ILENA AMBROSIO | Napule è na’ camminata int’ e viche miezo all’ate… C’è una realtà culturale a Napoli che pare di aver assunto le parole di quella poesia in musica come propria costate fonte di ispirazione.
NarteA: un gruppo di giovani unito dalla passione per l’arte e dall’obiettivo di promuovere e valorizzare il territorio della città. Un progetto portato avanti attraverso iniziative didattiche di sensibilizzazione, percorsi di formazione nella gestione delle risorse territoriali, organizzazione di convegni, seminari, festival e rassegne, eventi a carattere culturale, artistico, sociale, tecnologico, artigianale, turistico, educativo e ricreativo.
Un’attività intensa, dunque, che pare trovare nella sintesi tra spirito “archeologico” e arte la propria cifra più peculiare. E infatti – tornando alle camminate del nostro Pino – le visite e i percorsi teatralizzati sono certamente ciò che meglio rispecchia la vocazione di NarteA. In giro per le zone più suggestive della città o nei siti di maggior valore storico e culturale, accompagnati da attori professionisti che inframmezzano alla visita vere e proprie pièce.
Abbiamo vissuto questa esperienza con Figli d’a Madonna, visita guidata teatralizzata nella Basilica SS Annunziata Maggiore realizzata in occasione del settecentenario del Complesso. Un’imponente struttura – realizzata nella forma attuale da Vanvitelli – situata in uno dei quartieri storici più popolari di Napoli: Pendino a Forcella. Ciò che l’ha resa celebre – oltre ovviamente al suo straordinario valore artistico – è il fatto che fosse luogo di accoglienza di neonati abbandonati. Gli infanti venivano introdotti nella famosa ruota e raccolti all’interno da balie. Qui poi crescevano , soli, privi di identità, senza nome – quanti “Esposito” provengono da lì –: i “figli della Madonna” o “figli d’a Nunziata”.
La visita guidata da Matteo Borriello racconta così la storia di un luogo che, allo stesso tempo, si fa scena della pièce scritta e diretta da Antimo Casertano e da lui interpretata insieme a Daniela Ioia e Antonio Agerola. La storia di un nuovo trovatello, uno dei tanti «gettati per povertà» – come riportava il cartiglio lasciato sul primo bambino giunto in Annunziata Maggiore – e destinati a essere figli di nessuno, «figl d’o peccato». Un bambino che scopriremo essere lo scultore Vincenzo Gemito, anche lui figlio della Madonna, la vita del quale fu, da ciò, irrimediabilmente segnata; uomo irruento, scontroso, artista insofferente alle costrizioni che, all’apice del successo, una crisi intellettuale costringerà a una segregazione di diciotto anni: “o’ scultore pazzo”.
La rudezza di quell’uomo – lo stesso Casertano – si intreccia con la dolce e accorata premura della balia Maria – di grande effetto la sortita cantata dalla navata centrale – e con la figura scanzonata di uno scugnizzo, anche lui trovatello, che perfettamente incarna l’inscindibile fusione tra comicità e tragicità tipica del teatro partenopeo.
Il testo scritto da Casertano, pur nella sua frammentarietà – data dalla necessità di creare parentesi teatrali da inserire durante la visita – restituisce con sincera intensità l’atmosfera di un’epoca, l’immagine della miseria che non dà scampo, lo spaesamento di chi, ignorando la propria origine, va avanti nella vita sempre con passo incerto, in bilico.
D’altro canto, le apparizioni dei tre permettono una visita inconsueta, potremmo dire in 4D. In una scena che più reale non si potrebbe, i gesti e la vocalità marcatamente teatrali – quella teatralità che è mimesi del reale, tipica della commedia napoletana – degli interpreti si caricano di verità storica, complici, anche, gli accurati costumi – in particolare modo la divisa della balia e il tipo abbigliamento da scugnizzo di strada indossato da Agerola.
I racconti della guida, così come i luoghi esplorati, prendono vita, la loro vita, quella che potremmo immaginare sia stata tale, almeno.
È proprio questo, dunque, ciò che delle iniziative di NarteA vorremmo evidenziare: la capacità di creare un meccanismo centripeto verso l’arte, la storia, la cultura, il teatro, e di farlo in modo concreto, materiale, intimo. L’impegno per realizzare occasioni per nulla consuete o scontate, di incontro vero con il territorio. Un incontro formativo ma anche “emotivo”, uno stare int’ e e viche di una città come Napoli, nella sua bellezza assoluta eppure complessa, per conoscerla, a fondo, e, a fondo, viverla.
FIGLI D’A MADONNA
regia e scrittura testi Antimo Casertano
con Antimo Casertano, Daniela Ioia, Antonio Agerola
produzione Teatro Insania
organizzazione e coordinamento: Associazione culturale NarteA
Basilica SS. Annunziata Maggiore – Napoli
27 ottobre 2018