RENZO FRANCABANDERA | Nel teatro indipendente italiano dell’ultimo decennio la sua testarda determinazione, il suo segno scenico particolare, la sua parola riconoscibile, i suoi personaggi, i grandi vuoti dei suoi universi, hanno fatto del siciliano Rosario Palazzolo una figura di sicuro interesse.
Erede con beneficio di inventario e frutto della sua terra ma di una pianta con radici mobili, come ci dichiara nell’ampia video intervista che vi proponiamo oggi, Palazzolo è figura per molti versi archetipica di un teatro che, sotto certi aspetti, non esiste più, per come le funzioni di interpretazione, scrittura e regia si sono andate specializzando e separando nella scena contemporanea.
L’artista, scrittore e drammaturgo prima di ogni altra cosa, raccoglie, in questo, il sentimento di impressione e suggestione per la figura totale e assai amata in gioventù di Eduardo De Filippo, cui dedica la sua tesi di laurea, prima di iniziare un percorso che lo ha portato nel 2016 ad ottenere il Premio Nazionale della Critica per la sua attività di drammaturgo.
Alle spalle, strade che passano per la fondazione di una compagnia teatrale, agli esordi, la Compagnia del Tratto, diretta per quasi un decennio dal 2002 al 2011, e poi all’esperienza dal 2013 di Teatrino Controverso, con il quale produce spettacoli di successo come il segnalatissimo Letizia forever e Portobello never dies.
Fra le tante opere, letterarie e per la scena, compone a distanza di qualche anno fra loro, alcuni polittici per il teatro: la Trilugia dell’impossibilità, il Dittico del Disincanto e la più recente Santa Samantha Vs – Sciagura in tre mosse (Lo zompo, Mari/age, La veglia). La video intervista di oggi, che trovate in fondo a queste righe, raccoglie una disamina ampia dell’esperienza di Palazzolo, in una dimensione intima e professionale, finanche metodologica e nuova dell’artista: i temi della sua ricerca, i riferimenti culturali, la visione della società, fra pratica di scrittura e trasposizione scenica.
Buona visione.