ANTONIO CRETELLA | Mesi fa, quando ancora i membri del futuro governo gialloverde non avevano mescolato i loro colori, vi fu da parte di costoro, oltre che da altri esponenti politici d’ogni risma, un moto generale d’indignazione per la vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto ad Amatrice raffigurante i morti come lasagne stratificate di corpi e macerie. La vignetta, che voleva criticare la gestione sconsiderata del territorio – che tra tangenti, permessi facili e condoni è un’alleata delle catastrofi naturali –, fu giudicata indelicata, di cattivo gusto, offensiva per le vittime, un attacco gratuito all’Italia.
A distanza di tempo, dopo un altro disastro come quello del Ponte Morandi, imputabile anch’esso a una gestione ordinaria delle infrastrutture che definire discutibile è un eufemismo, il Presidente del Consiglio Conte ha inaugurato un nuovo stabilimento Fincantieri dove verranno prodotte parti della nuova struttura con il taglio di una torta a forma ponte, per altro alquanto bruttina e stortignaccola. Sebbene essa rappresentasse il logo societario, l’idea di celebrare un’impresa la cui commessa principale è la ricostruzione di un ponte sotto cui vi sono stati morti e feriti, avrebbe dovuto quantomeno suggerire alla mente di qualcuno dei presenti un pur minimo sentimento di inopportunità per le implicazioni simboliche che quel dolce si portava dietro, risultando, questo sì, indelicato, di cattivo gusto, offensivo per le vittime. Viene a questo punto da chiedersi se Di Maio vorrà festeggiare il Reddito di Cittadinanza con una torta a forma di modello ISEE o Salvini voglia celebrare la chiusura dei porti affondando il coltello in un barcone di pan di spagna con immigrati di cioccolato dopo averlo postato su Instagram con un buongiornissimo ai suoi devoti elettori.
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