Gli attori appaiono esattamente come spiriti. Gli spiriti appaiono esattamente come corpi”.

MARCO BALDARI | Macbeth una delle opere più note di William Shakespeare è spesso rappresentata come l’archetipo per eccellenza della brama di potere sfrenata e dei suoi pericoli.

Se questa è la lettura canonica per il dramma dello scrittore inglese, in questa messa in scena di cui andiamo a dire si assiste ad un’interpretazione che concentra la sua riflessione su aspetti più rituali e mistici.

La giovane artista Dalila Cozzolino, in scena al Roma Teatri, decide per questo suo studio/monologo di porre l’accento sulla superstizione, su quei fenomeni che costituiscono gli Idola, i pregiudizi della mente. Gli Idola Theatri, in particolare, sono le filosofie superstiziose, quelle, cioè, che hanno contribuito a creare “mondi fittizi da palcoscenico”, quelle che ci rendono interpreti della realtà come se essa fosse intrisa di presagi, scopi, fini, disegni.

Crea così il suo Macbeth la Cozzolino, un mondo sempre in bilico tra finzione e realtà.

Partendo dalla battuta di una delle tre streghe “Salute a te, che un giorno sarai re”, dà inizio al suo spettacolo. Questa frase è stata davvero pronunciata, le streghe sono davvero esistite? O tutto è solo una suggestione del generale dell’esercito scozzese?

La trama del dramma così muta completamente. Tutto quello che accade a Macbeth potrebbe essere frutto della sua fantasia, dei suoi sensi di colpa, anche solo per aver pensato ad un atto simile: uccidere il re per prenderne il posto.

Dalila Cozzolino, attrice scrittrice e regista, porta in scena questa lettura con buone trovate sceniche. In un atmosfera onirica, quasi sempre immersa nel buio, dà vita a tutti “i fantasmi” che animano la mente di Macbeth. Grazie ad un uso sapiente delle luci e di alcuni oggetti di scena, oltre che alla sua indiscutibile bravura, ricrea un Macbeth più che credibile.

E’ sola sul palcoscenico, ma i personaggi dell’opera ci sono tutti. Dalle tre streghe, interpretate modulando la voce ogni volta in maniera differente, passando per l’esercito e il re, rappresentati come elmi di guerrieri appesi sul soffitto, fino a Macbeth e la sua “musa assassina”, sempre in bilico tra la pura cattiveria e i sensi di colpa.

Non mancano nemmeno gli episodi più importanti. La battaglia iniziale, trasformata in un caleidoscopio di luci e urla tra elmi che danzano sul palco. Il dialogo tra Lady Macbeth e suo marito, sul disegno per uccidere re Duncan, è reso da un surreale, ma molto intimo colloquio tra piedi, illuminati da un faretto, con il resto del palcoscenico al buio. La pazzia e i sensi di colpa che attanagliano il protagonista dell’opera, dopo il suo tremendo gesto, sopraggiungono lanciano sul palcoscenico polvere bianca che avvolge completamente l’attrice, un effetto assai d’impatto e che viene ancora più amplificato dai movimenti della testa della Cozzolino, restituendo in maniera immediata lo stato di follia in cui il personaggio sta cadendo.

Uno studio di nemmeno un’ora, per entrare nella testa di Macbeth e cercare di restituire al pubblico ogni suo pensiero, che sia reale o immaginato.

Uno studio, quindi ancora con alcune cose da migliorare, ma che già in questa fase embrionale dimostra tutte le sue potenzialità. La Cozzolino come attrice è brava e molto credibile in ogni parte che fa. Le trovate sceniche soprattutto quelle sulle luci (Giacomo Cursi), sono forse la cosa migliore, fasci luminosi che sembrano tagliare le parti del corpo e raccontare un personaggio attraverso esse. L’unica cosa che convince poco sono alcune scelte musicali, che sovraccaricano troppo l’opera rendendola in alcuni punti difficile da seguire.

“La tragedia si è compiuta, non ci resta che riattraversarla, danzarci dentro, starci sopra, come dei re, come gli attori, come se.”

L’opera della superstizione per eccellenza viene “smontanta”e rimessa insieme  in questa buona prova, per uno spettacolo che regala una piacevole scoperta al pubblico in platea.

Roma Teatri presenta

MACBETH aut Idola Theatri
studio per un nuovo spettacolo
da W. Shakespeare

con Dalila Desirée Cozzolino
drammaturgia e regia Dalila Cozzolino
aiuto regia Rachele Minelli
luci e suono Giacomo Cursi

un ringraziamento a
Rosario Mastrota e Elena Savio

produzione Compagnia Ragli
co-produzione RomaTeatri
ufficio stampa Erika Cofone