MONICA VARRESE | «Coltivare il deserto per non morire di solitudine qui».
Sono state queste le parole che ci hanno condotto a Manfredonia, comune della provincia di Foggia, situato nel Parco Nazionale del Gargano, in Puglia. È proprio qui, ai margini del Tavoliere, sul golfo più grande dell’Adriatico centro-meridionale, che la compagnia Bottega degli Apocrifi costruisce la sua casa nel 2004, trasferendosi da Bologna, con l’obiettivo “politico” di coltivare il deserto attraverso il teatro, strumento di lettura del reale. Partendo dall’analisi del territorio e della comunità, gli Apocrifi (Stefania MarroneCosimo SeveroIscra Venturi e Fabio Trimigno), arrivano a gestire nel 2008 il Teatro Comunale di Manfredonia. Successivamente vengono inseriti nell’Albo dello Spettacolo della Regione Puglia e riconosciuti dal MIBACT, traguardi che consentono un’espansione della loro attività di produzione, avvalorata da quella di formazione, dando vita a progetti speciali che coinvolgono differenti fasce della comunità.

È guidati da questa visione che nel 2013 nasce #InCoro (spinoff del progetto Teatro Diffuso), un percorso di attivazione della comunità che affonda le sue radici già nel 2004, quando la Compagnia riscontra la difficoltà, vissuta dagli Istituti Scolastici per mancanza di risorse, di garantire ai ragazzi un percorso formativo trasversale permanente, capace di tessere relazioni autentiche. Così, non riuscendo a immaginare percorsi gratuiti in tutti gli Istituti, danno vita a un progetto unico interscolastico, che con il successivo sostegno della Regione Puglia all’interno di Teatri del Gargano (tramite l’Avviso Pubblico per presentare iniziative progettuali riguardanti lo spettacolo dal vivo e le residenze artistiche ART. 45 DEL D.M. 1 LUGLIO 2014 – FSC Fondo di Sviluppo e Coesione 2014/2020 – “Patto per la Puglia”), consente loro di coinvolgere in un folle esperimento collettivo anche le città di San Giovanni Rotondo e San Marco in Lamis.
Duecento bambini e adolescenti partecipano a due laboratori paralleli gratuiti sulla nuova drammaturgia e sulla drammaturgia musicale – uno nel teatro comunale di Manfredonia, l’altro nell’ex chiesa della Maddalena a San Giovanni Rotondo – confrontandosi con un inno civile speciale: la canzone degli F.P. e degli I.M., tratto dalla raccolta Il mondo salvato dai ragazzini di Elsa Morante.

InCoro spett. pubblico

Nella meravigliosa cornice del castello svevo-angioino di Manfredonia, situato nel centro abitato e rivolto verso il mare, si muove l’azione guidata dal regista Cosimo Severo, che lavora in un’ottica di ascolto continuo con i ragazzi, abitando la scena con loro, come fa un bravo direttore d’orchestra. Più che uno spettacolo, si tratta di un’azione teatrale collettiva, una produzione di comunità che consente al singolo di risuonare e farsi spazio nella dimensione corale: ogni componente si fa strumento risuonatore e respira in accordo e in ascolto con gli altri.

Il castello diventa scenografia naturale della storia e tutti i luoghi rivivono dei versi della Morante: questi ultimi vengono “cantati” dai ragazzi, che agendo la parola si prendono cura degli Infelici Molti (gli spettatori), conducendoli dal fossato alle mura alte del castello. È in questa seconda parte che i Felici Pochi (“accidenti fatali dei Moti Perpetui”, come li definisce la Morante), accerchiano gli I.M. (“TUTTI gli altri”), condensandoli al centro e delimitando il loro spazio con nastri segnaletici a bande bianche e rosse. Un incastro di elementi suggestivi e la capacità dei ragazzi di abitare tutto lo spazio, orizzontale e verticale, amplifica la potenzialità del lavoro, portando il pubblico a stare, ad aver cura (“un esercizio di eroica difficoltà”, per dirla con le parole della Morante).

