ELENA SCOLARI | Siamo in una sala comunale, siamo con il vicesindaco, la segretaria e un impiegato. Sta succedendo qualcosa, i tre sono visibilmente agitati, passeggiano nervosamente intorno al tavolo, sotto le brutte luci al neon che illuminano tutti i municipi.
Il vicesindaco (Simone Faloppa) parla al cellulare tramite un auricolare: un terrorista sta tenendo in ostaggio i clienti in un supermercato della cittadina. Una piccola città. Possibile?! Anche qui? Anche qui.
Il sindaco non si trova, ha il telefono spento, quello sta a sciare… E qui siamo nelle pesti.

Ecco il contesto di La lotta al terrore, testo di Luca Ricci (direttore del festival Kilowatt) e Lucia Franchi, che abbiamo visto in una sala sufficientemente squallida da essere perfettamente in linea con il luogo dell’azione.

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I tre personaggi sono archetipici del politico di sinistra (qualsiasi cosa significhi ora) convinto di essere aperto e progressista, della funzionaria pubblica un po’ ottusa e inchiodata al “regolamento” (Gioia Salvatori), dell’uomo qualunque e qualunquista, superficiale e impaurito. Quest’ultimo, ben interpretato da Gabriele Paolocà (che emerge per versatilità e convinzione) è la figura meglio disegnata, che vive un’evoluzione nello svolgersi della vicenda.
Il terrorista chiederà di parlare con il sindaco, che essendo sulle piste innevate dovrà essere sostituito da un rappresentante dell’istituzione comunale. Per quanto sia poco credibile che in un caso simile il malvivente sia interessato a parlare con l’amministrazione, capiamo che la scelta un senso ce l’ha perché la cittadina è piccola e tutti si conoscono, infatti il terrorista è il figlio del fruttivendolo che l’impiegato conosce da sempre, in quanto ex compagno di scuola del figlio. Il personaggio di Paolocà è inizialmente caratterizzato come spiccio e sbrigativo, affezionato a cliché semplificatori, ma quando scopre l’identità di chi sta tenendo sotto scacco cittadini e istituzione comincia un processo che dall’incredulità passa alla consapevolezza, si rende conto della disattenzione che regna nei rapporti tra persone, il suo guscio si squarcia e il suo perimetro diventa opaco.
Non altrettanto succede agli altri due ruoli, più statici e che non appariranno particolarmente cambiati da questa esperienza.

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Dell’attentatore non si dice mai se sia musulmano, viene detto solo che è egiziano. Il dato potrebbe essere ininfluente se il pubblico non fosse naturalmente portato a identificare in maniera meccanica l’azione terroristica con una “categoria”, non considerando questo automatismo la questione rimane sospesa: se l’intento è suggerire che la messa in rischio della sicurezza produce paura sempre e comunque, chiunque sia a porla a repentaglio, “buttar là” l’origine egiziana è fuorviante.

Nonostante il fatto descritto, lo spettacolo è sostanzialmente una commedia, godibile grazie a una scrittura scorrevole, con alcuni risvolti che suggeriscono riflessioni – non troppo problematiche, a dire il vero – su come affronteremmo un imprevisto di questo genere. L’impacciataggine dei tre è fonte di circostanze spesso divertenti e il ritmo drammaturgico non è quello del dramma.
Il titolo La lotta al terrore è un po’ sovradimensionato rispetto a quanto vediamo in scena, la tensione c’è, sì, ma non si lotta granchè, più che altro si attende, che accada qualcosa e che questo qualcosa ci aiuti a capire. E a capirci.

Il tempo del fattaccio è lo stesso tempo dello spettacolo, gli spettatori condividono le attese come fossero nello stesso luogo ma come osservatori dietro una finestra.
Non diremo come va a finire questa storia, e forse anche gli autori avrebbero potuto dire meno sull’epilogo, per spingere il pubblico ad analizzare più profondamente le proprie paure e prendere una posizione.

 

La lotta al terrore

produzione CapoTrave/Kilowatt
ideazione e drammaturgia Lucia Franchi e Luca Ricci
con Simone Faloppa, Gabriele Paolocà, Gioia Salvatori
voci off Massimo Boncompagni, Andrea Merendelli, Irene Splendorini
costumi Lucia Franchi
organizzazione Massimo Dottorini
scena e regia Luca Ricci

con il sostegno di Comune di Sansepolcro, Regione Toscana, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo