ANTONIO CRETELLA | Nel giro di pochi giorni, il MIUR ha dato il suo consenso a due provvedimenti alquanto discutibili: in primo luogo ha emanato un decalogo contenente le regole per l’assegnazione dei compiti a casa. Delle norme che, in sostanza, fanno da preludio a un’abolizione totale dell’assegno per casa raccomandando tempi ridicoli per lo svolgimento individuale delle attività scolastiche da parte degli alunni, momento fondamentale per l’acquisizione di autonomia, metodo, senso di responsabilità, capacità di organizzazione e tante altre competenze trasversali o soft skills su cui punta la pedagogia odierna.
In secondo luogo, ha emanato una circolare con la quale impedisce alle scuole di proporre progetti extracurricolari che non abbiano l’assenso da parte dei genitori. Un provvedimento che sembra essere a uso e consumo di associazioni come Pro Vita o altre discutibili agenzie dottrinali che da anni lottano contro il pernicioso quanto inesistente Gender nelle scuole; una sorta di Baubau che invece di mangiare i bambini, li convince a diventare omosessuali. Anche questa decisione contraddice l’essenza stessa dell’educazione nonché i principi ispiratori della didattica adottati dal Ministero stesso: da un lato l’educazione come scienza, il docente come professionista aggiornato e competente; dall’altro il genitore che decide sulla studiabilità o meno di una disciplina, preludio forse alla possibilità delle mamme informate di sindacare sull’insegnamento di Dante o della geometria euclidea.
Nasce così l’antiscuola, monopolio di antivaccinisti, anticompitisti, antigenderisti con i libri vuoti, i quaderni intonsi e tante stupidaggini in testa.
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