ANTONELLA D’ARCO | Mettere in scena Eduardo, durante le feste di Natale, è una tradizione consolidata per chi fa teatro, soprattutto a Napoli e dintorni; e a questa consuetudine non si è sottratta la programmazione del Teatro Civico 14 di Caserta. Per l’appunto, il 22 e 23 dicembre, è stato presentato A-MEDEO, un’analisi intorno al ruolo dei figli nelle varie opere di Eduardo De Filippo, spettacolo di Vulìe Teatro, il duo Michele Brasilio e Marina Cioppa.

Il lavoro rientra nella sezione /OSSERVATORIO, ideata dal collettivo del Civico 14, con l’intento di riservare uno spazio artistico e un momento di confronto dedicato ad una compagnia emergente, presente nel cartellone con più produzioni, durante l’anno; infatti, ad aprile, Vulìe Teatro tornerà con: Semi-peccato, non esiste più l’amore platonico.

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Antimo Navarra e Stefania Remino in una scena dello spettacolo

Sul palco, i due interpreti, Antimo Navarra e Stefania Remino, vestono i panni dei figli teatrali, nati dalla penna eduardiana. Di Tommasino e Ninuccia Cupiello s’intersecano pensieri e parole; di Chiarina e Lorenzo Savastano  non è indagata soltanto la loro dimensione di figli nella solitudine e nel dolore per la mancanza del genitore, ma anche quella di fratelli; mentre Giulianella Priore racconta tutta la tenerezza dell’amore coniugale che riconosce negli occhi di suo padre; questi sono solo alcuni dei mini-quadri scenici che raccolgono le anime, smarrite e disorientate, dei figli raccontati in “Mia famiglia”, “Bene mio core mio”, “Gennareniello”, “Sabato, domenica e lunedì”, “Natale in casa Cupiello”, per citare qualche titolo. All’ elenco va aggiunta Filumena Marturano, una madre, che, pur di salvare quei suoi tre figli “tutti uguali”, sopporta il dolore per la mancata condizione di sposa.

Sebbene i protagonisti che si muovono sul palco sono i figli e un’emblematica immagine materna, essi agiscono nell’ attesa che ritorni il grande assente: il padre. Presenza invocata, figura necessaria e necessitante alla vita dei personaggi, il padre, familiare ed artistico, la sua perdita e il rapporto con lui, diventano strumento per un’investigazione metateatrale. Ai nomi, sopra menzionati, vanno aggiunti quelli reali degli attori “morti il primo giorno di prove”, eppur vivi nel ricordo della paternità artistica eduardiana dalla quale discendono e grazie alla quale assumono forme sempre nuove.

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Antimo Navarra e Stefania Remino in una scena dello spettacolo

Attraverso alcune interessanti intuizioni registiche che restituiscono negli occhi degli spettatori suggestive immagini e grazie ad una solida volontà di ricerca che si è concentrata sulla relazione figli-genitori e sul contrasto che da essa scaturisce, il lavoro di Vulìe Teatro si è mosso frammentando la drammaturgia e decontestualizzando i testi citati, a favore di un’idea. Alla narrazione lineare si è preferita la messinscena del pensiero di Eduardo De Filippo, dalla quale è emerso un collage di parole che talvolta ha sofferto di passaggi testuali deboli e di una reiterazione concettuale,  a discapito del ritmo e della fluidità dello spettacolo.

Un omaggio intelligente, un requiem in memoria di Eduardo, una preghiera laica da rivolgere al proprio genitore per supplicarlo di indicare il giusto percorso, A-MEDEO è un’intima indagine sull’ uomo e sull’ artista, su quel “gelo” che è il teatro, in cui Eduardo è cresciuto, come figlio, prima, e come padre, poi.

A-MEDEO

di Michele Brasilio e Marina Cioppa

con Stefania Remino e Antimo Navarra

disegno luci Alessandro Benedetti

produzione Vulìe Teatro