img_1165RENZO FRANCABANDERA | È come chiedersi se nasca prima l’ignoranza e poi il fanatismo o sia il secondo ad alimentare volutamente la prima, come fanno i Taliban in Afghanistan per mantenere saldo il loro potere. Certo è che nella realtà iperconnessa mondiale, da un lato la rete e la comunicazione si muovono nel senso dell’accessibilità universale, del rendere facile per tutti poter apprendere. Dall’altro si assiste a fenomeni di banalizzazione dei messaggi di portata allarmante, che per molti anni abbiamo accettato come manifestazioni sciocche di intelligenze “minori”.

Le intelligenze minori forse eravamo noi, se dopo 10 anni dall’avvento del web siamo prigionieri di un sistema di comunicazione imbarbarito, fatto di viralità e messaggi dal contenuto sommario e sempre più spesso aggressivo e approssimativo, ma facile da consumare nello scrollare di un mouse da parte di una popolazione in cui l’analfabetismo è molto alto, complici i cellulari, le faccine, il fatto che ormai si dia per scontato che nei messaggi gli errori ricorrano per via del sistema di completamento automatico delle parole.

700394c5460EDNmainANALFABETI.jpganalfabetismo di ritórno locuz. sost. m. – Espressione riferita a quella quota di alfabetizzati che, senza l’esercitazione delle competenze alfanumeriche, regredisce perdendo la capacità di utilizzare il linguaggio scritto per formulare e comprendere messaggi. L’analfabetismo di ritorno ha dunque effetti determinanti sulla capacità di un soggetto di esprimere il proprio diritto alla cittadinanza (dal voto al diritto all’informazione, alla tutela sul lavoro ecc.) e di potersi inserire socialmente in modo autonomo.

Persino la vignetta che riportiamo sopra, che vuole stigmatizzare il tema, incorre nel grossolano errore di confondere l’analfabetismo di ritorno (che riguarda tutte le discipline, con la regola della regressione a -5 anni dall’ultima classe frequentata di quella materia, come suggerì Tullio de Mauro) con l’analfabetismo funzionale, che è invece l’incapacità, a prescindere dalla pratica della lettoscrittura, di comprendere (e anche elaborare in forma scritta) un messaggio o le istruzioni di un gioco, o quelle della lavastoviglie.
L’analfabetismo di ritorno ci riguarda tutti, è un fenomeno normale, riguarda il fatto che se non pratichiamo il latino torneremo, pur avendo fatto 5 anni di liceo, a ricordare a mala pena la prima declinazione. La regola famosa del -5.
L’analfabetismo funzionale invece è il fenomeno dell’imbarbarimento socio-culturale che riguarda la nostra società e che ci vede al primo posto in questa classifica fra i paesi cosiddetti sviluppati e concerne il fatto che metà della popolazione non sappia più scrivere o comprendere un messaggio in forma estesa e chiara.

11935092_1915793698645091_2837515527200958391_n.pngEcco allora spiegati anche i messaggi di tenore aggressivo che hanno farcito la recente campagna elettorale e che, sospinti da una crisi economica lacerante e da un sistema politico incapace di dare segni espliciti di rottura e discontinuità, hanno creato un blocco di ispirazione non solo conservatrice ma anche populista, che di questo meccanismo si alimenta e che questo meccanismo produce e riproduce.

Ignoranza e fanatismo arrivano a rimettere in discussione con messaggi fuorvianti ma essenziali anche diritti rubati dalla scienza allo spazio della credenza religiosa (dai vaccini ai diritti delle donne alla pratica dell’aborto), evocando vuote teorie new age che comprendono anche la presenza degli extra terrestri, come se la bestia umana da sola non bastasse.

Si comprende quindi perchè i grandi manifesti antiabortisti apparsi negli ultimi giorni a Roma, città da anni ormai anarchicamente e pericolosamente rigurgitante quel bolo di malavita e conservazione che anni addietro la spinse a cadere mollemente nelle mani del regime totalitario, quei manifesti, dicevamo, vadano rimossi.

E non vanno nemmeno riprodotti online, per non alimentare il battage pubblicitario che gli inventori di quella campagna conoscono benissimo. Perchè non sono degli sciocchi o ignoranti. Sono esperti e consapevoli creatori di un clima culturale che affianca questa recrudescenza morale e di emanazione fideistica sulla difesa di ideali che fondano le loro salde posizioni nelle paure angoscianti che l’ignoranza stessa alimenta.

L’arte ha molto da fare per rompere questo circolo, uscendo dai suoi tempietti per tornare a sporcarsi le mani nei luoghi di confine, dove si combatte questa guerra. Mi ha fatto molta impressione oggi guardare la seconda puntata della webserie dedicata da Repubblica e Sky a Emanuele Sibillo (leader della Paranza dei bambini cui è stato anche dedicato da Saviano un libro e di recente anche uno spettacolo teatrale ideato da Saviano e Gelardi). È una puntata di 5 minuti dedicata alla vicenda umana della donna che gli è stata a fianco, che gli ha dato due figli e che è rimasta sola poco più che adolescente dopo la morte del giovane boss, ucciso a 19 anni in un regolamento di conti. In questo documentario è lancinante tutto l’intreccio fra istruzione, malavita, fanatismo e analfabetismo. Che spiega il perchè di molte, moltissime cose.

rzQOS2f0WeSHEyRRsQohi9i8i5r2AMql3izt-btzHteeDdAC_hHJGrqXmK7MfHGzmQzjlg_8ShjeB6--3DfGUamIIR30IeTK0rNbnw=s0-d-e1-ft.pngBene fanno dunque a Brescia, nel prossimo Festival Open Up dedicato alle differenze sessuali, a dedicare spettacoli che ripartono da zero, e spiegano come siamo arrivati alla conquista ma anche alla nuova negazione dei diritti della donna e della società.

Siamo in gravissimo pericolo, tutti, perchè l’onda dell’ignoranza è uno tsunami che porta via le case di carta.

100709170-e68a631c-31a5-47ad-9ce2-3fbbe7be9f03.jpg

1 COMMENT

  1. Analisi molto interessante. È necessario “Sporcarsi le mani” in ogni momento e in ogni ambito per contrastare questa deriva ed è improrogabile regolamentare meglio i meccanismi perversi che consentono questa epidemia.