ANTONIO CRETELLA | Mentre le Ferrovie di Stato intervengono a gamba tesa sulla questione femminile in Italia offrendo, per l’8 Marzo, una gelée al limone a tutte le viaggiatrici di prima classe – atto politico eversivo di enorme impatto sull’opinione pubblica – la Lega di Crotone, in occasione delle celebrazioni della Festa della Donna, ha iniziato a distribuire un evocativo volantino rosa con Alberto da Giussano contornato di mimose per ribadire, se ce ne fosse stato ancora bisogno, la posizione del partito a difesa della donna. Posizione che, in sostanza, si riassume nel punto quattro di sei che vengono citati nel piccolo prontuario del femminista sovranista, il quale sostiene che «l’assoluta autodeterminazione della donna suscita un sentimento rancoroso e di lotta verso l’uomo». Tralasciando tutta una serie di sproloqui su GPA (Gestazione Per Altri), omosessualità, migranti e gender che vengono fatti entrare a forza nel discorso attraverso un pastiche dadaista in cui gli autori si pregiano di utilizzare parole come “ignominioso” e “infungibile” – giusto per fugare sul nascere ogni accusa di ignoranza formale –, è abbastanza curioso che un movimento politico che fa dell’autodeterminazione dei popoli l’architrave della propria ideologia, veda il pericolo nell’autodeterminazione dei singoli, soprattutto se di sesso femminile o se rientrante nel vasto casellario giudiziario dei pervertiti o del pernicioso meticciato: per autodeterminarsi bisogna essere maschi, bianchi, eterosessuali, fertili e benestanti secondo il più classico quadro eteronormativo, razzista e classista. Tutto il resto è offesa alla dignità umana, come dire che la libertà è un’offesa alla dignità dello schiavo.
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