LAURA BEVIONE | Ma che c’entrano Brecht e Walter Benjamin con Peppa Pig? E Charles Fourier con Holly e Benji? Davide Carnevali – qui, per la prima volta, anche regista del proprio testo – traccia arditi incroci fra filosofia e sociologia e cartoni animati, così da svelare quanta poca innocenza si celi dietro i “prodotti” destinati all’infanzia.
Si parte da un “pisolone” – Alberto Onofrietti imprigionato in un animalesco costume di peluche – che legge alla bambina che ha aperto lo spettacolo una versione decisamente punk di Cenerentola; per passare al surreale dialogo fra due genitori/attori che vorrebbero per la figlioletta un asilo capace di stimolarne intelletto e capacità pratiche salvo poi affidarla alle rassicuranti – e completamente gratuite – braccia della nonna.
Ci sono, poi, Holly e Benji che, oramai ultraquarantenni, si confrontano in un’infinita telefonata intercontinentale sulle rispettive esistenze, mescolando politica economica internazionale – bond argentini e crisi planetaria – e personalissime condizioni di lavoro. C’è il padre marxista che, tramite un video accuratamente ideato e montato e una visita mattutina a un ipermercato milanese, dimostra alla figlia di appena quattro anni come il migliore dei mondi possibili abitato da Peppa Pig non sia altro che il frutto di un’abile operazione di marketing; mentre la madre si compiace della libertà di pensiero della bimba ricorrendo a una poesia di Brecht citata da Benjamin.
A intervallare questi sipari – surreali ma non troppo – ecco il “fine dicitore” Alberto Onofrietti che, dolcevita nero d’ordinanza e leggio, storpia disinvoltamente notissime poesie – da La pioggia nel pineto a Spesso il male di vivere… – ovvero declama con enfasi i testi delle sigle televisive di notissimi cartoni animati, da Lady Oscar a Mimi e la pallavolo. Intermezzi certo esilaranti e che, nondimeno, nulla aggiungono alla colta e intelligente riflessione dispiegata con pur leggera ma stringente necessità da Carnevali.
Lo spettacolo, infatti, stimola e interroga soprattutto nei succitati sipari, allorché la risata suscitata dall’acuta ironia del drammaturgo è propulsore di meditazione non soltanto sulla pianificata malafede dei produttori di cartoni animati per bambini, ma altresì su quali principi – etici? – si fonda l’educazione che, negli anni Ottanta-Novanta come nel secondo millennio, viene impartita – direttamente e indirettamente – alla giovane generazione: consumatori fin dalla culla o insanabili sognatori? O, forse, esiste un’alternativa che riesca a combinare consapevolezza della realtà e desiderio di perseguire i propri sogni?
Per Carnevali – e per i suoi tre interpreti, anch’essi generosi e seriamente divertiti – la risposta non può che essere affermativa, a patto di non abdicare mai al pensiero e allo spirito critico. L’invito è quello a essere ribelli sì, ma sapendo sempre argomentare in maniera convincente i propri no, come il bambino – o la bambina – che, nella poesia di Brecht, si rifiuta di lavarsi…
MALEDUCAZIONE TRANSIBERIANA
Testo e regia di Davide Carnevali
Costumi Simona Dondoni
Luci Silvia Giulia Amendola
Video e suono Luca Piumitallo, Alberto Onofrietti
Interpreti Fabrizio Martorelli, Silvia Giulia Mendola, Alberto Onofrietti
Produzione Teatro Franco Parenti, Milano
www.teatrofrancoparenti.it; www.fondazionetpe.it
Teatro Astra, Torino, 19 aprile 2018