LAURA BEVIONE | Michel de Montaigne fu pensatore anomalo: vissuto nella seconda metà del Cinquecento testimoniò il lento e inesorabile esaurirsi dell’ottimismo rinascimentale, soffocato dalla Controriforma e, d’altro canto, anticipò, forse inconsapevolmente, tanto l’affermarsi del metodo sperimentale quanto la sofferta riflessione sull’io – fragile e ognora oggetto di indagine e rimessa a punto – che caratterizzò il Barocco. Un uomo che condensò in sé inquietudini e speranze, dubbi e illusioni, che abitarono epoche anche lontane e idiosincratiche.
Un intellettuale che concentrò la propria riflessione – contenuta nei corposi e compositi tre volumi degli Essais – sul sé e, in primo luogo, su se stesso, indagandone i costanti “tentativi” di essere al mondo.
“Saggi”, “tentativi”, “sperimentazioni”: traduzioni possibili e pregnanti per il francese essais dalle quali è partito il coreografo Raphael Bianco – Compagnia Egribiancodanza – per creare il suo nuovo spettacolo che a Montaigne esplicitamente si ispira, traendone anche quel desiderio – necessario e inevitabile – di interrogare costantemente se stessi. Non a caso, questo lavoro è il primo capitolo di una trilogia – dispiegata in tre anni, fino al 2020 – intitolata Ergo sum: che cosa significa “io sono?” quanti e quali frammenti compongono e definiscono la mia sfaccettata e forse inattingibile individualità?
Domande e riflessioni complesse che si traducono nondimeno in una coreografia armoniosa, che mira a parafrasare in movimenti non tanto il contenuto quanto la struttura degli Essais – e d’altronde in Montaigne significato e significante concordano perfettamente. Così i tentativi dell’intellettuale francese di avvicinarsi all’essenza dell’uomo si concretizzano in scena in sipari rapidi e spezzati, in esplorazioni dello spazio, in messe alla prova della solidità delle relazioni con gli altri, in movimenti frammentati o ampli, in bui fitti e affascinanti riflessi ottenuti con superfici specchianti.
La coreografia – mirabili le performance dei sette ballerini – interagisce altresì con la struttura scenografica, semplice ma efficace e duttile: tre parallelepipedi montati su ruote e dunque facilmente movibili nello spazio così da formare costruzioni ognora diverse. Strutture flessibili dotate ciascuna di sei aperture che consentono passaggi di corpi ma anche proiezioni e suggestivi effetti di luce. Una scenografia che ora cela ora rivela i corpi degli interpreti; ne incornicia alcuni quali ombre, fantasmi che osservano la propria stessa esistenza.
Anche questi sono tentativi di essere al mondo: scegliere di stare in proscenio, sotto la luce del riflettore oppure nelle retrovie o, addirittura, dietro le quinte? Il palcoscenico diviene ancora una volta metafora del mondo e le “sperimentazioni” compiute dai danzatori altrettanti esperimenti di vita.
“Saggi”, ossia prove di esistenza in quanto artisti ma pure tentativi di spingere sempre un po’ più in là i limiti della danza, testandone la capacità di tradurre nel proprio peculiare e non corrotto linguaggio concetti filosofici complessi: segni parafrasati in altri segni, e tuttavia non meno pregnanti né meno esaurienti. Un esperimento, quello compiuto da Raphael Bianco e dai suo danzatori, messo in atto con umile e curioso pragmatismo e dunque pienamente riuscito.
ESSAIS – d’après Montaigne. Sperimentazioni coreografiche
ideazione e coreografia Raphael Bianco
assistente alla coreografia Elena Rolla
maître de ballet Vincenzo Galano
scenografia Massimo Voghera
realizzazione scenografia Renato Ostorero
costumi Melissa Boltri
luci Enzo Galia
musiche Meredith Monk, Alessandro Cortini, Rafael Anton Irisarri, Mika Vainio, Senking
interpreti Elisa Bertoli, Vincenzo Criniti, Vanessa Franke (anche voce fuori campo), Cristian Magurano, Lara Di Nallo, Paolo Piancastelli, Alessandro Romano
produzione Fondazione Egri per la Danza, in collaborazione con Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani, Alliance Française – Torino
Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, Torino
1 dicembre 2018