DOMENICO COLOSI | “Immensa, un’isola / si stende sulle membra di un gigante: / l’isola di Trinacria. Sotto il peso / della sua grande mole sta schiacciato / il gigante Tifeo, che osò sperare / d’impadronirsi dell’Olimpo. È vero, / egli si muove e spesso si dibatte / per rialzarsi, ma sulla sua destra / sta Peloro, vicino all’Ausonia, / sulla mano sinistra tu, Pachino, / gli comprime le gambe Lilibeo / e sulla testa lo minaccia l’Etna”.
La fioritura mitologica sull’attività sismica siciliana trova nel gigante Tifeo una tra le declinazioni più suggestive: da Eschilo a Ovidio (in apertura l’estratto dalle Metamorfosi) il canto di una lotta impari con gli dei, il sogno di vendetta, la punizione oltraggiosa. L’attore ennese Turi Zinna recupera oggi il mito per un progetto multimediale da dispiegare in una quadrilogia scandita da un ambizioso percorso di video mapping. Con un velario di tulle a delimitare la scena, il Tifeo proposto al Centro Zo di Catania vede protagonista un uomo sporco di argilla, un predicatore assatanato che governa l’incessante groove elettronico di sottofondo tra invocazioni e invettive, urla e riflessioni ad alta voce. Frammenti su frammenti che mai trovano, tuttavia, una segreta coesione: in uno spazio che restituisce freddamente le intuizioni visive proposte (con un effetto rétro da Commodore 64 potenziato), le parole risuonano come eco lontana. Non già proveniente dalla terra del mito, ma del delirio.
La prodigiosa recitazione di Zinna resta così rinchiusa in un paesaggio ostruito da troppi ostacoli, ove il dialogo immaginario con il dottor Cadmo – quasi robotico resoconto di una scatola nera – è spunto troppo debole per condurre a risultato pieno. Persa la soave armonia del mondo, smarrita la strada della vendetta, Tifeo rivela la sua rabbia cieca, quella mutilazione morale diretta conseguenza dello scontro fatale con un destino avverso. Sepolto sotto cumuli di parole, lo spettatore resta in balia di un urlo ferino, spietata coscienza del cosmo: sul palco un infuriare di eventi, schegge di un’affabulazione malata priva di un fuoco simbolico. Devastazione e conoscenza, facce indistinguibili della stessa medaglia.
TIFEO
ideazione Maria Piera Regoli, Turi Zinna, Giancarlo Trimarchi, Fabio Grasso
testo, regia e interpretazione Turi Zinna
musiche dal vivo e ingegneria del suono Fabio Grasso e Giancarlo Trimarchi
interattività scena digitale Luca Pulvirenti / Laboratorio Mammasonica
in collaborazione con Piero Douber
scena Salvo Pappalardo
disegno luci Aldo Ciulla
supervisione artistica Federico Magnano San Lio
produzione Retablo con il Centro ZO Centro Culture Contemporanee
ufficio stampa Vincenza Di Vita
Centro ZO di Catania, 10 novembre 2017