ILENA AMBROSIO | Non è semplice raccontare ciò che è stato il Rigenera SmART City – Festival delle periferie. Non è semplice descrivere quello che il Rigenera Laboratorio Urbano è riuscito a realizzare.
Arrivati in questo stabile ristrutturato dopo decenni di abbandono e spreco di fondi pubblici si avverte all’istante una cosa: l’impegno. Una squadra di ragazze e ragazzi under 30 indaffarati tra biglietteria, comunicazione, organizzazione tecnica, bar e bistrot che mettono le proprie energie – tante, credeteci – al servizio di un progetto che possa fare di un paesino in provincia di Bari, sconosciuto ai più, qualcosa di nuovo, una moderna agorà dove condividere – nel senso più pieno di vivere insieme – musica, arte, idee, momenti di confronto.
Palo al centro: questo il mantra. Al centro quei giovani che hanno lavorato dietro le quinte ma anche giovani artisti che hanno trovato uno spazio per esprimersi. Il Collettivo Factor Hill insieme alla Moh! Urban Jam Orchestra con una suggestiva performance di danza contemporanea e musica elettronica che ha preceduto l’Iliade di Corrado d’Elia. Ad aprire i concerti gli Uramawashi, talentuoso duo barese giunto sotto i riflettori di The Voice 2018 e le splendide voci di Matteo Palermo e Giuliana Tecce, palesi doc.
Al centro gli stessi abitanti di Palo con l’installazione di Michele Cremaschi Geo-Happiness – Può l’arte misurare la felicità? Dopo giorni di interviste, contatto con la gente e i luoghi palesi, l’artista – con quell’utilizzo originale e insieme costruttivo della tecnologia che lo contraddistingue – ha realizzato una black box nella quale creare un data base di “sentimenti geolocalizzati”. Nostalgia canaglia, il primo bacio, il posto di cui ho fiducia, la vergogna della città: tramite un touch a distanza il partecipante può associare la propria esperienza a uno specifico luogo di una cartina; scelte registrare e archiviate in un archivio digitale liberamente consultabile tramite scansione di un codice QR. Un gioco, certo ma che, come sempre nei lavori di Cremaschi, ha un risvolto tutt’altro che frivolo: sondare l’attaccamento delle persone al proprio territorio e, allo stesso tempo, rinvigorirlo tramite il ricordo di ciò che di significativo quei luoghi hanno ospitato nel corso della vita. Una sorta di stanza per il recupero del vissuto che non sarebbe male avere, in serie, in giro per l’Italia. Quindi sì, l’arte può misurarla la felicità!
E poi la musica, l’attrazione principale del festival. La direzione artistica di Nicola Vero e Monica Varrese ha puntato in alto con una line up composta da Cosmo, Motta, Mannarino, Selton, Ministri, Le Mandorle, Clementino. Nomi tra i più seguiti della musica italiana del momento; musica giovane ma non di canzonette, bensì di contenuti, di riflessione, di provocazione. Musica fatta, per giunta, da chi – Mannarino e Clementino in primis – della periferia ne sa non poco, e che, anzi, la racconta, la spiega, la denuncia anche, eppure la ama.
I concerti sono stati ben più di puro intrattenimento. Nella grande area dedicata, inaugurata proprio quest’anno – altro spazio abbandonato e recuperato – ha preso vita in tutta concretezza, ciò che i ragazzi di Rigenera avevano solo immaginato: la periferia, la loro periferia, è diventata un posto nuovo, ha accolto il cuore della musica e si è fatta, a sua volta, centro pulsante, attrattiva, calamita. La musica l’ha reso possibile, l’ha fatto sentire, vivere “di pancia”.
Ma della periferia, di ciò che significa viverci, di quello che si può fare per viverci bene si è anche parlato nella sezione talk particolarmente cara agli organizzatori.
Abbiamo ascoltato la storia di Salvatore Striano, della sua adolescenza in una delle più buie delle periferie napoletane, della detenzione e poi della passione, quella per il teatro, che l’ha salvato e ne ha fatto ora un attore e uno scrittore. Si è parlato di una “economia del noi” che possa rivalutare le periferie. Proprio Mannarino, ha offerto un suggestivo – e musicalmente raffinatissimo – concerto che è stato anche racconto di come San Basilio abbia influenzato il suo essere artista. E poi l’incontro pre-show con Clementino, che della periferia fa la protagonista della sua musica, e con il sindaco di Bari Antonio De Caro che ha concluso: «Quello che state facendo è rendere le persone meno sole».
Ed è vero. Il Rigenera Laboratorio Urbano, ha fatto questo e molto altro: ha portato a Palo del Colle musicisti professionisti dando, al contempo, visibilità ai giovani talenti del luogo; ha proposto l’arte e la cultura con artisti di grande calibro ma anche con un laboratorio sui linguaggi creativi aperto al pubblico che ha avuto un’affluenza straordinaria, testimoniando la sete di conoscenza che la popolazione desidera placare. Ha dato opportunità economica con la fiera dell’artigianato locale e con gli stand di food e beverage. Ma soprattutto ha dimostrato che la bellezza può esistere anche dove la chiusura mentale, la cattiva politica, la malavita cercano di soffocarla; che la cultura e l’arte possono davvero salvare, concretamente non per luogo comune; ha dato la prova che i giovani italiani, a dispetto di tutte le statistiche catastrofiche giornalmente propinate, possono sognare, immaginare e fare. Ha urlato tutto questo da una remota periferia del sud Italia. Eppure la sua voce si è sentita forte e chiara!