LAURA BEVIONE | Giugno e luglio sono mesi impegnativi per chi si occupa di teatro – operatori, programmatori e, certo, critici. Pomeriggi trascorsi a costruirsi percorsi non troppo tortuosi fra grandi città e piccoli centri, augurandosi di trovare su Bla Bla Car qualcuno che da Santarcangelo ci porti a Sansepolcro onde evitare sette-otto ore di treno. Eh sì, chi frequenta i festival estivi conosce bene gli invisibili confini che separano le provincie italiane, costrette loro malgrado a un forzato isolamento se l’alta velocità non le ha benignamente raggiunte…

Ma chi segue i festival estivi può anche approfondire la propria conoscenza del sistema teatrale italiano e, sovente, tastare con mano lo scollamento che in alcuni casi esiste fra la “gente” e il teatro. Esistono rassegne di altissima qualità, capaci di intercettare le trasformazioni in atto sulla scena italiana e internazionale e di proporre linguaggi e drammaturgie inedite e magari urticanti, tanto da suscitare infiniti dibattiti fra critici – o autonominatisi tali – e operatori sui social. Dispute accese che, nondimeno, toccano le esistenze di non più di un centinaio di teatranti o di appassionati – ma questi ultimi chi sono? la maggior parte degli appassionati non si è oramai trasformata in blogger?

Intanto il mondo va avanti, e i dibattiti sulla bontà o meno di quell’artista si ripiegano su stessi, tramutandosi in scontri fra fazioni – o lobby piuttosto opache – che paiono vivere in un iperuranio pericolosamente autoreferenziale. Non si parla più dello spettacolo, si parla di se stessi e si dimenticano gli artisti così come coloro cui questi ultimi – così come i critici – in primo luogo dovrebbero rivolgersi, ossia il pubblico che, per nulla coinvolto da controversie da condominio, preferisce dedicarsi ad altro…

Una lunga premessa per dire che, da una parte, chi si occupa di teatro dovrebbe ricordare il valore anche civile della propria attività, ancora più rilevante in questi tempi bui in cui la cultura viene apertamente vilipesa allorché potrebbe essere valido strumento di crescita e consapevolezza; dall’altra, chi ancora ha a cuore gli spettatori – aldilà dei bandi per l’audience engagement – sopravvive malgrado tutto e si sforza di portare avanti un progetto allo stesso tempo artistico e “politico”.

Il vostro cronista/critico ne ha conosciuto un luminoso esempio sabato scorso, allorché ha raggiunto Palazzolo sull’Oglio, comune neanche troppo piccolo – ventimila abitanti – fra le provincie di Brescia, Cremona e Mantova, e una delle sedi del festival itinerante Odissea, guidato da diciotto anni da Piccolo Parallelo, ovvero Gianmarco Zappalaglio ed Enzo Cecchi. Diciassette appuntamenti in diversi comuni dislocati lungo la valle dell’Oglio: Elena Guerrini, Mattia Fabris, Mariella Fabbris, Arianna Scommegna, Francesca Puglisie Alessandra Faiella, fra gli artisti ospitati. Una rassegna che fa del rapporto con il territorio la sua forza – i suoi amministratori certo, ma anche i suoi abitanti, che non esitano a macinare chilometri per raggiungere le varie sedi di spettacolo. E davvero sabato sera – in scena Mariella Fabbris e la pianista Ilaria Schettini con il loro Divina – riempiva il cuore percepire la partecipazione empatica e immediata degli spettatori che, al termine dello spettacolo, scambiano foto e pensieri con le artiste, sono interessati a saperne di più e si dichiarano impazienti di leggere il volume di prossima pubblicazione dedicato all’attrice…Lombardi doc pronti a trascorrere una serata a sentir parlare di eroine shakespeariane ma, anche, di ecologia e di campioni del tennis. Un pubblico attento e, questo davvero, appassionato: una passione sincera, frutto del lavoro compiuto dai due direttori, che con i propri spettatori mai interrompono il fertile dialogo, così da poter proporre loro anche spettacoli non “facili”.

E questa è la missione che si è posto anche Emiliano Bronzino, dallo scorso anno alla direzione di Asti Teatro: in un paese a guida leghista, l’inaugurazione affidata all’Orchestra di Piazza Vittorio… E poi Emma Dante, Mimmo Borrelli, Frosini/Timpano, Oscar De Summa, Roberto Latini. Una predilezione per la drammaturgia contemporanea premiata da sale sempre gremite e spettatori – di Asti ma anche Alessandra e i comuni delle due provincie – grati per quanto erano riusciti ad assistere. Pubblico che forse il teatro è riuscito a cambiare un po’ e noi vogliamo credere che la signora in lacrime seduta davanti a noi domenica pomeriggio durante il racconto della traversata in gommone di Lireta con in braccio la figlioletta di pochi mesi –Lireta a chi viene dal mare progetto di Mario Perrotta con Paola Roscioli – guarderà con indignazione a quanto oggi sta accadendo nel nostro paese, dove il tempo delle oziose dispute di parte è definitivamente tramontato.

www.piccoloparallelo.net,    www.astiteatro.it

AstiTeatro serata finale_foto Franco Rabino