RENZO FRANCABANDERA | Alla fine potrebbe essere uno dei progetti culturali europei su larga scala di più lunga durata. Attivo da dicembre 2014.
Be SpectACTive! è un progetto di cooperazione europea – cofinanziato dal programma Creative Europe della Commissione Europea – che opera nell’ambito delle performing arts, attraverso produzioni artistiche e pratiche partecipative finalizzate al coinvolgimento degli spettatori nei processi creativi. Sono stati fra i primi a raccogliere la sfida dell’Audience developement, diventata poi un po’ parola d’ordine tormentone delle politiche di inclusione dello spettatore in questi anni. Protagonisti del progetto sono infatti gli “active spectators” ovvero gli spettatori attivi coinvolti nella “participatory programming” (programmazione partecipata) e in altre attività centrate sulla relazione tra artisti, spettatori e organizzatori: un’idea di partecipazione nata in Italia, a Sansepolcro, con il gruppo di “Visionari” che ogni anno seleziona 9 spettacoli da inserire nel cartellone del Kilowatt Festival.
In quattro anni, Be SpectACTive ha promosso la scelta da parte degli spettatori attivi di 108 spettacoli da inserire nelle programmazioni artistiche, la produzione di 21 nuovi spettacoli attraverso 54 periodi di residenza creativa (in ognuno dei quali gli artisti hanno interagito con le comunità locali), 5 conferenze internazionali, 4 edizioni dello European Spectators Day – evento che ogni anno connette le comunità locali di spettatori attraverso facebook. Le pratiche implementate negli anni sono state studiate e monitorate da un team di ricerca composto da professionisti di importanti istituti membri del progetto che hanno pubblicato due libri in merito. Infine, il progetto è stato raccontato in un documentario presentato allo York Theatre Royal lo scorso ottobre.
Grazie al rinnovato finanziamento dell’Unione Europea, il nuovo progetto prosegue la sua azione in continuità a partire dal 1 dicembre 2018.
Tante le novità della nuova progettualità, prima fra tutte la partnership, allargata, rispetto alla prima edizione, dagli attuali 12 a 19 partners, situati in 18 città e in 15 diversi Stati europei (precedentemente gli Stati erano 8). Confermano la propria adesione a Be SpectACTive l’Associazione CapoTrave/Kilowatt (IT) quale capofila del progetto, Bakelit Multi Art Center (HU), Domino (HR), Teatrul National Radu Stanca Sibiu (RO), Tanec Praha (CZ) e i 4 istituti di ricerca ovvero, Fondazione Fitzcarraldo (IT), Università di Barcellona (ES), Università di Montpellier (FR), il CNRS (FR).
Si sentono già invece gli effetti della Brexit: non parteciperanno alla nuova edizione del progetto i partners inglesi, mentre tra i nuovi partners figurano il Dublin Theatre Festival (IE), il Gothenburg Dance and Theatre Festival (SE), l’International Theatre Festival Divadelná Nitra (SK), l’Arts Centre Buda di Kortrijk (BE), brut di Wien (AT), Institution Student Cultural Centre of Novi Sad (RS), Plesni Teater di Ljubljana (SI), CdAT – Café de las Artes Teatro di Santander (ES), Artemrede (PT), Occitanie en scène (FR).
I nuovi partners adotteranno le buone pratiche sviluppate nella prima edizione attraverso la costituzione di gruppi di spettatori attivi e la partecipazione alle attività di progetto. La partnership allargata prevede anche un sistema di partners associati, sul modello già sperimentato de L’Italia dei Visionari, con l’obiettivo di promuovere la diffusione su scala nazionale delle pratiche di audience engagement.
Si confermano curatori e project managers del progetto Giuliana Ciancio, manager della cultura e ricercatrice, e Luca Ricci, direttore artistico del Kilowatt Festival, che è possibile ascoltare in una breve dichiarazione nel filmato seguente.
