LEONARDO DELFANTI | Il Teatro Nuovo di Verona è gremito per la seconda replica di Miss Marple, giochi di Prestigio, ospite della rassegna Divertiamoci a Teatro.
Per la prima volta in Italia va in scena la famosa detective, personaggio frutto del genio creativo di Agatha Christie, protagonista di numerosi suoi gialli.
In Giochi di Prestigio, pubblicato nel 1952 in Inghilterra e nel 1954 da Mondadori, la schietta Miss Marple, interpretata da Maria Amelia Monti, si allontana dal suo paese St. Mary Mead per andare a trovare l’amica, Caroline, pressata dalle richieste della sorella gemella, Ruth Van Rydock, che teme per la sua salute.
Giunta nella casa vittoriana di Stonygates, Miss Marple comprende subito che risentimenti e gelosie si insidiano in una famiglia che ha tutta l’aria di celebrare la nuova borghesia anglo-americana ma che in realtà è immagine del crollo di un’epoca e delle sue speranze.
La messa in scena di un romanzo, specialmente di un giallo, offre numerose opportunità di elaborazione, sia scenografica che registica.
L’operazione di adattamento teatrale a cura di Edoardo Erba, con la regia di Pierpaolo Sepe, crea un ambiente tanto evocativo, sia nell’uso delle luci che dei costumi, da far credere allo spettatore di trovarsi nel complesso di Stonygates sin dalle prime battute.
Due sono le difficoltà di un giallo come Giochi di Prestigio: la quantità di legami passionali e familiari che un lettore-spettatore deve interiorizzare per potersi immergere pienamente nella trama e la necessità di riassumere, nello spazio limitato di uno spettacolo, l’intreccio di un romanzo in cui le singole sfumature possono potenzialmente svelare anzitempo o travisarne la lettura.
La prima difficoltà viene ovviata dal regista presentando subito gli otto personaggi grazie a un articolato scambio di battute tra Miss Marple e la sua amica Ruth: mentre la scena si svolge sul proscenio ben illuminato, viene sfruttato tutto lo spazio retrostante del palco per creare un nesso diretto tra personaggio nominato nel testo e personaggio-attore chiamato in scena.
Questo escamotage registico è un supporto mnemonico fondamentale per lo spettatore che voglia seguire la trama nella sua interezza senza esserne appesantito.
Il secondo ostacolo è superato da un’acuta sinergia tra impianto scenografico e regia: sfruttando l’architettura vittoriana di Stonygates e quella del Teatro Stabile, Pier Paolo Sepe riesce a far scorrere la trama degli incontri tra Miss Marple e gli abitanti della casa, così come degli avvenimenti principali, al piano terra; nel frattempo, al primo piano, si svolgono le dinamiche più difficilmente rappresentabili quali intrighi passionali e occhiate furtive.
L’attenzione data allo studio delle battute e dei tempi scenici mostra sicuramente il debito che Sepe e attori hanno con la commedia dell’arte: nessuna azione risulta superflua, nessuna occhiata non calcolata così come nessuna inflessione è casuale, senza però – e in questo è la maestria – che queste ostacolino la comprensione.
Lo svolgersi dell’opera, quindi, pur avendo subito dei tagli, è mantenuto nel suo complesso originale, leggibile e limpido.
Un altro elemento di merito è la funzione catalizzante di Miss Marple: tutti i personaggi sentono, a un certo punto, la necessità di parlare con lei.
Sicuramente lo stile schietto e pettegolo di questa signora di campagna ispira fiducia ai tipi umani che abitano in un luogo remoto, cupo e pieno di mistero come la casa di Stonygates.
Tanto più che Miss Marple, avendo come metro di misura il suo paesino, grazie alla franchezza e all’attitudine conservatrice non si lascia impressionare né dal fascino dei giovani come Walter Hudd (Marco Celli), ex militare americano, Gina (Giulia De Luca), moglie di Walter, Alex (Sebastiano Bottari), il cui sogno è di scrivere un dramma che lo renda famoso; né da quello di un filantropo come il signor Lewis Serrocold (Roberto Citran), o di sua moglie Caroline, gemella di Ruth Van Rydock, entrambe interpretate da Sabrina Scuccimarra. Neppure personaggi più eccentrici quali Mildred (Laura Serena), convinta puritana ed Edgar (Stefano Guerrieri), giovane disturbato da manie di grandezza, possono intaccare il naturale interesse che Miss Marple nutre per i misteri, come quello dell’assassinio di Christian Gulbrandsen (di nuovo Sebastiano Bottari), collaboratore di Lewis Serrocold e portatore di un segreto, che tutti in famiglia temono possa essere il loro.
Quest’attitudine anticonformista viene abilmente sfruttata per dar vita a scene brillanti, umoristiche e piene di ritmo che non solo mantengono alta l’attenzione dello spettatore, fornendogli informazioni senza annoiarlo, ma ne catalizzano l’occhio, dandogli la sensazione di osservare da un microscopio l’articolato ecosistema di un’Inghilterra che non c’è più, un’Inghilterra ricca di dubbi e speranze.
Scenografia, ritmo musicale e delle battute guidano lo spettatore a osservare, riflettere e riempire di significato i vari segnali che l’impianto teatrale gli ha messo a disposizione.
La Miss Marple di Sepe ed Erba convince il tradizionale immaginario legato alla detective, senza risparmiare critiche al perbenismo sociale e regalandoci l’illusione di far parte anche noi di quel mondo semi-cristallizzato prossimo a svelarsi per quel è: un insieme di segreti impronunciabili.
MISS MARPLE, GIOCHI DI PRESTIGIO
di Agatha Christie
regia Pierpaolo Sepe
adattamento teatrale Edoardo Erba
con Maria Amelia Monti, Roberto Citran, Sabrina Scuccimarra, Sebastiano Bottari, Marco Celli, Giulia De Luca, Stefano Guerrieri, Laura Serena
scena Luigi Ferrigno
costumi Alessandro Lai
luci Cesare Accetta
musiche Francesco Forni
produzione Compagnia Gli Ipocriti Melina Balsamo