ANTONIO CRETELLA | Il 27 maggio 1679 il sovrano Carlo II d’Inghilterra approvò il cosiddetto Habeas Corpus Act, un documento formale che sanciva in modo inderogabile un diritto che già era stato formulato nella Magna Charta Libertatum imposta dai baroni inglesi al re Giovanni Senza Terra nel 1215 per tutelare se stessi dagli abusi di potere del sovrano. L’Habeas Corpus, letteralmente “che tu abbia il corpo”, è un diritto fondamentale della persona che garantisce l’incolumità fisica di chi per qualunque ragione finisca sotto la custodia dei tutori dell’ordine, rappresentanti dello Stato, i quali non possono agire arbitrariamente nei confronti dell’arrestato minandone l’integrità psicofisica attraverso atti di violenza non necessaria. L’importanza di tale principio fu tale da essere uno dei pilastri della Common Law britannica passato anche nelle altre Costituzioni occidentali, divenendo strumento per arginare il rischio di degenerazione della violenza controllata, esercitata dalle forze di polizia, in abuso e, come estrema conseguenza, in Stato di polizia nella sua peggiore incarnazione.
Facendo un rapido calcolo, dunque, e considerando anche le formulazioni precedenti all’atto di Carlo II, il principio dell’Habeas Corpus è riconosciuto da circa ottocento anni e oggi fa parte della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Qualche problemino nell’applicarlo lo abbiamo sempre avuto, e i vari Cucchi, Aldovrandi, ragazzi della Diaz lo sanno abbastanza bene. Ma d’altro canto, se muori durante un fermo della polizia, te la sei cercata. Colpa tua che non sai resistere da vero uomo. Volevi mica brioche e cappuccino?
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