Dopo il convegno tenutosi a Torino lo scorso 5 dicembre e che ha di fatto aperto questo nuovo quadriennio, ci si concentra sulle azioni del nuovo progetto, e in particolare sull’attuazione di strategie di “capacity building”, volte alla valorizzazione delle competenze interne all’organizzazione e alla realizzazione di un Peer Learning Network, basato sullo scambio di pratiche, conoscenze, abilità tra i partners.
Si tratta di un approccio cooperativistico che fa tesoro dell’insegnamento di Reg Revans, padre dell’Action Learning, che teorizzò l’apprendimento attraverso l’azione, l’esperienza e lo scambio tra pari/colleghi (learning by doing, learning through experience, peer to peer exchange). Sulla scia di questo presupposto metodologico, Be SpectACTive prevede la nascita di una nuova figura professionale all’interno del network, il Community Manager, che avrà il compito di facilitare le relazioni tra l’organizzazione di riferimento, il gruppo di spettatori attivi, gli artisti e la comunità locale. Sarà una sorta di creatore di comunità, un mediatore con l’obiettivo di rendere più efficienti ed efficaci le pratiche di audience engagement attivate. Ogni partner artistico avrà il suo community manager che parteciperà ad un programma comune di formazione all’interno del network; il lavoro dei community managers sarà seguito con attenzione da tutti i partners in una logica di collaborazione e supporto reciproco.
Un’altra fondamentale progettualità concerne le attività di programmazione artistica partecipata, tratto distintivo di Be SpectACTive che in questa seconda edizione porterà l’esperienza della partecipazione attiva su vari livelli. Saranno attività di co-programming, co-managing, co-commissioning attraverso le quali si sperimenterà anche a livello organizzativo/gestionale, fino al punto da coinvolgere 8 comunità locali nella commissione di opere artistiche (European Art Commissioners).
Gli spettacoli scelti dagli spettatori attivi dei soggetti partners saranno 222 ai quali si aggiungono gli spettacoli scelti dai gruppi che verranno creati dai partners associati nelle differenti reti nazionali. 15 le nuove produzioni di teatro/danza, una per partner artistico, suddivise in produzioni di piccola, media e larga scala, in base al numero di attori e tecnici coinvolti e all’investimento economico che oscilla da €10.500,00 (piccola scala) a €21.500,00 euro (larga scala) per spettacolo, oltre a 4 periodi di residenza in altrettante città europee, di 11 giorni l’uno, spesati per viaggi, alloggio e pasti.
Grande novità della nuova edizione è l’introduzione di un meccanismo di circuitazione che permetterà a tutti i partners di investire ulteriori risorse nell’acquisto di repliche dei 15 spettacoli coprodotti dalla rete.
Una grande sfida che deve fare i conti anche sulle criticità legate agli approcci decisionali inversi, come sottolineato anche da Maddalena Giovannelli in chiusura del convegno torinese. Che centralità è possibile dare allo spettatore nel processo decisionale sul linguaggio dell’arte? In che modo in questi prossimi anni gli spettatori possono davvero farsi parte attiva di un processo di cambiamento della logica culturale? Ovviamente questo progetto deve far tesoro non solo di quello in cui è riuscito e riuscirà, ma anche e soprattutto di quello in cui ha fallito o potrà fallire, che a conti fatti potrebbe essere il vero grande risultato di questo lavoro. Capire infatti cosa non funziona delle politiche di inclusione e di apertura ai nuovi linguaggi è probabilmente il cuore dei nuovi processi decisionali strategici in una società, come quella europea e italiana in particolare, che sta conoscendo, peraltro, un grande ritorno dell’analfabetismo funzionale.
Come comunicare a tutti questi pubblici sempre più diversi e orientati a fruizioni spesso compulsive, seriali, comodi sul divano di casa o in metro mangiando la pizza correndo da un lavoro all’altro?
Come spingerli di nuovo al rito del teatro?