RENZO FRANCABANDERA | L’anno scorso si sono festeggiati i 25 anni da quando la Fondazione Sipario Toscana onlus – Centro di Produzione Teatrale è nata nel 1993 dal percorso creativo della Cooperativa Sipario a Cascina.
Lo scopo di questo luogo, che ha contribuito a momenti cruciali della storia del teatro in Toscana e in Italia, risiede nel fare arte, educare, formare/formarsi in rapporto al nuovo mondo in divenire, rivendicare l’indipendenza della creatività, anche attraverso la produzione di opere e progetti di teatro contemporaneo e di teatro ragazzi. La Fondazione Sipario Toscana è stata poi di recente riconosciuta come Centro di Produzione e da alcuni mesi sono arrivati, alla presidenza della Fondazione Antonia Ammirati e a curare la direzione artistica Luca Marengo, figura assai attiva nell’ultimo decennio nella teatralità indipendente italiana.
Proprio a lui abbiamo rivolto alcune domande sul nuovo corso de La Città del Teatro ma anche sul sistema teatrale e sul ruolo di teatri e istituzioni come Fondazione Sipario Toscana.
Luca, Cascina è un teatro con una sua storia e un suo specifico molto chiaro nella vicenda teatrale Toscana e non solo. I cambiamenti normativi, le riorganizzazioni del sistema teatrale nazionale stanno modificando radicalmente la vita e il senso di queste realtà. Cosa può fare una direzione artistica in luoghi e situazioni come questa?
Credo che una direzione – artistica o organizzativa che sia – debba tenere conto prima di tutto delle specificità legate al contesto nel quale si muove e opera.
In questo caso per me, come direttore artistico, significa puntare innanzitutto sulla qualità, cercando di creare le migliori condizioni possibili per produzioni, residenze, ospitalità, formazione. Ci sono grandi potenzialità in situazioni come quella di Cascina, che vanno valorizzate. Potenzialità legate anche agli spazi, assolutamente modulari e in grado di accogliere progetti artistici molto diversi tra loro. È importante dare coerenza a tutti questi aspetti, un’organicità che trovo debba avere come minimo comune denominatore la qualità di ogni singolo progetto, tutelandone le specificità.
La Fondazione Sipario Toscana è stata riconosciuta come Centro di Produzione, questo è stato un passaggio importante rispetto alla sua storia e a precise funzioni, a mio avviso coerente con la natura e le attività de La Città del Teatro. Credo sia il “vestito” più adatto.
E la vostra poi, nello specifico, è un po’ una diarchia. Ci parli di come funziona l’organizzazione in modo preciso nella struttura?
Credo tu ti riferisca al rapporto presidenza/direzione artistica. Nello specifico, teniamo presente che il rapporto tra presidente e direttore artistico in un centro di produzione è quasi sempre molto stretto (talvolta le due figure sono ricoperte dalla stessa persona) e richiede una collaborazione quotidiana e una grande fiducia. Con Antonia Ammirati (presidente della Fondazione Sipario Toscana onlus) ci sono molti punti in comune.
Il presidente ha una grande esperienza teatrale, questo credo sia stato un punto di forza, soprattutto considerando che sono arrivato a Cascina a luglio 2018 e dunque ci siamo messi subito al lavoro per dare forma alla stagione 2018/2019. Se non ci fosse stata totale fiducia e grande stima, avrei incontrato molte difficoltà nel disegnare prospettive produttive e i diversi cartelloni, insieme alle attività di residenza.
Questo ci ha permesso di programmare subito, a settembre, il Festival La città dei bambini per bambini da 0 a 6 anni, con spettacoli di livello internazionale (cito, per esempio, Riserva Canini con Little Bang) e molte attività formative. Si è trattato di una fondamentale esperienza di apertura al territorio, migliaia di bambini e adulti hanno potuto visitare – attraverso una drammaturgia scritta ad hoc e una attore-performer-guida – anche spazi solitamente non accessibili al pubblico.
Con il presidente siamo costantemente in contatto e ci vediamo quasi ogni giorno, credo questo rappresenti un valore aggiunto dal punto di vista artistico e organizzativo, aspetti che ritengo strettamente legati e inscindibili. Anche se a Cascina mi è stata affidata la direzione artistica, e di questo mi occupo, credo sia necessario tenere sempre conto degli aspetti che riguardano l’organizzazione teatrale, ponendoli in relazione alle attività programmate.
Tu hai seguito negli anni diverse compagnie del teatro indipendente, da Davide Enia a Teatro Minimo. Che tipo di esperienza ti è rimasta addosso e in parte ancora continua rispetto al sostegno per questo tipo di produzioni? Qual è il futuro di queste produzioni?
Credo la mia esperienza mi abbia molto aiutato anche nell’accettare la proposta arrivata dalla Fondazione Sipario Toscana. Sono convinto che un Centro di Produzione debba sostenere, tutelare, far crescere compagnie e realtà come quelle che citi. Significa dedicare spazi, tempo, risorse, contaminare le reciproche esperienze con l’obiettivo di una crescita condivisa, cercando di creare una prospettiva comune che valorizzi le diversità fisiologiche tra una realtà stabile, come un Centro di produzione, e un artista o compagnia.
