LAURA MONTAGNANI | In un mondo scarno d’amore che brama passione e sentimenti profondi, quattro anziani, al crocevia tra la vita e la morte, si riscoprono lentamente, portando alla luce un fuoco che un tempo divampava ma che oggi si sta ormai spengendo. Con il fiato sul collo di un oblio senza ritorno, un vecchietto, una vecchietta e due pompieri ritrovano, tra le tombe di un simbolico cimitero e con la leggerezza infantile di chi sta tornando bambino, un sentimento giovanile non ancora perduto.
“Amore” è l’ultimo spettacolo della Compagnia Scimone Sframeli. Il testo, scritto da Spiro Scimone, vede alla regia Francesco Sframeli e sul palco, accanto ai due teatranti messinesi, Giulia Weber e Gianluca Casale. Questi protagonisti, tra rimpianti, dimenticanze, carezze rubate e ricordi che fanno male, riescono, in soli cinquanta minuti, a denunciare quanto di più malato e vile ci sia in questo mondo: la difficoltà ad amare.
In questa decantazione di sentimenti si riscopre, forse troppo tardi, che il senso della vita si può trovare solo nell’amore. Quest’ultima parola, che rimbomba nelle orecchie e nei cuori per tutto lo spettacolo, è ripetuta fino alla nausea e fino alla perdita del suo significato per trasformarsi in un appellativo vuoto.
La perfetta combinazione di drammaticità e comicità rende la tristezza di fondo uno spirito leggero che accarezza l’anima e arriva alla nostra mente, lasciando qualche spunto di riflessione e una traccia flebile del suo recente passaggio. Tutto ciò che troviamo sul palco è al servizio di questo incessante dialogo con lo spettatore che si trova risucchiato in una dimensione ultraterrena, scarna sia di oggetti sia di sentimenti.
Questa essenzialità del palcoscenico mantiene forte l’attenzione sugli attori e sulla trama, riflettendo metaforicamente il mettersi a nudo dei personaggi che, mai fino ad allora, avevano svelato ciò che si nascondeva in fondo al loro cuore. La scenografia, composta di due sole lapidi bianche e di uno sfondo con quattro cipressi dipinti, appare quasi surreale, un connubio perfetto di simmetria ed equilibrio, concretizzazione di un testo ad andamento circolare e di gesti in simbiosi.
I quattro attori, divisi in coppie speculari tra loro, hanno una gestualità del tutto naturale e interagiscono con dialoghi semplici e ripetitivi (ma mai banali), caratterizzati da ironici riferimenti a pannoloni, massaggi e parolacce. In particolare, il duo dei pompieri omosessuali (formato da Francesco Sframeli e Gianluca Casale), che entra in scena con un carrello del supermercato ed una sirena assordante, riesce a muoversi perfettamente all’unisono, quasi fosse un solo organismo scisso in più corpi. Questa sintonia crea un perfetto contrasto con la loro giovinezza, quando, vergognandosi dei loro sentimenti, si erano sempre evitati, condividendo solo pochi fugaci istanti d’amore nascosti tra le autobotti.
I gesti, lenti e modulati, lasciano spazio a dialoghi vuoti e ripetitivi. Tutto avviene a rallentatore, come in un lontano ricordo, e la recitazione è scarna, fredda, quasi impassibile. Nonostante l’apparente legame con il teatro dell’assurdo e le drammaturgie Beckettiane, qui tutto ha un significato. Dietro al no sense ritmico, si nasconde un intricato flusso di pensieri e sentimenti che hanno paura di venire fuori e di scompaginare la routine quotidiana.
Anche l’illuminazione svolge un ruolo centrale nella trasmissione del messaggio. Come le emozioni che si nascondo dietro ai momenti di consacrazione fatti di silenzi assordanti, rievocazioni del legame tra passato e presente, così le luci fanno capolino con timidezza, illuminando solo lo stretto necessario senza mai eccedere nell’intensità.
Su questo palco ricco di metafore, tre uomini e una donna ci invitano così a vivere l’amore e ad ardere di passione fino all’ultimo dei nostri giorni, ammonendoci, in un modo così sincero e sfacciato, che nessuno può resistergli.
AMORE
Compagnia Scimone Sframeli
Regia: Francesco Sframeli
Attori: Francesco Sframeli, Spiro Scimone, Giulia Weber, Gianluca Casale
Teatro della Toscana Era| Pontedera
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