FILIPPA ILARDO | È un territorio enzimatico, pronto a partorire nuovi talenti e far affiorare nuovi percorsi, quello teatrale palermitano. Così sentiamo come dovere quello di sorvegliare queste insorgenze e segnalarle. È per questo che del ricco cartellone del Festival Orestiadi di Gibellina, che quest’anno ha la nuova direzione di Alfio Scuderi, scegliamo di vedere due spettacoli vincitori del premio #cittàlaboratorio, un osservatorio artistico rivolto ai giovani under 35, che la fondazione Orestiadi ha condiviso con il Teatro Biondo, le cui fasi di selezione si sono tenute al Nuovo Teatro Montevergini di Palermo, lo scorso dicembre.

Onestamente erano mancati sulle scene i quattro giovani della Compagnia Quartiatri, Dario Mangiaracina, Chiara Muscato, Marcella Vaccarino, Gisella Vitrano, diretti da Dario Muratore, che avevamo visto nel bel lavoro d’esordio Buonanotte– un gioco scenico affiatato, formalismo innovativo, pop, sopra le righe – e che negli ultimi anni avevano intrapreso invece percorsi individuali. Rieccoli lavorare insieme in ELLE life show, storia della costruzione ad arte di una diva, costretta a perdere la propria autenticità per ottenere il successo. La vita come spettacolo, ovvero il dominio dell’icona nell’immaginario spiraliforme della mass-medialità. Centro drammaturgico dello spettacolo il difficile rapporto tra successo e talento: nel mondo della post-modernità, della sovraesposizione mediatica, dove l’apparenza viene prima della musica, non basta saper cantare, bisogna saper stare nel mondo con vite al limite, soddisfacendo il bisogno di immagine in questo rito della visibilità che tutto divora.

Azoto Fondazione Orestiadi IMG_6606(1).JPGDue impresari-coach-manager (Dario Mangiaracina e Gisella Vitrano) lavorano per costruire l’identità da diva ad una cantante dal nome d’arte Elle, interpretata da Chiara Muscato, molto convincente, soprattutto quando canta.

Marcella Vaccarino è Kitty, una segretaria super-efficiente, toni surreali fino all’ironia, fino alla maschera, nel suo muoversi scattante e preciso, nel suo cercare di mettersi al centro, nonostante il ruolo da comparsa. Bellissime anche le musiche di Dario Mangiaracina. Eppure non basta. Lo ammettiamo, le aspettative erano alte, forse per questo delude un po’ questo nuovo percorso della Compagnia, sarà per i dialoghi naturalistici, tempi dilatati che allentano la tensione, debole anche l’impianto drammaturgico. Uno spettacolo che non osa abbastanza, non rischia, non raggiunge lo stremo, a dispetto della musica stessa, non è abbastanza rock.

Con tutto il mio amare è il titolo dell’altro spettacolo, scritto e diretto da Gabriele Cicirello, voce nuovissima del teatro palermitano, che, al suo secondo lavoro, si presenta con un lavoro scritto e diretto da lui e con un’ottima prova attoriale.

Ogni femmina nasce madre, ci sono quelle che lo diventano e quelle che non lo diventano, ma sempre mamme restano. Io me ne volevo andare all’altro mondo dopo averci provato, a costo di morire. E così fu”: Valeria Sara Lo Bue, nella parte di Maria, sta al centro, seduta su una cassapanca coperta da un enorme lenzuolo bianco, con in mano Violetta, la bambola dai capelli neri a cui canta la ninna nanna.

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Racconta la sua storia, la maternità ricercata, nonostante la salute fragile, il concepimento della bambina, la sua morte, l’eredità lasciata al marito, Alfredo.

Una bimba, vero e puro spirito vitale, la danzatrice Federica Aloisio, guizza fuori dalla cassapanca, scappa, rotola, salta, scivola, travolgente la sua voglia di vivere, il suo movimentato istinto alla vita.

Alfredo, che fa da padre e da madre, tenta di tagliarle i capelli, se non fosse che per il suo essere ribelle, non ci riesce a trattenerla, sfugge, svapora, si dilegua.

Il dialogo tra Maria e Alfredo, tra il vivo e la morta, è struggente nel suo essere duro, impietoso, la donna dal mondo delle ombre è tornata per riportare alla realtà il marito che vive in un limbo tra il ricordo e un eterno presente senza consistenza, senza accettare il dramma che ha invaso la sua vita.

I dialoghi martellanti, in un palermitano che si conferma lingua per eccellenza teatrale, sono serratissimi, contrappuntati, hanno ritmo, e svelano, a stille e stilettate, la triste verità.

Il teatro si conferma essere lo spazio di coesistenza di dimensioni molteplici, confine tra vita e morte, tra al-di-qua e al-di-là. La scena è sogno e realtà, immaginazione e concretezza, abitata da corpi e ombre, persone e personaggi. Il ricordo va ad Emma Dante e alle sue sorelle Macaluso, (molti gli elementi in comune a partire dall’annegamento della bimba durante una gita al mare, il coesistere di vivi e morti), e questo ci farebbe chiedere quale sia il futuro di questa fiorente vena drammaturgica, se questa non corra cioè il rischio di divenire ossessiva e sclerotizzarsi, se non fosse però che la rielaborazione sembra personale e matura, una bella tempra, un bel dinamismo, una buona drammaturgia, un buon teatro.

 

ELLE life show

Compagnia Quartiatri

Dario Mangiaracina, Chiara Muscato, Marcella Vaccarino, Gisella Vitrano

regia Dario Muratore

musiche Dario Mangiaracina

luci e audio Francesco Vitaliti

make-up e costumi Francesco Paolo Catalano

grafica e scene Manuela Di Pisa

Premio #cittalaboratorio 2017

3 agosto Orestiadi di Gibellina

 

Con tutto il mio amare

scritto e diretto da Gabriele Cicirello

con Federica Aloisio, Gabriele Cicirello, Valeria Sara Lo Bue

scene Giulia Santoro

Aiuto Regia Simona Sciarabba

Luci Gabriele Circo

Menzione speciale #cittàlaboratorio2017

4 agosto Orestiadi di Gibellina