L’energia degli attori è trascinante ed è palpabile la consapevolezza della linea drammaturgica d’insieme. Un momento toccante è la lettura dell’Enciclopedia degli F.P., portata in processione da un bambino, quasi a istituirne la sacralità e la purezza: tra le personalità citate, ampliate rispetto al testo originale e affrontate durante il percorso laboratoriale, spiccano la vittima di mafia Francesco Marcone, insieme a Giulio Regeni, morto di silenzio statale o Guglielmo Minervini, uomo illuminato e generatore di cambiamento in territorio pugliese.

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Scendiamo dai piani alti per accedere nel cuore del castello, abbracciato da una cinta muraria raccordata agli spigoli da tre torrioni circolari e uno pentagonale. Al centro una struttura in legno che potrebbe essere un patibolo sacrificale o un pulpito, dal quale gli F.P. cantano quella felicità “allegra, allegra, sempre allegra”, che esplode in un ritmo rap contagiante: «Siamo fatti per l’allegria, siamo fatti per la felicità», agito nella restituzione allo spettatore dell’immagine di un corteo stile anni ’70, con tutto il suo portato ideologico teso alla libertà, alla trasgressione e alla lotta politica.
Gli F.P. fanno rumore, denunciano la passività degli Infelici molti, il loro trascinarsi nel quotidiano e lo fanno cantando. Non a caso questa parte della raccolta Il mondo salvato dai ragazzini rientra nella terza sezione, dedicata alle Canzoni Popolari. A proposito di questo, la componente musicale gioca un ruolo cruciale nel lavoro. Tutte le musiche, eseguite dal vivo, sono state composte dai giovani musicisti dell’Orchestra degli F.P., lavorando con Fabio Trimigno, nella fase laboratoriale, su Le quattro Stagioni di Vivaldi. La drammaturgia musicale si incastra sapientemente a quella testuale, passando da ritmi più sostenuti e ribelli ad attimi in cui la scena respira e riceve la eco della parte precedente, tenendo bene in vista la parte di composizione successiva. I versi della Morante vengono agiti custodendone il senso e trasferendolo con colori e sfumature sempre diversi e diventano un ottimo trampolino di lancio per i monologhi, mai agiti in solitudine ma potenziati dal lavoro d’insieme, attraverso le ripetizioni, le parole sussurrate e reiterate, tappeto sonoro potente che scava a fondo.

In Coro Prove 12 maggio (salvatore e francesco) copy

Nel complesso #InCoro è un lavoro potente, che non ha nulla da invidiare alle produzioni presenti nelle programmazioni teatrali ufficiali ed è frutto di un percorso illuminato che rimette al centro dell’azione i ragazzi delle ultime grandi rivolte possibili, in contrasto con il quotidiano per mettersi in dialogo con i dormienti e destarne le coscienze:

«Sarebbe una magnifica stravaganza
di scavalcare tutti insieme i tempi brutti
in un allegro finale: FELICI TUTTI!
Forse, il primo segreto essenziale
della felicità si potrebbe ancora ritrovare.
L’importante sarebbe rimettersi a cercare»

Dunque la felicità esiste, basta dare “aria a questa prigione infetta”, per non morire di solitudine qui.

#InCoro

regia di Cosimo Severo

drammaturgia Stefania Marrone

M° orchestra Fabio Trimigno

tecnici audio e luci Luca Pompilio e Tea Primiterra

suonatore di gong Michele Telera

80 Bambini del Coro di Voci Bianche Scuola Croce/Mozzillo

27 Giovani Musicisti dell’Orchestra dei Felici Pochi – Progetto “La casa dei ragazzi e della musica”

22 Ragazzi alternanza scuola lavoro Liceo Roncalli

60 Adolescenti della città di Manfredonia, San Giovanni Rotondo e San Marco in Lamis

pochi adulti illuminati: Raffaella Giancipoli, Salvatore Marci, Rosa Porcu

inserito nel progetto “Teatri del Gargano” di Bottega degli Apocrifi e Terra Terra

sostenuto dalla Regione Puglia tramite l’Avviso Pubblico per presentare iniziative progettuali riguardanti lo spettacolo dal vivo e le residenze artistiche.