LEONARDO DELFANTI | Quando pensiamo a Vicenza non possiamo non pensare al monumentale Teatro Olimpico, patrimonio UNESCO tra i molti della città. Vicenza è infatti una città che di teatro ne ha visto tanto e, ancora di più, per il teatro ha sofferto, come avvenne nel bombardamento alleato del 1944 che distrusse in un sol colpo i due principali teatri della città, l’Eretenio e il Verdi.
Dalle macerie di questi luoghi è nato il Teatro Comunale di Vicenza, che dal 2007 porta avanti un cartellone di eccellenza, volto a incontrare un pubblico sempre più vasto e attivo.
Di questa tradizione si fa portatore il festival Danza in Rete Festival| Vicenza-Schio, riconosciuto dal MiBAC come eccellenza nazionale e perciò riconfermato alla sua seconda edizione con un ulteriore sostegno economico della Camera di Commercio di Vicenza e della Fondazione Giuseppe Roi.
Il festival è pensato come spin-off della stagione coreutica della Fondazione TCVI, della quale cattura le cifre stilistiche: l’obiettivo dichiarato è quello di portare a un pubblico il più eterogeneo possibile grandi formazioni nazionali e internazionali assieme alle composizioni delle nuove generazioni di interpreti.
Per fare ciò, Danza in Rete Festival, che si svolge dal 15 febbraio al 20 aprile, ha creato una sezione apposita dedicata ai nuovi linguaggi della danza contemporanea, della sperimentazione e della ricerca: Danza in rete OFF, la cui programmazione, gestita da Alessandro Bevilacqua (Fondazione TCVI), andrà in scena in spazi sperimentali così come in quelli monumentali e storicamente deputati allo spettacolo dal 2 di marzo al 18 di aprile
La sezione OFF rielabora la visione del festival alla luce del tema del tempo inteso come il tempo della vita, dell’abbandono, della morte, della guerra tra i popoli e delle spinte identitarie. Il tempo che scandisce il ritmo della vita per far sì che la memoria collettiva sia contaminata dalle riflessioni sul senso dell’esistenza, dialetticamente espressa nello svolgersi della sintassi scaturita dall’incontro della danza e della scrittura.
Il gioco dichiarato è riflettere sulla presenza o l’assenza dei corpi nello spazio: corpo del performer e corpo dello spettatore.
L’accento è sulla commistione di linguaggi, dunque, allo scopo di indagare prepotentemente la coreografia come nel caso di Crossover (24 marzo, Teatro Spazio Bixio), di Manolo Perazzi dove la lingua della danza quella della musica live si impastano e di Iki (2 marzo, Spazio AB23) di Daria Menichetti, che narra lo stato di presenza oltre la vita, attraverso una poetica avvicinabile alla danza butoh.
Un festival attento anche alla commissione artistica: questo è il caso di Beast without beauty (8 marzo, Teatro Civico di Schio), di C&C Company, irriverente e caustico show di teatro-danza presentato in prima nazionale o, ancora, di Sarajevo – la strage dell’uomo tranquillo (12 marzo, Palazzo Chiericati) di Gennaro Lauro, definito dall’autore “un solo per non essere solo” e Giovane Notturno ep. 1 Solitudine | Alexis (5 aprile, Teatro Civico di Schio) di Arisitide Rontini, lavoro che si interroga sul futuro delle giovani generazioni.
Il tempo verrà anche indagato come momento di condivisione e riflessione, come tempo della formazione: grande attenzione sarà data, infatti, al campo dell’audience development, grazie alla scelta di corredare ogni spettacolo con un incontro luogo e tempo di dibattito tra artisti e pubblico.
Non solo, il pubblico sarà chiamato a partecipare al percorso Spettatori Danzanti, una call pubblica, senza limiti di età che prevede incontri, masterclass e la possibilità di restituire l’esperienza della visione sull’apposito blog.
Visione che in alcuni casi sarà volutamente ravvicinata, come per le rappresentazioni tenute al Civico di Schio e al Teatro Comunale di Vicenza, che prevederanno la compresenza di artisti e pubblico sul palcoscenico.
Sarà anche il tempo degli artisti riconosciuti e valorizzati nei più prestigiosi festival nazionali e internazionali: Francesca Foscarini, recentemente premiata dalla rivista Danza&Danza come coreografo emergente, porterà i suoi due lavori Animale (9 aprile, Teatro Comunale di Vicenza) e Oro. L’arte di resistere (18 aprile, Teatro Civico di Schio), e Stefano Questorio, premio speciale ad Aldes ai premi UBU 2018, sarà in scena con Album (29 marzo, Teatro Spazio Bixio); C&C Company ha recentemente ottenuto il Premio Prospettiva Danza mentre Gennaro Lauro, seppur al suo primo lavoro, è finalista del Premio Equilibrio.
Infine il tempo dei giovani autori nel mondo e nel territorio vicentino. Nella fattispecie saranno Munir Saeed, approdato al festival grazie alla collaborazione con Focus Young Mediterranean, Meaddle East and Asia Choreographers 2019, che porta in scena un’analisi dei significati nascosti dietro alle parole con From Alf to… between Lam and Mem (6 marzo, Teatro Olimpico) e il duo Giulia Menti e Francesca Bedin con Sub (22 marzo, Foyer Maggiore), studio sul senso della libertà in situazioni fisiche estreme.
Un festival che vuole muovere e produrre massa critica attraversando e lasciandosi intercettare da tutti i possibili pubblici, dando spazio alla produzione artistica il più eterogenea possibile, secondo le parole di una delle madri della danza contemporanea, Martha Graham: «la danza è scoperta perché è il linguaggio nascosto dell’anima».
DANZA IN RETE FESTIVAL
Vicenza – Schio
15 febbraio – 20 aprile 2019
Fondazione Teatro Comunale di Vicenza, Fondazione Teatro Civico di Schio
con il contributo di MiBAC – Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Camera di Commercio di Vicenza, Fondazione Giuseppe Roi