ELENA SCOLARI | Tradimento! Disonore! Ma che meraviglia questa smagliante storia di corna!
Sì sì sì, devo ammettere che mi sono seduta in poltrona al Teatro Elfo Puccini per La scuola delle mogli di Molière, regia di Arturo Cirillo, con aspettative un filo sonnolente, non per poco rispetto al genio della Comédie Française quanto per una certa avversione personale alle faccende di equivoci, che risvegliano in me la spinta bambinesca ad andare a spiegare agli attori come stanno davvero le cose.
E invece la serata è stata una sorpresa lucida, scintillante, squillante per ritmo, spirito, ottima recitazione di tutti. Un’autentica e rotonda soddisfazione.

Il testo di Molière è effettivamente tra i suoi più intelligenti e moderni, pensare che sia stata scritta nel 1662 dovrebbe togliere molta spocchia a tanta drammaturgia contemporanea che spesso non riesce nemmeno pallidamente a essere altrettanto sferzante, quanto ad attacchi alla morale di questa nostra epoca.
Una scelta raffinata anche la bellissima traduzione di Cesare Garboli, che sa rendere la magnifica sagacia di Molière con una lingua sofisticata, elegante e puntuta.

La trama della commedia vede il presuntuoso Arnolfo discutere con l’amico Crisaldo a proposito di vantaggi e svantaggi del matrimonio. Il primo vorrebbe sposare la giovane Agnese, piegandosi al vincolo delle nozze perché graniticamente certo che la donna mai lo potrà tradire, avendola educata per anni a questo scopo, tenendola nell’ignoranza tra tomboli, ricami e nessuna istruzione. Peccato che irromperà il baldo Orazio e i due si innamoreranno. Naturalmente Arnolfo finirà becco e l’amore sincero e libero trionferà.

Un puzzle a incastro dove tutti gli interpreti mettono la loro tessera perfettamente a posto: Arturo Cirillo è un superbo Arnolfo che passa dalla più vanesia e ottusa sicurezza alla sconsolata consapevolezza della sconfitta, nel suo completo damascato come una tappezzeria da salotto borghese; Valentina Picello è irresistibile nel suo abituccio laccato di rosa bambola, bravissima nel rendere la più spietata sincerità vestendola insieme di candore e astuzia; Rosario Giglio recita un Crisaldo “saputo”, saggio, disincantato.

E splendido è il suo elogio delle mogli che cornificano i mariti: rimangono così amorevoli e affezionate perché addolcite dalla leggera colpa invece della funesta onestà delle mogli fedeli che, a ogni piè sospinto, rinfacciano la propria virtù risultando insopportabili per rettitudine. Insuperabile.
Giacomo Visentini è un energico e atletico Orazio, prorompente per vitalità; Giglio è anche Alain, metà della coppia di servitori di Arnolfo/signor Del Ramo insieme alla furba, pigra Georgette, Marta Pizzagallo, ironica e pratica come tutte le servette.

Tutto l’ingranaggio gira intorno alla scenografia di Dario Gessati: un cubo/casa a due piani, proprio come quelle delle bambole di una volta, elemento girevole che ruota tra esterno e interno; spinto sempre da Arnolfo, finché è convinto di essere lui a muovere le pedine di un gioco che alla fine lo vedrà perdente. Illuminata dalle luci caramellate di Camilla Piccioni, la casa sarà lo spazio della trasformazione, Agnese imparerà la vita con la grazia invincibile che sottende alla giovinezza e salterà fuori dalle pareti di questa scatola con il balzo della naturalezza. Affrancandosi dalla “protezione” oscurantista del maschio.

La regia di Cirillo per questo allestimento de La scuola delle mogli fa esplodere l’arguzia del testo di Molière e la sostiene con toni divertiti e snelli, perfino il decoro coreografico di passi di danza che sottolineano i “numeri” di ogni personaggio contribuisce allo sfavillio di una messinscena senza alcuna sbavatura.
E così emerge l’opacità miserevole dei difetti umani (soprattutto maschili), da cui Molière nessuno assolve ma tutti perdona.

 

LA SCUOLA DELLE MOGLI
di Molière

traduzione di Cesare Garboli
regia Arturo Cirillo
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
musiche Francesco De Melis
luci Camilla Piccioni
con Arturo Cirillo, Valentina Picello, Rosario Giglio, Marta Pizzigallo, Giacomo Vigentini
produzione Marche Teatro, Teatro dell’Elfo, Teatro Stabile di Napoli

Teatro Elfo Puccini, Milano
6 marzo 2019

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