LAURA BEVIONE | Due spettacoli in scena per due settimane – Müller Kabaret a Torino e  Vertigo Christmas Show nella vicina Grugliasco – e un prezioso partenariato, avviato da pochissime settimane, con la Piccola Scuola di Circo di Milano.
La torinese Fondazione Cirko Vertigo conferma la sua costante progettualità e la sua volontà di ridisegnare l’identità del circo contemporaneo, tanto da metterne in discussione la stessa definizione.
Ne abbiamo parlato con il suo direttore, il manager culturale, ma anche regista e drammaturgo, Paolo Stratta.

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Ph Andrea Macchia

LB: Da qualche anno Cirko Vertigo crea un appuntamento oramai imperdibile in occasione delle festività natalizie, Vertigo Christmas Show. Quest’anno, però, avete deciso di affiancare a quello spettacolo – che va in scena al Parco Le Serre di Grugliasco – un nuovo lavoro, Müller Kabaret, nello spazio torinese del Café Müller. Com’è nato questo nuovo progetto?
PS: L’appuntamento di Natale è diventato un vero e proprio blockbuster, imperdibile tanto che, nonostante la location non sia propriamente nel centro di Torino [il Parco Le Serre si trova appunto a Grugliasco, comune della prima cintura torinese n.d.r.], si segnala anche quest’anno la tendenza a un tutto esaurito che fa assomigliare Grugliasco a città importanti come Milano e Roma, dove la tenitura di uno spettacolo dello stesso tipo si può permettere gli stessi grandi numeri. Grugliasco, inoltre, ha sempre portato fortuna a tutti i nostri artisti ospiti – ogni anno abbiamo avuto delle caratterizzazioni con artisti invitati appositamente – e quasi sempre sono germogliati altri spettacoli di Natale con loro.
A Torino, di contro, abbiamo optato per un piccolo spazio. Un luogo che vuole essere al servizio di spettatori che non riescono comunque a staccarsi della città.
Si tratta di uno spettacolo che trae ispirazione dagli anni Quaranta, non solo perché il Café Müller – ex cinema Alexandra – è stato costruito in quegli anni, ma anche in quanto, da parte mia, c’è una grossa fascinazione da un lato per la cinematografia – sia quella dell’epoca sia quella, più recente, che rende omaggio agli anni Quaranta –, dall’altro, per la musica di quel periodo.
Il tutto risulta in sintonia con lo spazio che, prima di essere un cinema, era una sala da ballo e, dunque, in qualche modo esso stesso un cabaret. Ecco allora che abbiamo deciso di riportare su quel palco, che da poco abbiamo restituito alla città, una piccola orchestra dal vivo – la Bandakadabra – e numeri vari, in uno spirito che potesse essere rispettoso del luogo e allo stesso tempo intrigante per il pubblico.

LB: Come hai costruito la drammaturgia di Müller Kabaret?
PS: È una drammaturgia esile, semplice, al servizio dell’intrattenimento poiché di spettacolo d’intrattenimento stiamo parlando.
Vuole guidare il pubblico, che durante le vacanze non ha bisogno, tempo, piacere di farsi delle grosse domande, alla scoperta di personaggi molto ben delineati.
Popolano quindi questo lavoro figure che attingono all’immaginario degli anni Quaranta. C’è, per esempio, il personale di servizio: le due cameriere e la giovane venditrice di pop corn, che riescono ad avere un momento di gloria, spogliandosi degli abiti di servizio per diventare anche loro protagoniste seducendo – o facendosi sedurre – da un tenente dell’aviazione o un giovane marinaio in congedo.
Il tutto accompagnato dall’orchestra dal vivo che è parte essenziale di un cabaret.
A stemperare i momenti di pura esibizione circense, poi, ci sono i personaggi interpretati da Luisella Tamietto di volta in volta illuminati dal disegno luci che ho realizzato con Massimo Vesco. Lultimo è il suo personaggio di maggior successo, quello della sposa che aspetta invano l’arrivo del promesso sposo.
Le citazioni cinematografiche, invece, sono tratte da alcuni film di Woody Allen, in particolare Tutti dicono I love you e Radio Days.  La danza aerea al palo oscillante, per esempio, è una citazione della danza di Woody Allen e Goldie Hawn in Tutti dicono I love you; citazione di secondo livello, poiché già Woody Allen cita a sua volta Captain Spaulding, personaggio di Groucho Marx. Da Radio Days, ancora, ho tratto il brano di Carmen Miranda che chiude lo spettacolo in maniera più scanzonata.

