RENZO FRANCABANDERA | Quale è il “giusto contesto” per esprimere il concetto chiaro che in Italia il tema dell’identità di genere è qualcosa su cui occorre una riflessione diffusa e generalizzata che permetta il superamento di una grettezza culturale retaggio certamente di millenni di storia e di forma di potere maschio-centrica, se non appunto il medium principe del dialogo con le masse, ovvero la televisione.
E quale, se non un programma in prima serata destinato al largo pubblico, in cui ad un certo punto c’è una esibizione di ballo in cui invece che la rituale coppia uomo-donna, la coppia è fra persone dello stesso sesso? Forse due donne avrebbe fatto meno scandalo, ma due uomini proprio non si può. Il giurato, giornalista, Ivan Zazzaroni si rifiuta di esprimere giudizio sul merito coreografico della proposta artistica della coppia di ballo formata da soli uomini Ciacci/Todaro, etichettandola, dopo aver già fatto cenno a questa sua posizione la settimana scorsa, come “fuori contesto”.
Cerchiamo di approfondire quindi di quale contesto stia parlando Zazzaroni, perché moltissimi balli di coppia, per ragioni socio-antropologiche sono nati fra soli uomini. E’ il caso del tango, quando alle origini del ballo, forse anche per mancanza di donne nelle balere gli uomini (erano quasi tutti emigranti senza la famiglia a seguito) ballavano in coppia fra loro. Ed il tango ad esempio ha avuto grandi interpreti della dualità maschile, come i fratelli Macana. Anzi proprio nel contesto del ballo e sempre a proposito del tango, quindi in pieno contesto, sempre in Argentina, primo paese latinoamericano ad aver legalizzato nel 2010 le coppie gay, il Mondiale di Tango è stato aperto, dall’edizione 2013 alle coppie dello steso sesso. Nel tempo la pratica si è diffusa e sono moltissimi i locali a dare libero accesso all’espressione del corpo nella danza dove non esiste più la parte dell’uomo e quella della donna ma quella del “conductor” e quella del “conducido”.
A quale contesto si riferisce quindi il signor Zazzaroni nell’esprimere un parere di gusto su un passo a due fra uomini? Certamente la sua passione soggettiva per il ballo e per il format tv, che lo vede fra i giurati di lungo corso di questa trasmissione nazional popolare, ma di certo parliamo di un giornalista le cui abilità si sono distinte “in altri contesti”, come quello calcistico e sportivo in generale.
Quale è dunque il contesto specifico in cui poter vivere liberamente una dimensione dell’arte per cui in Italia oggi non si debba ritenere anomala una coppia (artistica o sentimentale) che prescinda dalla differenza fra sessi e guardi alla libera espressione dei soggetti? Subito infatti il “Popolo della Famiglia”, la tipica formazione della conservazione ideologica, ha alzato gli scudi contro la rappresentazione televisiva, rea di proporre un modello “sbagliato”.
L’arte, la sua storia, dal teatro alla danza, sono testimonianza totale di quanto la presa di posizione del giurato sia quantomeno fuori contesto: dagli attori del teatro vittoriano, che per l’impossibilità delle donne di fare teatro, erano costretti ad interpretare anche le parti femminili, fino alle popolazioni musulmane, dove non sono rari i balli della tradizione tribale riservati a coppie di uomini, come il ballo yemenita del pugnale, la coppia coreografica di soli uomini è un dato di fatto.
Non bastasse, parliamo del contesto cinematografico-televisivo, dei suoi albori, ed ecco apparire dagli archivi del cinema il primo esperimento di film con un audio sincronizzato. Siamo nel 1894. E cosa succede in questo filmino realizzato nel Thomas Edison’s Black Maria studio? Mentre il direttore W.K.L. Dickson suona al violino un pezzo di “The Chimes at Midnight”, opera di Jean Robert Planquette, ci sono due uomini che ballano. Forse neanche di questo contesto era a conoscenza Ivan Zazzaroni. E vogliamo fermarci qui per non snocciolare un rosario di epifanie del genere nel mondo dell’arte e della cultura, compreso il contesto televisivo rispetto al quale la performance è stata tacciata di essere fuori contesto.
