RENZO FRANCABANDERA | L’allarme lanciato stamattina con un segno di pennarello rosso su un foglio e postato su Facebook. Ma in realtà sono quelle cose per le quali poco si può fare. Perché così ha deciso l’istituzione. L’immobile occupato e da diversi anni adibito alle arti sceniche, l’Angelo Mai, ha visto le porte sigillate stamane.
Una storia che riporta alla mente la vicenda per molti versi simile pur nelle differenze del Rialto Sant’Ambrogio e del Teatro dell’Orologio. Spazi di maggior o minor istituzionalita’ ma dedicati alle arti sceniche che l’amministrazione capitolina, solerte a chiudere i conti con la cultura molto più decisamente che con i tassisti abusivi e le altre lobby che ne inquinano il ventre molle, ha deciso di sigillare.
Come quando avemmo a commentare la repentina e improvvisa chiusura dell’Orologio, avvenuta anche quella alle prime ore dell’alba, ci si trova a commentare una città ormai inerte. Perchè occorre dirselo chiaramente: il problema non è più l’amministrazione. Ma sono i cittadini. E’ la città di Roma, che indolente accetta il collasso, in cui il senso civico e di appartenenza negli e degli spazi condivisi non esiste.
Una città che non fa rimostranze, che non scende più in piazza, che è passata dalla neve di Alemanno, alle buche della Raggi, passando per un sindaco autonomo di sinistra spodestato dai partiti che lo avevano portato a governare.
Una città di fatto rassegnata al nulla e in cui il gioco dei poteri sotterranei e della malavita, la terra di mezzo, è gioco facilissimo.
E’ la terza volta che l’Angelo Mai viene chiuso. Sarà l’ultima?
Questo sgombero fa seguito alla delibera 140 approvata dal commissario Tronca nel 2016, che disponeva lo sgombero di centinaia di immobili con canoni di locazione fermi, occupati o di cui era scaduta l’assegnazione. Il Movimento 5 Stelle si era impegnato a rivedere la delibera, ma la cosa non è successa.
Più triste è considerare che dopo la fuffologica riapertura di foyer e servizi del Teatro Valle, con quello che pomposamente è stato definito un Interludio, ma che lascia capire che di fatto un progetto per quel teatro è ancora di là da venire, la soppressione del Febbraio 2017 quasi in sincrono di Rialto e Orologio, ecco che un’altra delle poche bombole d’ossigeno della Capitale viene meno.
Per molto o per poco tempo non importa. Importa il senso di questa operazione, di cui all’Assessorato alla Cultura dicono di non sapere nulla.
Ma come è possibile una cosa del genere?
E’ evidente che non è possibile. Come pure deve essere chiaro che sinistra e destra forse non esistono più nei partiti, ma esistono molto chiaramente nella mente di chi poi sulle sedie del governo si siede. Nelle piccole come nelle grandi comunità. E l’Italia è una nazione dove la confusione degli orientamenti sta forse portando a fraintendimenti colossali, e ad aborti della politica, di cui pagheremo le conseguenze assai amaramente. Questo è bene considerarlo.
Perchè la politica e lo spazio sociale sono un BENE COMUNE: e vanno abitati, e difesi.
Roma città aperta, ormai sventrata.
Teatro di Roma esce intanto con un comunicato di supporto all’Angelo Mai
«Colpisce la repentina chiusura di uno degli spazi più vivaci dedicati alla creatività e alla cultura indipendente della Capitale – commentano così il presidente Emanuele Bevilacqua e il direttore Antonio Calbi – L’Angelo Mai si è imposto in tutta Italia e anche in Europa come vivaio di innovazioni e di sorprese, dove socializzazione, arti, saperi, conoscenze, formazione vanno a braccetto e fanno tutt’uno. La Capitale della Nazione che ha nell’Arte e nella Cultura, in tutte le sue plurali forme, la propria identità millenaria non può alienare un’esperienza così importante e strategica, così unica. Il Teatro di Roma ha avviato una collaborazione con gli attivisti militanti di questo hub creativo, non solo coproducendo lo spettacolo Settimo cielo dell’inglese Caryl Churchill, con la regia di Giorgina Pi, una delle fondatrici dell’Angelo Mai, con due settimane di esauriti al Teatro India, ma programmando insieme anche una sezione del progetto dedicato alla nuova coreografia, Grandi pianure, curato da Michele Di Stefano, con una tre giorni di performance e nuove espressività legate al corpo, al movimento, alla coreografia, per i prossimi 7, 8, 9 giugno. Confidiamo in una rapida e positiva soluzione di questa criticità».
Qui di seguito il comunicato stampa dell’Angelo Mai.
Questa mattina per la terza volta in 14 anni l’Angelo Mai viene sgomberato dal Comune di Roma.
Non si tratta di una vicenda penale questa volta, di un’inventata storia criminale, ma di pura burocrazia. Ancora una volta nessuno all’Assessorato alla Cultura ne sapeva nulla.
Eppure nell’ultimo periodo sembrava che qualcosa rispetto agli spazi si muovesse. Per questo il sequestro di oggi è sorprendente oltre che gravissimo.
Nonostante l’adozione di atti amministrativi con i quali si disponeva un ripensamento dell’intera vicenda degli immobili di proprietà comunale destinati ad uso sociale, sulla base delle sentenze della corte dei conti e in attesa del nuovo regolamento, nonostante tutto questo oggi senza alcun preavviso Comune di Roma e Polizia Municipale si sono presentati per sgomberare un luogo assegnato.
Chiediamo di differire l’esecuzione del provvedimento in attesa di una pronunzia del Tar in via d’urgenza.
Chiediamo di non interrompere le nostre attività non da qui a poco ma da qui ad anni ed anni perché l’equazione tra arte e illegalità fallisce in parte e non può trovare nessuna legittimazione politica né qui né altrove. Chiediamo che una volta per tutte agli spazi culturali e sociali di questa città venga riconosciuto il diritto ad esistere e non solo a resistere.
In questa città lacerata e offesa, simbolo di un paese moribondo e suicida, l’Angelo Mai è un luogo indispensabile e irrinunciabile.
Non chiuderemo MAI, sia chiaro.