stesso del fare teatro nella nostra viva contemporaneità, a partire – in quest’ultimo caso – dalla stessa concezione, orgogliosamente anti-convenzionale, che fin dalla nascita ha contraddistinto la compagine di Rovigo.

La prima rottura delle convenzioni consiste nell’abolizione dello iato fra palcoscenico e platea: spettatori e attori condividono lo stesso spazio – un’ampia stanza immersa per la maggior parte del tempo nell’oscurità – si toccano e si abbracciano, si guardano negli occhi e si raccontano storie ma anche si strattonano e si scansano con decisa autorità.

Gli spettatori, privati della “protezione” offerta dalla distanza e dalla comodità della poltrona, sono frastornati e disorientati, costretti a ridiscutere il proprio ruolo nell’evento teatrale e a prendere immediatamente posizione rispetto a quanto viene loro narrato, sussurrato, urlato, mostrato. E ciò che viene “messo in scena” – in verità intimamente vissuto – dai persuasivi ed energici performer è un viaggio nella propria interiorità, alla ricerca di quanto dei personaggi shakespeariani – Amleto, Otello, Giulietta, Macbeth… – abiti in ciascuno di noi.

Follia, gelosia, amore sono stati esemplarmente rappresentati da Shakespeare, cui l’umanità è debitrice di un ritratto cristallino delle proprie fragilità – come esemplificano monologhi e dialoghi tratti da alcuni drammi del bardo ed evocati nello spettacolo – di una “porta aperta” sulla propria interiorità.

Shakespeare come “chiave” per penetrare la natura intima della nostra natura umana ma anche per riaffermare la potenza del teatro, inteso non tanto come “svago” ovvero divertimento anodino, che non lascia traccia, bensì quale pungolo al pensiero e invito a ridiscutere la propria posizione nella società.

Una concezione del “fare teatro” che il Lemming condivide con il torinese Stalker Teatro, che ne ha ospitato lo spettacolo nel cartellone della rassegna Differenti Sensazioni, giunta alla sua trentesima edizione: prosa, danza, performance per riflettere su innovazione e diversità ed edificare nuovi, articolati rapporti fra pubblico e artisti.

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WS TEMPEST

drammaturgia, musica e regia di Massimo Munaro

Con Chiara Elisa Rossini, Diana Ferrantini, Alessio Papa, Boris Ventura, Marina Carluccio, Katia Raguso, Alessandro Sanmartin.

Prod.: Teatro del Lemming, Rovigo.