Dunque l’esibizione, peraltro anticipata a mezzo stampa, ha visto un’opposizione di “estetica di genere” ferma nello stereotipo che la libertà di vivere la propria vita sia ammissibile in privato, ma questo diritto perde consistenza appena lo si vuole portare alla luce del sole, renderlo pubblico, appena si coltiva l’istanza che vedere due uomini fare quello che normalmente fa una coppia eterosessuale, sia legittimo, e questo che si abbia a che fare o meno con questioni sentimentali e sessuali, e non come in questo caso, addirittura con questioni di espressione artistica.
Detto, infatti, nel caso specifico parliamo semplicemente del fatto che secondo il giornalista non ci sia o debba essere spazio per una coreografia di questo genere (che nella sua valutazione mentale merita ZERO) ci troviamo probabilmente di fronte al fatto che Ivan Zazzaroni piuttosto che esprimere la sua valutazione abbia chiesto addirittura di non votare.
Quindi la realtà è con più probabilità nel fatto che siamo in un contesto sociale e umano dove viene dato spazio ad un argomento la cui natura pertiene al fatto che il valutante abbia considerato probabilmente e profondamente, diversamente da quanto sostiene ora dopo le numerose polemiche sollevatesi, non la questione di merito rispetto ai movimenti e alla coreografia, ma lo abbia fatto mettendo in relazione quanto visto con lo stereotipo mentale della coppia ballerina composta da uomo e donna.
E forte viene alla mente la performance di Conchita Wurst che mise il pubblico televisivo europeo nel contest canoro più importante del continente davanti alla contraddizione dell’ibridazione del sembiante uomo-donna nella sua forma più mescolata negli attributi esteriori, quelli appunto del “preconcetto”.
Ecco, il nostro tempo si trova davanti a questa sfida, la sfida fra apparenza e sostanza. Fra giudizio degli occhi filtrato dai preconcetti della mente, e intuito dell’arte di superare lo stereotipo. Una richiesta alla base ad esempio della scelta coraggiosa e potente di Rosario Palazzolo che dovendo scegliere a chi far interpretare il personaggio della sua Letizia in Letizia Forever ha affidato la parte ad uno straordinario e barbutissimo Salvatore Nocera.
Del suo sembiante, della sua mascolinità, dopo pochi minuti lo spettatore perde totalmente coscienza. Davanti allo sguardo c’è l’essere umano con tutta la sua potenza di rappresentazione dell’istanza artistica soggettiva.
E’ questo che è mancato al povero giornalista, incapace di guardare oltre, di superare il confronto suo, mentale, soggettivo, con lo stereotipo, per confrontarsi profondamente con l’istanza artistica rappresentata. Che poteva anche essere mediocre, ma non per le valutazioni su cui il suo giudizio si è fondato.
E quindi dal nostro punto di vista, questo “valutatore” merita ZERO. Perchè questa persona, che svolge un ruolo pubblico, di comunicazione pubblica, ha armato a nostro avviso il tema del preconcetto invece che del concetto, prima ancora di quella omofobica.
Per correttezza rispetto al nostro punto di vista, disposti come siamo illuministicamente a ritenere di essere noi con il nostro punto di vista nel torto, proponiamo nell’audio di seguito, Zazzaroni che si difende dall’accusa di omofobia, che non accetta. Anzi, si dice pronto a ballare pubblicamente in coppia con Ciacci.
https://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/ballando-con-le-stelle-zazzaroni-darmi-dell-omofobo-e-una-cosa-avvilente/299985/300615
Ben disposti noi ad andare dritti al concetto, anche a suo favore. Lo aspettiamo nel passo a due. Vediamo che succede…
Magari più che in una bolla di sapone si conclude tutto in una botta di audience.