RENZO FRANCABANDERA | Isili è un comune italiano di 2.639 abitanti della provincia del Sud Sardegna. Situato nella regione storica del Sarcidano, che dista circa 71 chilometri a nord di Cagliari, 105 da Nuoro, 66 da Oristano e 162 da Sassari. Potremmo davvero dire il cuore dell’isola. È in questo piccolissimo borgo che sta prendendo il via Maria di Isili il nuovo progetto triennale di residenza artistica dell’associazione La Fabbrica Illuminata, sviluppatosi attorno alla pubblicazione dell’omonimo romanzo di Cristian Mannu, vincitore del Premio Calvino 2015, il più importante riconoscimento nazionale per le opere prime.
L’intero paese di Isili (2.659 abitanti) sarà – già lo è in realtà – al centro di conferenze, workshop, seminari, laboratori preparatori per uno spettacolo teatrale diretto da Marco Parodi che, accanto a attori professionisti, coinvolgerà gli stessi abitanti del paese. Lo spettacolo sarà allestito a conclusione del triennio grazie anche alla collaborazione con il regista cinematografico Enrico Pau e con l’attore Pino Micol.
Il progetto arriva dopo che l’associazione cagliaritana, diretta da Parodi, aveva lavorato negli anni scorsi ad altre residenze artistiche su opere significative della cultura sarda, a Sarroch per La Giustizia di Giuseppe Dessì e per Su Isclavamentu del Canonico Delogu Ibba, e su autori come Sergio Atzeni (presentato alla Biennale di Venezia), Giulio Angioni, Michelangelo Pira.
Il tutto, come detto, trae ispirazione dall’esordio straordinario di Cristian Mannu, per il quale l’autore adotta la forma del monologo, costruendo una polifonia socio-geografica. Il romanzo, ambientato nel piccolo centro di Isili, infatti, terra di ramai e di tessitori, si sposta e si sviluppa, in seguito, nella Cagliari del primo dopoguerra, raccontando le vicissitudini di una donna, Maria, capace di pagare un prezzo altissimo per essersi ribellata alle convenzioni sociali, in una Sardegna arcaica.
È una storia di Sardegna, a suo modo di tempi andati e presenti, raccontati dalla voce dei protagonisti, ognuno in un capitolo, come monologhi a tu per tu con il lettore. Partendo da Maria, ogni protagonista racconta la propria versione della medesima vicenda e il lettore ricostruisce, via via, le relazioni, i segreti e le verità, fino a concludere il cerchio con un’altra Maria, nipote della prima.
La struttura a monologhi del libro lo rende adatto alla versione teatrale, alternando le varie voci, spezzettando la trama in tanti segmenti autonomi, fino a ricomporre un mosaico unitario.
Ma Maria di Isili – come spiegato anche nel breve video documento fruibile su Facebook e disponibile in calce a questo articolo – intende dialogare anche con le due importanti tradizioni artigiane locali: la lavorazione dei manufatti in rame e la realizzazione di prodotti tessili, che esistono a Isili da centinaia di anni e interessano, la prima esclusivamente l’universo maschile, la seconda esclusivamente quello femminile.
Secondo alcuni, la lavorazione del rame, sopravvissuta nell’isola soltanto a Isili, avrebbe origine zingara o ebraica. A valorizzare l’ipotesi una traccia linguistica singolare, che avvicina questa comunità artigiana a quella dei camminanti Siciliani e dei calderai di Tramonti nel Friuli vicini proprio per il gergo locale. A partire dal 1500 in Italia iniziarono a giungere gruppi di etnia Rom, al nord via Venezia, provenienti da Corfù. Erano particolarmente abili nella lavorazione del rame e dei metalli. E tra loro parlavano una lingua che si è tramandata nei secoli giungendo fino a noi in alcune piccole comunità del territorio italiano. A Isili questa parlata è nota come S’Arbaresca o SaRomaniska e ancora viene usata dai pochi ramai in attività nel paese. E sono proprio loro e le donne dedite alla tessitura, i protagonisti di questa residenza d’artista che trasformerà il piccolo centro in un set teatrale e cinematografico.
L’aspetto peculiare del progetto consiste nella possibilità di stabilire un collegamento tematico con quella comunità. E anche se l’attività dei “ramai” col tempo si è quasi azzerata, rimangono in paese tracce di quell’artigianato sapiente, a partire da un Museo del Rame. Nell’economia agricolo-pastorale della Sardegna, per quella che è stata fino al secolo scorso, i manufatti in rame erano indispensabili per la lavorazione del formaggio e nella vita domestica e dovunque infatti i rivenditori isilesi li hanno diffusi nel corso dei secoli. Quasi tutte le case di Isili avevano un telaio e le ragazze, fin da piccole imparavano a tessere.
Entrambe le tradizioni artigiane hanno conservato inalterate le loro caratteristiche, attraverso la trasmissione familiare del mestiere e questo progetto vuole metterli al centro di una vicenda creativa di cui seguiremo il percorso.