LAURA BEVIONE | La tormentata relazione fra F.S. Fitzgerald e sua moglie Zelda è stata spesso oggetto di analisi più o meno critiche e obiettive – il pettegolezzo sempre in agguato – ma ognora lontane dal comprendere a fondo la natura di quel legame.
Per avvicinarsi a capirlo può forse essere utile – e straordinariamente arricchente e stimolante – riscoprire il denso carteggio intercorso fra i due. Un’esplorazione che ci permettono di compiere Giorgia Cerruti e Davide Giglio, ossia la Piccola Compagnia della Magnolia. A partire dal 5 marzo, e per otto serate successive, i due attori proporranno al teatro Espace di Torino – realtà di cui sono compagnia stabile – Enfants Terribiles – Carteggi amorosi. Letture informali, seduti ai tavolini del bar, ma che richiedono disponibilità a immergersi in una realtà tutt’altro che ordinaria e accomodante.
Ne abbiamo parlato con Giorgia Cerruti, ideatrice e interprete del progetto.
Qualche anno fa portasti in scena un monologo, da te scritto e interpretato, dedicato proprio a Zelda. Da dove nasce il tuo interesse per questo personaggio?
Per me Zelda è una presenza eretica, che ha attraversato l’esistenza senza inseguire idoli, ma solo il proprio movimento interiore. E, come le streghe, il fuoco l’ha arsa viva, comodamente, mentre lei se ne stava a gambe conserte ad attenderlo sul letto dell’ospedale psichiatrico dove era ricoverata.
Leggere le sue lettere e i suoi pensieri – in quest’oggi impaurito e normalizzante – mi dà la sensazione di toccare un extraterrestre, capace di accogliere in sé ogni contraddizione: è gentile e mostruosa, innamorata e svergognata, anarchica e vicaria, icona di stile e sciatta psicopatica. Ogni volta che attraverso le sue parole, ricevo una carezza e ne esco fortificata.
Qual è, se esiste, il legame fra quello spettacolo e il ciclo di performance che proponete ora?
Enfants terribles è un ciclo di letture che tocca il lungo rapporto tra Zelda e Francis Scott Fitzgerald, disegnando la biografia emotiva di questa coppia bella e perduta. Naturalmente l’idea è figlia della lunga frequentazione che la Compagnia ha avuto con il personaggio di lei durante la creazione del monologo ZELDA / Vita e Morte di Zelda Fitzgerald. Ma il legame termina qui.
Quale sarà l’oggetto delle performance e come saranno strutturate? Lo spettatore è “obbligato” a seguire tutti gli otto appuntamenti o la fruizionepotrà essere rapsodica?
Durante la performance Davide Giglio e io leggiamo le lettere che i due si sono scambiati per oltre vent’anni durante la leggendaria età del jazz americana, quando lei era ricoverata per schizofrenia in manicomio e lui usciva senza sosta da una crisi di alcolismo all’altra.
Si tratta di un reading per voci e musica, attraversato da sonorità jazz ed elettroniche. Vuole essere un momento sottile, che evoca gli ambienti dei cafés littéraires: il pubblico disposto ai tavoli, nella sala del teatro Espace di Torino, può godersi un drink e immergersi nelle atmosfere di un amore struggente. La fruizione può assolutamente essere rapsodica e ogni performance è costituita da un gruppo di lettere.
Si tratta di otto incontri ma proprio ora, mentre scrivo, mi rendo conto che forse il progetto cambierà in itinere: potremmo indagare anche i carteggi amorosi di altri “enfants terribles”: Olga Knipper e Cechov, Rilke e Marina Cvetaeva…
Come definiresti il rapporto fra Zelda e Scott e in quali aspetti credi possa far riflettere ancora oggi?
È un rapporto malato e indispensabile, che trova il proprio personalissimo equilibrio in un disequilibrio. Le grandi condivisioni – di intelligenze, principi, sogni, utopie, gusti – sono rivoluzionarie, aristocratiche e anti-borghesi, perché, paradossalmente, ti ricordano nel continuo cercarsi che ognuno muore solo.
Sono un inno al bisogno di affetto.