ELENA SCOLARI | Giuliano Scabia, poeta, iniziatore del nuovo teatro italiano (insieme a Carlo Quartucci, Luca Ronconi, Carmelo Bene, Franco Quadri, Luigi Nono, Bruno Maderna) pone da sempre a chi legge e ascolta il tema del trionfo della vita sopra ogni desiderio di morte. Maestro indiscusso del teatro e soprattutto del teatro portato fuori dai teatri, ha presentato a Lecco, nella stagione di Spazio Teatro Invito, una versione unica de “L’azione perfetta“, dialogo per voce e violoncello, terzo capitolo del Ciclo dell’eterno andare, tratto dall’omonimo romanzo di Scabia.
In questo libro si racconta la straordinaria vita di Sofia, studiosa della mente e donna d’amore, che attraversa la storia italiana cercando di adempiere ai compiti che si è data fin da bambina, fra cui ritrovare il padre troppo presto salito al cielo e vincere la morte. Niente meno.
Lo spettacolo si chiude con la consegna agli spettatori del “santino taumaturgico”, una poesia con un disegno del maestro, da portare con sé per sentirsi meno smarriti.
Scabia ricorda che ne La tempesta di Shakespeare Prospero si chiede se può superare la morte con la magia, scoprendo che l’immaginario può essere talmente potente da distruggere, anche la morte, così Sofia farà la sua ricerca e avrà a che fare con angeli dagli occhi rossi e dagli occhi azzurri, avrà a che fare con la poesia, la poesia che è suono, anzi il suono ne è la colonna, la poesia si “dice” per questo. Come facevano i provenzali, cantandola.
Scabia ha recuperato il canto, in dialogo col violoncello (suonato da Antonio Cortesi) perché è lo strumento con la voce più simile a quella umana, ed è quindi uno strumento cardine.
In questo libro e in questo reading c’è anche una delle intuizioni che Scabia stesso definisce come un punto di comprensione personale importante: “Cos’è il logos? Non è la parola, non è la ragione, ma il “legamento”, il legame come quello chimico tra elementi, che forma il mondo. È quindi la legge. Nel logos c’è tutto. Quando ho capito questo ho capito di aver fatto una scoperta”.
Abbiamo chiesto al Maestro Scabia di dedicarci un po’ del suo tempo per raccontarci qualcosa del suo infinito Teatro vagante, del suo Albero dei poeti dal quale Esiodo e Saffo vanno e vengono in libertà, e cantano i loro versi di notte. Gli abbiamo chiesto della sua vita poetica e teatrale piena di sorprendente fantasia: “Il teatro si fa per divertirsi, è gioia, il teatro è poesia e la poesia fa volare i semi della mente”.