A Cascina coproduciamo e coprodurremo Factory Compagnia Transadriatica (Tonio De Nitto), una delle realtà più interessanti del teatro per le nuove generazioni, riconosciuta a livello internazionale. Produrremo Teatrodilina, a mio avviso una delle compagnie più talentuose oggi: Francesco Lagi autore e regista, Francesco Colella, Anna Bellato, Leonardo Maddalena, Silvia D’Amico. Abbiamo coprodotto con il Theatre du Phare di Parigi L’uomo di ferro dai fratelli Grimm, con la regia di Olivier Letellier, Premio Molière in Francia per il teatro dedicato alle nuove generazioni.
Tengo molto a sottolineare come spero che La Città del Teatro possa rappresentare per tutti loro una casa e, insieme, una prospettiva di crescita, artistica e professionale in generale. In questi casi credo la mia specifica esperienza abbia potuto rappresentare un collante tra “l’alfabeto” delle compagnie/artisti e quello di un Centro di Produzione.
È molto stimolante riuscire a creare dei punti di contatto e pianificare in modo naturale e spontaneo delle prospettive di medio-lungo termine, cercando di coordinarsi al meglio senza snaturare la storia e l’attività di nessuno, rendendole complementari.
Premesso che non è facile per i giovani diventare responsabili di strutture teatrali grandi o piccole che siano, secondo te quale tipo di riequilibrio serve a livello nazionale al di là delle risorse? In che modo il sistema teatro dovrebbe essere riformato?
Premessa necessaria: se con “giovani” ti riferisci a me, personalmente a 40 anni non credo di essere (più) giovane, credo di essere un professionista con ormai 20 anni di esperienza. Sono “relativamente giovane”, se confrontiamo le età anagrafiche dei direttori di teatri in Italia. Non credo però l’età rappresenti, di per sé, un vantaggio o uno svantaggio, un punto negativo o positivo in assoluto, se non viene fatto un ragionamento più ampio e approfondito.
Per quanto riguarda l’opportunità che mi è stata data, devo ringraziare molto per la fiducia che mi è stata concessa, e recentemente rinnovata. Credo sia necessario offrire opportunità, “accesso” in generale, e valorizzare le molte e valide professionalità che esistono nel nostro panorama teatrale.
Tornando a scrivere della situazione teatrale dal punto di vista normativo, tengo molto a specificare alcune caratteristiche legate all’attività dei Centri di Produzione, come la Fondazione Sipario Toscana onlus – La Città del Teatro. Si tratta di un settore di attività nevralgico per il sistema teatrale italiano, perché coinvolge, con pari peso e dignità, tutti gli aspetti dell’attività teatrale: la produzione, la distribuzione, l’esercizio (ospitalità). Riuscire a coordinare le attività di un Centro è molto affascinante, uno stimolo continuo, una missione non semplice. I Centri di Produzione svolgono un lavoro fondamentale sul territorio, verso il quale devono sempre essere in continuo e necessario “ascolto”. Credo siano chiamati a svolgere dei compiti complessi quanto profondamente necessari, credo facendo da “ingranaggio” molto importante all’interno della “macchina” della stabilità teatrale nel suo complesso.
Per concludere, ritengo che ogni riforma debba tenere conto dell’esistente, del reale, concretamente, attraverso l’ascolto e il coinvolgimento costruttivo, anche nell’ottica di un cambiamento: significa pensare a un sistema virtuoso che riconosca le molte specificità del sistema teatrale.
Tornando a Cascina, che realtà hai trovato e che realtà state pensando per il futuro? Che sfida è, che obiettivi hai e come pensi di raggiungerli?
Arrivando a luglio, non ho avuto quello che solitamente viene definito “periodo di ambientamento”: mi sono reso conto della situazione iniziando a lavorare, dal primo giorno in cui sono arrivato. Tutti i dipendenti, organizzativi, amministrativi e tecnici, sono a Cascina da molti anni e, per quanto ogni cambiamento possa sempre rappresentare un’incognita, ho percepito immediatamente un generale desiderio di collaborazione.
Ora abbiamo implementato l’organico, coprendo settori importanti come comunicazione e distribuzione. Per me è stato molto importante far capire che intendo la produzione intimamente legata alla distribuzione, non si tratta di due settori separati di attività, bensì di “vasi comunicanti”: per poter organizzare il “giro” di una produzione, bisogna essere coinvolti attivamente nel processo produttivo da subito. In questo mi ha reso più semplice il compito il fatto di avere lavorato in teatri e con compagnie, dal momento che, come dicevo prima, un Centro di Produzione abbraccia l’intero spettro dell’attività teatrale – produzione, distribuzione, esercizio –; tutte queste tre aree sono ugualmente importanti per un Centro e devono essere collegate da una progettualità coordinata. Cascina rappresenta per me un’opportunità stimolante, credo ci siano potenzialità, sia artistiche che organizzative, che sto cercando di valorizzare. Ma sono processi non immediati e che vanno seguiti passo dopo passo, senza forzare troppo.
Un tuo desiderio a breve, uno a medio e uno a lungo termine per te e per questa avventura?
Per me, a breve termine che arrivi in orario la coincidenza del treno e per questa avventura… che non sia solo un’avventura.