MARCO BALDARI e GIORDANA MARSILIO| GM: “Il teatro è finzione, ma non è mai falso e questo è vero” così esordisce Gigi Proietti, direttore artistico del Globe Theatre di Roma, alla serata d’apertura della nuova stagione 2018. Infatti l’attore decide così di salutare il pubblico prima che lo spettacolo abbia inizio: “Il teatro fa domande, non dà risposte”. Si comprende, quindi, ancor più la ragione per cui Molto rumore per nulla sia la pièce shakespeariana scelta per la serata d’esordio: in essa, con tono tragicomico, ci si muove tra apparenza e finzione, vero e falso, opinione e dicerie, inganno e verità, elementi che si mescolano in un equilibro drammaturgico che diventa metafora stessa del teatro. Questi aspetti vengono modulati in un accordo che si dirama, nell’allestimento in questione, tra il movimento in scena (a cura di Alberto Bellandi), la recitazione e la musica dal vivo (a cura di Stefano Fresi ed eseguite da William Kemp, Michele di Paolo, Luca Mereu e Antonio Pappadà).
In un Salento ideale (nell’opera di Shakespeare la storia è ambientata in Sicilia) il Principe Don Pedro torna insieme ai suoi uomini dalla guerra. Tra questi il padovano Benedetto e il conte Claudio, giovane innamorato della bella Ero, figlia di Leonato, amico del Principe. Se tra i due giovani scoppia l’amore, dall’altra parte ci sono Benedetto e Beatrice, nipote di Leonato, che non fanno altro che bisticciare e rispondersi a tono. In questa cornice di convivialità e amore si insidia l’inganno architettato da Don Juan, il quale ha ancora un conto in sospeso con suo fratello Don Pedro.
MB: L’intreccio viene messo in scena in modo lineare e classico, come spesso accade per un testo shakespeariano, restituendo così uno spettacolo senza particolari sorprese, in qualche modo fedele all’ortodossia della riproduzione dell’archetipo, come forse anche un po’ si aspetta il pubblico del Globe Theatre. La platea, infatti, risponde in maniera più che entusiasta ad un regia (Loredana Scaramella) che punta sul sicuro, azzardando solo qualche canzone in dialetto pugliese per legare i cambi scena. Le luci in questa rappresentazione giocano un ruolo importante nell’elemento scenico, illuminando porzioni di palco per dividere al meglio la superficie. La conformazione del teatro non lascia grande spazio alle scenografie. Anche in questa opera tutto è puntato sull’essenzialità. Corde tese a delimitare gli spazi. Piccoli attrezzi o oggetti, usati come simboli per rappresentare il “falso che in scena diventa vero”.
GM: Se lo spettacolo portato in scena dalla Scaramella è di impatto visivo basilare e classico, il testo non lo è di certo, poiché Molto rumore per nulla è sicuramente una delle tragicommedie shakespeariane più apprezzate e replicate al mondo. La costruzione dell’apparato drammaturgico permette di avvicinarsi a diverse tematiche, ancora oggi attuali, nascoste sotto la maschera dell’ironia. I topoi cardini della commedia sono senz’altro quelli dell’identità e del concetto di verità. Se i sentimenti, le gelosie e le bugie rappresentano il mondo irrazionale che muove il lato più istintivo e animale dell’uomo, la razionalità e la ragione lo guidano verso la verità facendo emergere così il suo aspetto più umano. Analizzandola da vicino Molto rumore per nulla è la storia del doppio: del tragico e del comico, dell’essere animale ed essere umano, dell’essere buono o cattivo, dell’uomo e della donna, della verità e della menzogna. Tutto ciò rende questa pièce una storia senza tempo e dunque materiale fertile per poter osare registicamente e poter, magari, rischiare con approcci più innovativi.