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Ph Andrea Macchia

LB: Mi pare che in Müller Kabaret sia particolarmente evidente lo sforzo, che da qualche anno caratterizza i lavori di Cirko Vertigo, di contaminare il circo con altre drammaturgie: in quali direzioni si sta muovendo la vostra ricerca artistica?
PS: Almeno due direzioni diverse: la prima è quella della creazione di lavori di repertorio, che partono dal teatro-danza per arrivare al circo contemporaneo cercando di smontare questo ghetto dei generi; perché di spettacolo dal vivo vorremmo parlare, non di generi teatrali. Lavoro che è saldamente nella mani di Caterina Mochi Sismondi, condirettrice artistica di Café Müller, alla quale è affidato il lavoro di scrittura di opere compiute – Birds, Xstream, ecc. – che hanno l’intenzione di concorrere alla creazione di un repertorio di riferimento; così come esiste per il teatro, per certi versi per la danza con la partitura dei balletti, ovviamente per l’opera. Questo perché la costruzione di opere di riferimento porta sostanza e legittimazione a un’arte, senza le quali essa non potrebbe esistere.
Il secondo filone è più puramente di intrattenimento e a esso siamo impegnati a collaborare un po’ tutti noi professionisti della Fondazione Cirko Vertigo: in questo caso su Torino mi sono messo a disposizione in quanto direttore della Fondazione poiché, date, le situazioni articolate e complesse in cui si lavora, ho voluto prendermi una responsabilità in prima persona.

LB: Quale sarà il filo conduttore del Vertigo Christmas Show?
PS: Si tratta di uno spettacolo di puro svago che ha Luisella Tamietto come regista e che vuole comunicare la leggerezza del circo ma anche i valori che a questo sono agganciati. Dal punto di vista della drammaturgia il filo conduttore è il Natale: uno del passato, uno del presente e uno natale del futuro. La scrittura e la composizione dei numeri vengono dunque declinate attraverso questa lente d’ingrandimento, in maniera diacronica e trasversale, per vedere, investigare, riflettere su quello che può essere un momento di festa nel trascorrere del tempo.
La caratterizzazione dello spettacolo, poi, è legata alla magia e da qui l’invito a un grande illusionista come Paolo Carta che, da gennaio, sarà in Cina in maniera quasi permanente perché gli hanno costruito un teatro all’interno del quale esibirsi con le sue grandi illusioni.

LB: Come sono stati scelti gli artisti protagonisti dei due spettacoli natalizi di Cirko Vertigo?
PS: Il nostro progetto non è un puro lavoro di compagnia ma prevede un coinvolgimento a più livelli. Il nostro mandato è quello della trasmissione dei saperi e dei valori e, dunque, assistiamo a spettacoli nei quali sono messi insieme giovani artisti, allievi in formazione, artisti professionisti esterni, nostri ex allievi ormai professionisti conclamati.
Nel  Müller Kabaret, accanto a Luisella Tamietto, abbiamo alcuni dei nostri ex allievi migliori, come Rio Ballerani e Valentina Padellini, e giovani in formazione, che traggono anche beneficio dal dispositivo di passerella che permette loro lentamente di inserirsi nel mondo della professione.
Per quanto riguarda Grugliasco, quest’anno, avendo identificato nella magia il filo conduttore, abbiamo contatto, come già accennato, l’illusionista italiano che riteniamo più forte, ossia Paolo Carta, e abbiamo chiamato a raccolta alcuni dei nostri allievi migliori che, per l’occasione, sono tornati da tournée in Australia, dalla Francia e così via.

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Ph Andrea Macchia

LB: Il circo contemporaneo è stato finalmente riconosciuto a livello ministeriale ma quale credi sia l’idea che il pubblico ha di quest’arte? Pochi giorni fa il ministro della cultura ancora parlava dello sfruttamento degli animali nel circo contemporaneo…
PS: Il tema, per non dire il problema, sta proprio ancora nella parola ‘circo’.
Dovremmo fare lo sforzo – e la mia è quasi una provocazione – di trovare una parola ulteriore per definire quello che facciamo, perché, anche se lo chiamiamo circo contemporaneo, nella testa del pubblico quella parola rimane ancora contaminata dal vecchio, dal ricordo di uno spettacolo fatto con, appunto, numeri di animali. Questo è un problema.
La mia provocazione è di riuscire a trovare un’etichetta, un’identificazione nuova.  Lorenzo Sassoli, che è il direttore dei musei di Bologna e che ci ha coinvolto l’anno scorso nella sua assemblea, davanti ai membri di Upa – l’Unione Pubblicitari Associati, dunque i colossi della pubblicità in Italia – ci ha volutamente definiti “Accademia d’arte contemporanea Vertigo di Torino”. Questo la dice lunga sul fatto che ci sono ancora delle etichette, delle dinamiche da smontare. Certamente qualcosa sta succedendo e, al netto delle reinvenzioni di soggetti che si autodefiniscono in maniera diversa – quindi a parte quelli che facevano teatro di strada e adesso dicono di fare circo contemporaneo – c’è sicuramente un fenomeno, un movimento che sta trasformando qualcosa di classico e lo sta ridefinendo in una nuova forma che creerà anche, come nel nostro caso, una nuova tradizione.

 

MÜLLER KABARET        

scrittura e regia Paolo Stratta
costumi Carla Carucci
luci Massimo Vesco
rigging Rio Ballerani
musica dal vivo Bandakadabra
interpreti Luisella Tamietto, Davide Baldassarri, Valentina Padellini, Rio Ballerani, Justine Delolme, Daira Truillo, Fernanda Lobo Martins, Paolo Starinieri, Alessandra Piccoli, Sandra Tuffanelli, Sara Pocovaz

produzione Fondazione Cirko Vertigo, Associazione Qanat Arte e Spettacolo