LAURA BEVIONE | Arrivi a teatro, hai appena il tempo di un caffè e poi subito in sala, con la testa ancora immersa negli accadimenti, nelle gioie e nelle tante noie della giornata. Arrivi a teatro, sorseggi una corroborante birra artigianale o un buon bicchiere di Erbaluce di Caluso, stuzzichi deliziose specialità locali, chiacchieri amabilmente e, dopo un’oretta, ti accomodi in sala, rilassato e pronto a goderti lo spettacolo.
La seconda scena è quella che ha contraddistinto le due serate del festival Play With Food cui abbiamo preso parte. Della prima i protagonisti “teatrali” sono stati Elvira Frosini e Daniele Timpano, con il loro Carne, surreale dialogo alimentar-filosofico fra un Lui e una Lei. Oggetto del discorrere, ovviamente, la carne: alimento spesso demonizzato – come testimonia il costante incremento di vegetariani e vegani – e nondimeno indispensabile allo sviluppo dell’umanità. Si parla di scelte alimentari che possono – o meno -– essere dettate da motivazioni etiche; di antropologia – il passaggio dal crudo al cotto come passo in avanti della civiltà –, e di economia globale. Si narrano miti antichi e si ironizza su falsi miti contemporanei. Un’inattesa gravidanza, poi, rende coscienti che di carne sono costituiti anche gli uomini. Frosini e Timpano mettono in scena con la consueta stralunata lucidità un testo – scritto da Fabio Massimo Franceschelli – coltissimo e ironico, “leggero” e nondimeno pesantissimo nel portare alla luce schizofrenie e contraddizioni tutte umane. Con la consapevolezza di quanto fragile sia la “carne” di cui è fatto l’uomo…
Vegetariano è, invece, il menù allestito da Paola, Stefano e Maurizio per gli ospiti invitati a sedersi con loro Attorno a un tavolo. Nel cortile interno del sontuoso Palazzo Birago di Borgaro il Teatro delle Ariette ha preparato un’ampia tavolata per accogliere gli spettatori di Torino, città da dove la compagnia mancava da più di un decennio. La torta di mele e cannella è nel forno, la sfoglia per le tagliatelle tirata e messa ad asciugare e, dunque, si possono invitare i convitati a sedersi e a iniziare a mangiare l’antipasto, accompagnati dalla musica di Tom Waits. Paola traduce il testo di una canzone, recitandola come una poesia antica e nuova insieme, che parla di ciascuno di noi. Stefano racconta la vita quotidiana alla Ariette e i cambiamenti intervenuti negli ultimi trent’anni: il mugnaio di fiducia che ha abbandonato la sua attività e la morte del padre che costringe alla chiusura del salumificio di famiglia – ecco allora comparire sul tavolo l’affettatrice che era stata “protagonista” di molti spettacoli e che, ora, è malinconico cimelio di famiglia. Paola legge le pagine del suo diario e rievoca – semplicemente appoggiando un abito sul proprio corpo – gli inizi della storia d’amore con Stefano: una relazione ancora solida malgrado le difficoltà – ecco allora le mani di Stefano che cingono discrete ma forti i fianchi di lei.
Ci sono la nostalgia e la commozione ma ci sono anche le risate, allorché Maurizio si esibisce in numeri di agilità con le uova sode oppure quando Paola indossa di nuovo il naso da clown. C’è il rito della preparazione delle tagliatelle: una maestria e una cura che sono un altro modo per abbracciare gli spettatori. E questi ultimi si sentono davvero più che semplici osservatori e fruitori: amici, come dichiara la stessa Paola quando, finita la parte “ufficiale” dello spettacolo, chiacchiera con noi insieme a Stefano e Maurizio. Una comunità di persone che ha condiviso per due ore emozioni e pensieri – nati certo dalla biografia dei tre eppure intimamente condivisi da tutti i commensali – e che dunque si riconosce come “amica”. Una fratellanza che nasce dalla condivisione di cibo e parole e che ci ricorda quanto sia importante, in questi tempi bui, sedersi e guardarsi negli occhi, offrirsi cibo e sorrisi, scambiarsi ricordi e pensieri. Il Teatro delle Ariette ha così offerto a Torino una lezione di trasparenza e di generosità, di “semplice” ma preziosa umanità.
CARNE
Testo Fabio Massimo Franceschelli
Regia e interpretazione Elvira Frosini, Daniele Timpano
Luci Omar Scala
Disegno sonoro e musiche Ivan Talarico
Produzione Gli Scarti, Kataklisma Teatro
ATTORNO A UN TAVOLO. Piccoli fallimenti senza importanza
di Paola Berselli, Stefano Pasquini
Regia Stefano Pasquini
Scenografia e costumi Teatro delle Ariette
Audio e luci Massimo Nardinocchi
Interpreti Paola Berselli, Maurizio Ferraresi, Stefano Pasquini
Produzione Teatro delle Ariette