MB: A tal proposito questa messa in scena è un lavoro difficile da giudicare: tanto piace al pubblico del teatro, tanto lascia interdetti per la linearità e la poca ricerca di spunti nuovi per il linguaggio che, invece, un testo del drammaturgo inglese meriterebbe. Un’opera che ha certo il merito di portare il grande pubblico fuori dai propri salotti, ma che dal punto di vista semiotico-critico non rischia nulla. Gli attori ben si muovono nel testo. Cavalcando la linea della farsa danno ai loro personaggi un taglio giocato sul eccesso e sull’importanza che ha la parola in questa tragicommedia. Intento dichiarato dalla stessa Scaramella: “Molto rumore per nulla è una favola illuminante sul potere della parola, un’opera invasa da una gioia luminosa resa ancora più accecante da una lama d’ombra che per alcuni istanti l’attraversa.”
GM: Anche restando fedeli ad un’interpretazione e ad una resa tradizionale di Shakespeare, si sarebbe potuto approfondire maggiormente un tema di grande attualità nel dibattito sociale, ovvero quello dell’emancipazione ed evoluzione del ruolo femminile nella società. Stupisce in questa commedia del 1598-99 il ritrovare un personaggio femminile come Beatrice, uno spirito libero che non si piega a uomini di potere o a familiari, ma decide di vivere il suo stato di vergine, libera dalla ricerca di marito, senza angoscia o paura dei risvolti sociali che questa sua decisione possa riscuotere. L’unico a tenerle testa e a non trattarla diversamente, in quanto donna, è proprio Benedetto, il suo contrappunto maschile. Perché proprio come sosteneva la filosofa francese Simone de Beauvoir, l’amore è possibile solo se due individui si riconoscono liberi, indipendenti e pari in egual misura. Per questo Beatrice e Benedetto sono due figure forti e carismatiche, centrali all’interno di Molto Rumore per nulla.
MB: Per tornare alle parole di Proietti, rileviamo che allestimenti come questo hanno certamente una ricchezza nel fare domande; ma rileviamo anche che qui a fine replica ce ne restano poche da portarci dietro, mentre c’è il rischio assai più grande di accompagnare (troppo) gli spettatori in una navigazione sicura, senza sussulti, dubbi. Tutti gli elementi sono più che discreti e ben congeniati, ma qualcosa non funziona comunque.
I numeri e i conti sono sicuramente elementi che vanno calcolati in una stagione, ma proprio quest’anno, il primo con la partnership del Teatro di Roma, si potrebbe azzardare qualcosa. Dall’esordio, invece, intravediamo il rischio di una riproposizione del “best of Shakespeare”, la qual cosa sarebbe in fondo un peccato, visto che il Globe negli anni ha portato pubblico e sta progressivamente alfabetizzando e avvicinando la comunità al linguaggio del teatro. Occorre però nell’evolvere del confronto con la platea, anche abituare il pubblico a segni che li aiutino a indagare profondità emotive, a superare il codice del immediatamente comprensibile per uscire appagati e divertiti, sì, ma anche con la voglia di chiedersi e ragionare oltre il mero spazio e tempo dell’intrattenimento.
MOLTO RUMORE PER NULLA
di William Shakespeare
regia di Loredana Scaramella
interpreti Lara Balbo, Fausto Cabra, Mimosa Campironi, Federigo Ceci, Jacopo Crovella, Diego Facciotti, Alessandro Federico, Roberto Mantovani, Maurizio Marchetti, Matteo Milani, Barbara Moselli, Ivan Olivieri, Loredana Piedimonte, Carlo Ragone, Mauro Santopietro, Federico Tolardo
musiche dal vivo William Kemp, Michele di Paolo, Luca Mereu e Antonio Pappadà
maestro movimenti in scena Alberto Bellandi
aiuto regia Ivan Olivieri – Francesca Cioci
musiche dal vivo William Kemp, Michele di Paolo, Luca Mereu e Antonio Pappadà
maestro movimenti in scena Alberto Bellandi
aiuto regia Ivan Olivieri – Francesca Cioci
musiche Stefano Fresi
costumi Susanna Proietti
direzione tecnica Stefano Cianfichi
disegno luci Umile Vainieri
disegno audio Franco Patimo
Globe Theatre di Roma
27 giugno 2018