MARCO BALDARI | Il sipario aperto accoglie il pubblico intento a sedersi in platea. Un video con la voce di Manuela Kustermann spiega il perché di questa operazione.
“La compagnia La Fabbrica dell’Attore, fondata da Giancarlo Nanni, per il suo 50° anno di attività, vuole ricordare la figura storica e incontrovertibile del suo fondatore, nonché regista di innumerevoli successi che hanno segnato la storia del teatro contemporaneo, definendo lo stesso, come “teatro immagine”.
Nessuna opera più del Il Gabbiano di Anton Čechov racchiude in sè tutta la poetica del regista greco di nascita. Cresciuto nei fermenti storici del teatro d’avanguardia della fine degli anni ’60, con questo spettacolo concepito tra il 1995 e il 1997 Nanni dà sfogo a tutta la sua geniale creatività.
Giancarlo Nanni fu tra i primi fautori di quello che sarà poi definito “teatro immagine”. Influenzato dalla sua precedente attività di pittore, concepì lo spettacolo ed il palcoscenico come un quadro da riempire, superficie dove far convergere parola, luce, suono, movimento, in una composizione multiforme, stratificata, ma unificata dai limiti dello spazio teatrale.
La trama del dramma di Čechov è assai conosciuta. La tragedia è uno sguardo ironico del grande autore russo sulla borghesia in villeggiatura sulle rive di un lago. I drammi e le tremende vicende che accadono ai protagonisti avvengono tutte fuori scena.
Pur rappresentando uno spaccato sociale della borghesia russa di fine ‘800, Il Gabbiano, è un’opera di grande attualità, sia per l’intreccio tra natura, sentimenti umani e complessità dell’arte, sia per il conflitto generazionale tra i personaggi. La protagonista Irina Arkadina (Manuela Kustermann) è un’attrice famosa, il suo amante Trigorin (Paolo Lorimir), un noto scrittore. Anche il figlio di Irina, Kostantin (Lorenzo Frediani), aspira a diventare scrittore e Nina (Eleonora Di Luca), la ragazza da lui amata (e che si innamorerà di Trigorin), sogna di fare l’attrice. Tutti e due i giovani realizzeranno i loro sogni, ma pagandoli con l’infelicità. Lei sarà usata da questo uomo più grande e “tarpata” del suo sogno di innocenza. Lui, dopo aver già tentato il suicidio, si toglierà vita, inconsolabile per aver perso l’amore della ragazza. Insoddisfatti però sono anche i “vecchi”, cinicamente indifferenti ai problemi dei giovani, ma in realtà dominati dalla stessa voglia di vivere e di amare.
La ripresa della regia curata dalla stessa Kustermann non tradisce in nessun modo le idee originali di Giancarlo Nanni. La scenografia è ridotta all’osso, un telo bianco steso a terra e uno schermo sul fondo, che simula i rumori e il lento movimento del lago, dove gli attori si muovono in perfetta sincronia, tra il teatro danza e la prosa più classica. I costumi rispecchiano quelli di una borghesia decadente, ma che non rinuncia al suo ruolo di “èlite culturale”.
Ci sono poi tutte quelle trovate sceniche che hanno reso il teatro di Nanni così importante. Grazie all’uso di materiali poveri, ma di grande impatto visivo, (teli di plastica o sedie usate come ostacoli da superare), questi riescono perfettamente a filtrare tutti gli stati d’animo che i protagonisti vivono. Arrivando al pubblico in maniera immediata e assai forte. Estremamente intensa è la parte di “Nina russa” (Anna Sozzani), vera e propria rappresentazione dell’anima di Nina. La musica elemento straniante, pare avere un andamento antitetico rispetto alle dinamiche del pathos (si passa da Battisti a brani di musica classica contemporanea), raccordando perfettamente i momenti più gioiosi a quelli più drammatici. Esemplare è l’uso delle luci (Valerio Geroldi), basilari nella creazione dello spazio scenico e nello sviluppo della struttura drammaturgica. Molto intensa è la scena del tentato suicidio di Kostantin. Gli attori immobili come in un quadro, ma illuminati sono nel volto da una luce fredda esprimono con le loro espressioni tutta la disperazione per il gesto appena avvenuto.
Il cast è ancora quello originale della prima versione, fatta eccezione per Nina e Kostantin (per evidenti motivi anagrafici). Tutti sono ben affiatati e convincenti, solo nella a seconda parte la stanchezza pare colpire gli attori che calano un po’ in efficacia.
Il risultato comunque è quello di uno spettacolo ancora molto coinvolgente, nonostante i suoi venti anni. Segno che il teatro se fatto bene non teme né il tempo né il passare delle stagioni.
Il Gabbiano
di Anton Čechov
traduzione e adattamento Manuela Kustermann
Personaggi ed interpreti
Irina Arkadina Manuela Kustermann
Kostya Lorenzo Frediani
Sorin – Dorn Massimo Fedele
Nina Eleonora De Luca
Nina russa Anna Sozzani
Masha Sara Borsarelli
Trigorin Paolo Lorimer
Medvedenko – Dorn Maurizio Palladino
Musiche Lucio Battisti, Philip Glass, Meredith Monk, Michael Walton
Scene Giancarlo Nanni
Costumi Manuela Kustermann
Luci Valerio Geroldi
Direttore di scena Danilo Rosati
Movimenti di scena Rocco Nasso
Assistente regia Gaia Benassi
Foto di Tommaso Le Pera
Regia Giancarlo Nanni
Ripresa da Manuela Kustermann
Teatro Vascello