RENZO FRANCABANDERA |Il teatro di figura, quando pensato drammaturgicamente per un pubblico di adulti, è sempre un bel rischio. Innanzitutto perché è un codice teatrale particolare, in cui il progresso della formula recitativa con i muppets ha richiesto e richiede una perizia e una complessità a cui il pubblico inizia ad abituarsi. Basti pensare al recente Sorry Boys con le bellissime e complesse maschere mobili e iperrealistiche in lattice di Marta Cuscunà, e poi a ritroso, scorrendo la memoria, senza scomodare Danio Manfredini, alla ricerca di più o meno recenti opere prime o quasi di realtà giovani, con Robe dell’altro mondo, uno dei primi lavori di Carrozzeria Orfeo.
E qui il ricordo attiva qualche corto circuito, qualche scintilla nella memoria, nel toccare il filo di Nuovo Eden, spettacolo scritto e interpretato da Jessica Leonello con la regia di Manuel Renga. Innanzitutto perchè come per Carrozzeria Orfeo, anche nel caso della Leonello la vicenda dello spettacolo ha luogo a Brescia, e in secondo luogo perchè sia Carrozzeria che la Leonello hanno lavorato e ancora lavorano di base nel bresciano. La Leonello in particolare, diplomata alla scuola di Mimo e Commedia dell’Arte “Louis Jouvet” di Bologna, nel 2012 ha vinto la III Edizione del Premio per le Arti “L. Petroni” di Residenza Idra con lo spettacolo “Cingomma” e ha proseguito nella sua ricerca di attrice e autrice, collaborando con con Residenza Idra e Teatro Telaio di Brescia.
Evidentemente la provincia orientale della Lombardia deve avere qualche conto in sospeso con il mascheramento!
La vicenda alla base della messa in scena è del tipo Risvegli: un paziente anziano si sveglia da un grave trauma che lo ha tenuto in ospedale per anni, e tornato nel mondo normale si mette alla ricerca del figlio di cui non ha notizie, ma soprattutto inizia a cercare se stesso nella città che aveva vissuto. E in cui è cambiato tutto. Nei parchi ai bambini del quartiere che giocavano a calcio si sono sostituiti i figli degli immigrati di seconda generazione che giocano a cricket. Il viaggio nella vita che fu, e il legame con un presente possibile sono il filo rosso di una delicata creazione capace di arrivare a toccare emozione e poesia in diversi momenti.
Dal punto di vista puramente meccanico lo spettacolo è fatto da una attrice, la Leonello, e da uno scatolone scenico, reso abilmente fungibile, un parallelepipedo multifunzionale di tre metri per due per uno di profondità circa, che diventa di volta in volta stanzetta, abitazione, commissariato di polizia, o anche solo semplicemente, ruotato, superficie di proiezione. L’elemento video infatti intervalla il recitato, permettendo peraltro i cambi scena dello spazio nel retro del parallelepipedo, i veloci cambi maschera della interprete, e il giusto ritmo drammaturgico.
Funziona infatti in modo “giusto” l’interazione dell’elemento video, circostanza assai rara negli spettacoli, e quindi è uno dei meriti di Nuovo Eden. I filmati (di Nicola Zambelli), che a volte raccontano il personaggio, a volte i luoghi, sono elemento integrante e non alieno. Su questo la cura tecnica è notevole, non meno di quanto è attenta la parte interpretativa e di gioco del corpo con la meccanica dei muppets, con l’interprete che a volte interpreta due personaggi contemporaneamente usando metà corpo per l’uno e metà per l’altro, in scene di dolce tenerezza sul senso della vecchiaia.
Ci sono elementi perfettibili, certo: è parsa un po’ troppo a scenette, in qualche caso un po’ insistite come quella del commissariato all’inizio, la prima parte, che invece alleggerita qui e lì dell’effetto sketch isolato, permetterebbe un’amalgama assai più intensa con la seconda parte, che proprio per i suoi irrisolti, i non detti o elisi, arriva in alcuni momenti ad essere struggente, tanto da non sembrare neanche inopportuno (anche se poco poco forzato nel simbolo delle ali), l’atterraggio sui fotogrammi de Il cielo sopra Berlino in cui l’angelo accompagna l’anziano nella passeggiata nel campo sotto il cavalcavia.
Nuovo Eden infatti regala la sua maggior forza dove non cerca agganci, ma li genera autonomamente nel pubblico, ognun per sé: personalmente in certi momenti, vuoi per la somiglianza della maschera, vuoi per la vicenda dell’anziano che cerca se stesso, affiorano alla mente momenti dei primi grandi spettacoli di Manfredini, di cui qui e lì si respira il sapore. O la grande compresenza di attore, maschera e burattino, come in Neville Tranter.
Pulito quindi di alcune ridondanze didascaliche e della volontà esplicita di “autoralità riferita”, questa è senz’altro una creazione che ha tutte le caratteristiche per essere autorale di suo.
E di questo va dato merito a tutta la squadra, dalla regia all’interprete fino a tutto il pensiero scenico nelle diverse espressioni multimediali. Perchè l’arte è nello spazio che si lascia all’immaginare, senza risolvere esplicitamente (è, ad esempio, poco utile la sequenza video di pochi secondi con dei medici che con una profondità attorale invero modesta scuotono la testa sul destino del figlio dell’anziano protagonista).
Ecco, eliminando quel pochissimo di spiegazione che qui e lì resiste, l’opera merita effettivamente non solo le menzioni che già ha avuto (Menzione speciale al Bando di Nuova Drammturgia Tagad’off 2017, Finalista al Premio Crash Test 2017 e Finalista al Earthink Festival di Torino) ma anche una bella circuitazione, perchè pulita, onesta, laboriosa. Così come la Leonello merita un supporto alla sua crescita creativa per i prossimi passi, che sono forieri di una bella profondità di ricerca, di cui vediamo le possibilità.
NUOVO EDEN
di e con Jessica Leonello
regia Manuel Renga
video Nicola Zambelli
scene Mario Leonello, Mario Barnabi, Manuel Renga
produzione Chronos3
studio selezionato dal Festival ExPolis16 Teatro della Contraddizione Milano
debutto al Festival Wonderland 2016 di Residenza Idra Brescia
menzione speciale al Bando di Nuova Drammturgia Tagad’off 2017
finalista al Premio Crash Test 2017
finalista Earthink Festival di Torino